Tante varietà bellissime e durature per decorare le nostre case durante le feste e non solo

Ogni anno, in questo periodo, c’è un re, l’abete, e una regina, la stella di Natale. E si stimano ben 12 milioni di abeti e altrettanti milioni di stelle di Natale in giro per l’Italia. Però ci sono anche tanti principi e principessine che non hanno avuto la fortuna di avere così grande fama, piante che costano anche meno e sono più durature. Ecco quelle che vi consiglio.
Il sacro agrifoglio
È una pianta magica, benaugurante. Già ai tempi dei romani era considerata sacra agli dei. Ha queste bacche che simboleggiano la nascita, circondate da foglie dentellate e pungenti che allontanano il male: il rosso della vita nuova viene protetto dagli aculei. È tipico delle Feste, ne basta un rametto spezzato, una corona dietro la porta o tre rami vicini a creare un ventaglietto per fare un centrotavola. È una pianta da esterno, per una decina di giorni durante le Feste si può tenere anche dentro casa, ma di base sta bene all’aperto. In primavera fiorisce a grappolo: tanti boccioli sembrano proprio un grappolo d’uva. Il frutto, invece, si forma a settembre, dapprima verde e poi rosso fino alla successiva fioritura. Il nome latino è “ilex aquifolium”, è una pianta rustica, spontanea, non teme il freddo, resta sempreverde, non si ammala, si trova in tutta Europa e anche in Asia e Nordafrica. Non ha bisogno di potature, cresce come cespuglio e può arrivare fino a dieci metri d’altezza. Le bacche sono molto belle, ma tossiche e velenose per l’uomo. Il legno di questa pianta è molto duro e per questo apprezzato dagli ebanisti. Con i fiori bianchi che sbocciano in primavera si ottiene una profumata essenza. Dalle sue radici si ricava una tisana diuretica e depurativa, utile per i dolori articolari, la circolazione e l’ansia. Le foglie invece agiscono sul fegato: un infuso elimina scorie e batteri.
Il pungitopo è un portafortuna
Gli antichi romani lo utilizzavano come talismano, credevano che piantandolo vicino a casa scacciasse i malefici. È molto amato dai contadini perché allontana i topi: con i rami e le foglie può essere fatta una recinzione attorno alle derrate agricole o alimentari. Il nome scientifico è “ruscus aculeatus”, è una pianta tipica del Mediterraneo, ma cresce anche in Europa centrale, si trova in altitudine. I suoi rami una volta tagliati restano verdi per molto tempo. Attenzione, perché in molte regioni è diventata una specie protetta e prima di raccoglierne i rami bisogna accertarsi che non sia proibito. Le spine e gli aculei si trovano sulla parte alta delle foglie. A differenza dell’agrifoglio il pungitopo fa una sola bacca grossa al centro della foglia. Ha proprietà curative importanti: le gocce di ruscus sono un potente vasocostrittore naturale, utile quindi per capillari fragili ed emorroidi. Con le foglie lavate e tagliate a pezzettini si possono fare dei decotti che hanno un’azione diuretica e sedativa, antinfiammatoria delle vie urinarie, utile quindi in caso di cistite, calcoli e gotta: già Plinio il Vecchio scriveva che unito al vino caldo veniva impiegato per le infezione renali. Una leggenda antica narra che giunto l’inverno tutti gli uccellini del bosco partirono verso le regioni calde, solo un piccolo uccellino rimase nel nido dentro a un cespuglio di pungitopo per attendere la nascita di Gesù; stremato dalla fame, la notte di Natale pregò affinché il vento non sfrondasse la pianta e il nido restasse al riparo. Gesù lo accontentò e per distinguerlo dagli altri alberi vi depose delle bacche rosse. Da allora la pianta conserva verdi le sue foglie anche d’inverno.
Le “lanterne” della bella eugenia
L’eugenia fa dei frutti rossi bellissimi che ricordano le lanterne cinesi, grandi come una mano socchiusa; ha bisogno di terreno sempre fresco ma mai inzuppato, con un sottovaso con argilla espansa. È una pianta rustica, che raramente si ammala, si trova come arbusto, cespuglio e albero. Può stare in balcone parzialmente all’ombra e a novembre si porta dentro casa. Nasce spontanea in Africa, America, Asia e Australia ed è un sempreverde, ossia non perde le foglie. Appartiene alla famiglia del mirto, il suo nome è “Eugenia myrtifolia”. È utilizzata anche per l’alimentazione, a Natale e Capodanno se ne può mangiare il frutto che ha un seme all’interno: ha un sapore dolce, ricorda il miele di acacia e ha proprietà antiossidanti. Ma non solo: può essere usato nella preparazione di dolci, per biscotti e torte. Le foglie e le bacche si possono anche essiccare e conservare in un barattolo da utilizzare poi in decotti e tisane per le infiammazioni del cavo orale o per abbassare la pressione arteriosa.
L’elleboro o rosa di Natale
Questa pianta fiorisce tutto l’inverno fino alla primavera e per questo viene chiamata rosa di Natale. Ma mentre la rosa che tutti conosciamo appartiene alle “rosacee”, l’elleboro fa parte delle “ranuncolacee”, e già il nome rimanda al ranocchio che vive negli stagni e in ambienti umidi. Dura tantissimi anni, ma ha sempre bisogno di ombra e umidità, anche all’aperto deve evitare il nemico sole. Si trova spontanea sulle Alpi e sull’Appennino. I fiori sono di vari colori: bianchi, rossi, rosa e verdi; gli ibridatori hanno poi creato ulteriori varietà e sfumature sorprendenti. L’elleboro bianco simboleggia la Vergine Maria e viene di solito regalato per una proposta di fidanzamento o di matrimonio, quello con i fiori verdi ha la particolarità di non attirare gli insetti. Narra la leggenda che un pastore piangeva non sapendo cosa portare in dono a Gesù Bambino, quando gli apparve un angelo che trasformò le sue lacrime cadute sulla neve in bellissimi fiori: era proprio l’elleboro.