Maria De Filippi, vent’anni di tv: il 26 settembre 1992 la sua prima puntata di Amici

Era il 26 settembre 1992, un sabato pomeriggio in apparenza come tanti. In realtà da quel giorno la tv italiana non sarebbe stata più la stessa. Nessuno lo sapeva e nemmeno poteva immaginarlo, ma quella timida trentenne così a disagio davanti alle telecamere cominciò, in quei primi 120 minuti, a disegnare il futuro della nostra televisione...

26 Settembre 2012 alle 00:39

Chissà come sarebbe diverso il panorama televisivo di oggi se vent’anni fa Maria De Filippi non avesse accettato di condurre «Amici», il talk show per ragazzi da lei ideato con Alberto Silvestri. Era il 26 settembre 1992, un sabato pomeriggio in apparenza come tanti. In realtà da quel giorno la tv italiana non sarebbe stata più la stessa. Nessuno lo sapeva e nemmeno poteva immaginarlo, ma quella timida trentenne così a disagio davanti alle telecamere cominciò, in quei primi 120 minuti, a disegnare il futuro della nostra televisione. Per l’occasione abbiamo deciso di ripercorrere questi vent’anni sottolineando tutti i tratti distintivi del suo inimitabile modo di fare tv.

Abbasso le regole

Come tutti i grandi innovatori della storia, Maria ha seguito la sua visione senza preoccuparsi di rispettare tutte quelle regole che erano state stabilite da altri prima di lei. Il suo stile di conduzione dice tutto: nei suoi programmi la «liturgia» del bravo presentatore è ridotta all’osso, si parte con un asciutto saluto al pubblico e si entra subito nel vivo. Lo stesso vale per i saluti finali, che arrivano quasi sempre all’improvviso e, nella puntata del sabato di «Amici», quando il programma non è ancora terminato. In questi casi si congeda dicendo: «Non abbiamo più tempo, ma noi continuiamo. Vedrete tutto nel daytime di lunedì». Maria presenta da seduta («Uomini e donne»), in piedi e spesso, come in «C’è posta per te», camminando nello studio. E non usa il «gobbo» perché sa sempre che cosa deve dire (le sue lunghissime presentazioni dei casi di «C’è posta per te» sono lì a dimostrarlo) e che cosa deve fare. Per orientarsi nella scaletta del programma le basta solo un cenno dei fedelissimi autori/produttori presenti in studio dietro le telecamere. In tutto questo Maria è ancora un esemplare unico: nessuno in vent’anni ha mai cercato di imitarne lo stile.

Una di noi

Che siano le liceali innamorate di Marco Carta o le casalinghe invaghite dei tronisti di turno oppure le famiglie che il sabato sera si appassionano alle storie di «C’è posta per te», tutti quelli che seguono i programmi della De Filippi vedono in lei una di loro, un’amica che osserva e ascolta senza giudicare, cercando sempre di capire le ragioni di tutte le parti in causa. Di una così ci si fida sempre, e per questo la sua presenza è una garanzia di successo in ogni programma, anche quando vi compare solo come giudice («Italia’s got talent») o come ospite (Sanremo 2009). Lei questo lo sa bene, se non altro perché ogni volta che ha provato a lanciare un programma da dietro le quinte, senza comparire in video («Il ballo delle debuttanti», «Saranno famosi», decollato solo dopo che Maria prese il posto del conduttore originario Daniele Bossari), la risposta del pubblico è sempre stata tiepida. Un legame così stretto tra un personaggio tv e i suoi telespettatori ricorda quello che l’americana Oprah Winfrey ha saputo instaurare con i fan arrivando a creare un impero multimediale fatto di canali televisivi, riviste e libri. Il mensile «O» (in copertina c’è immancabilmente la Winfrey) vende negli Usa due milioni e mezzo di copie. Chissà che cosa aspetta la De Filippi a lanciarne in edicola uno simile (potrebbe chiamarlo «M»): secondo noi il successo sarebbe assicurato.

La tv che non c’era

Quando Enzo Tortora lanciò «Portobello» (era il 1977) gli italiani conobbero un nuovo modo di fare tv. Per la prima volta i protagonisti erano esclusivamente le storie, i sentimenti (e le invenzioni) della gente comune. Il merito storico di Tortora fu quello di portare al successo un programma che non c’era e al quale nessuno aveva mai pensato prima. Quindici anni dopo la De Filippi fece la stessa cosa ideando «Amici», un talk riservato ad adolescenti e ventenni, al loro rapporto con i coetanei e i genitori. Una felice intuizione che dal 1992 Maria non ha mai smesso di declinare, aggiornandola per le nuove generazioni: una parte dei giovanissimi fan di «Amici» del 2012 è letteralmente figlia dei ragazzi che seguivano quelle prime edizioni.

C’è tutto un mondo intorno

Ma forse la più grande forza della De Filippi sta nella sua capacità di adattarsi all’evoluzione del pubblico televisivo. Oggi «Amici» è un programma completamente diverso non solo da quello che debuttò nella primavera del 1992, condotto da Lella Costa, ma anche da «Saranno famosi» del 2000. E ormai «Uomini e donne» ha in comune con l’originale solo qualche opinionista seduta tra il pubblico. Perché Maria ha sempre capito quando era il momento di cambiare, facendo tesoro non solo dei dati Auditel ma anche dell’analisi di ciò che funziona all’estero (vedi «Italia’s got talent»). E non si è mai fatta guidare dal complesso di superiorità, riconoscendo sempre i meriti degli altri programmi. Da «X Factor», per esempio, ha preso Mara Maionchi e alcuni meccanismi di gara. Nello stesso tempo, ha sempre difeso le proprie «creature», consapevole che il successo di un programma non va mai dato per scontato: nel 2009, dopo la conclusione di «Amici 8», restò in onda per altri sette sabati con i casting della nona edizione. In questo modo tarpò le ali a «Italian Academy 2», neonato talent di Raidue.

Non solo tv

I meriti di Maria De Filippi non sono solo televisivi. A partire dal 2008, con il successo di Marco Carta, gli album usciti da «Amici» hanno ridato ossigeno alla discografia italiana. E per quanto continui a ribadire di non essere la responsabile di questi successi, è innegabile che sia stata lei a mettere in piedi la macchina (costruita sulla collaborazione e la presenza in studio delle grandi case discografiche) che ha dato vita agli album di Alessandra Amoroso, Emma, Pierdavide, Valerio Scanu e Annalisa. Un’ondata di nuove popstar che ha contribuito a risollevare anche il Festival di Sanremo, precipitato nel 2008 ai minimi storici. Nel 2009, infatti, Paolo Bonolis si accorse del fenomenale successo di Marco Carta e lo invitò nella gara dei Big, che il giovane sardo vinse a colpi di televoto. Da allora Sanremo si è trasformato in una sorta di Super Bowl che consacra i talenti usciti da «Amici» e «X Factor».

E adesso?

La ventunesima stagione televisiva di Maria De Filippi si è aperta nel segno della tradizione, ma siamo pronti a scommettere che qualcosa cambierà, in particolare nel meccanismo di gara di “Amici”. Ce lo fa pensare il fatto che la partenza della dodicesima edizione sia stata fissata a novembre, un po’ in ritardo rispetto alle precedenti, e che Roberto Vecchioni avrà un ruolo nell’edizione serale. Ma non è certo finita qui. Ne riparleremo tra qualche settimana e magari, perché no, tra altri vent’anni.

(ha collaborato Alessandro Alicandri)

Maria De Filippi: 20 anni di tv sulle copertine di Sorrisi

Seguici