Propositi d’inizio anno: piano con le promesse che poi si cambia idea

Tre casi di grande attualità nel cinema, nella musica e nella tv dimostrano che è meglio evitare proclami

Patty Pravo a Sanremo
10 Gennaio 2019 alle 17:51

Volete consacrare l’inizio del 2019 con buoni propositi e solenni promesse? Non è una buona idea. Solo nelle ultime settimane tre casi clamorosi suggeriscono che non è il caso di sbilanciarsi. Parliamo del film «Amici come prima», della fiction «L’amica geniale» e di Patty Pravo in gara al prossimo Festival di Sanremo. I mondi di cinema, tv e musica sono concordi nel suggerire prudenza!

Gli amici ritrovati
Partiamo da Christian De Sica e Massimo Boldi, gli ex-separati per eccellenza del cinema italiano. «Non lavorerò mai più con Boldi» disse Christian subito dopo il «divorzio». Parole simili da parte di Boldi: «Non gireremo più film insieme». E ora sono... «Amici come prima». Il film che li rivede insieme dopo 13 anni da «Natale a Miami» sta spopolando (ha incassato 1.334.557 euro nel solo giorno di Natale) e persino il titolo ironizza sulla saggia scelta di riconciliarsi.

Quando non si può rifiutare  
Prendiamo poi un altro successone del 2018, «L’amica geniale», che con quasi 7 milioni di spettatori è stata la fiction più vista della prima parte della stagione. Dopo aver firmato la versione cinematografica del romanzo «La solitudine dei numeri primi» il regista Saverio Costanzo aveva giurato: «Non porterò mai più un libro di successo sullo schermo. Non mi piace che il pubblico, nella sua testa, continui a fare il confronto tra le immagini e le pagine scritte». Poi, per fortuna, a convincerlo ci ha pensato Elena Ferrante, l’autrice dei romanzi che hanno per protagoniste Lila e Lenù. «O la fiction la dirige lei o nessun altro» gli scrisse. E vuoi dire di no?

Mai voltare le spalle all’Ariston
«A Sanremo non ci andrò mai più, non esiste» assicurava Patty Pravo in un’intervista a «Il Messaggero» neanche un anno fa. Per fortuna ci ha ripensato: il 5 febbraio salirà con Briga sul palco dell’Ariston. E sì, si cambia, è normale, è «Un po’ come la vita», per citare la canzone di Patty.

Montalbano (ri)sono
Del resto la storia dello spettacolo è piena di clamorosi annunci seguiti da voltafaccia e ripensamenti. Come l’addio ai Pooh, che poi non era un addio, di Stefano D’Orazio nel 2009 (tornerà nel 2015 e porterà con sé anche l’ex membro Riccardo Fogli). Invece l’addio a «Montalbano» di Luca Zingaretti durò appena tre anni. Nel 2005 l’attore dichiarava: «Penso che sia arrivato il momento opportuno per dire basta, anche se è doloroso. Mantenere un livello qualitativo così alto diventa difficile con il tempo». Ma nel 2008 l’attore era (per fortuna dei telespettatori italiani) di nuovo sul set.

C’è cascato pure 007
È proprio il caso di dire «Mai dire mai», altro titolo che ironizza sui propositi troppo decisi della sua star. Il film del 1983 vedeva il ritorno di Sean Connery nei panni di James Bond dopo sei pellicole e soprattutto dopo 12 anni di pausa, durante i quali alla martellante domanda «Ma non lo farebbe proprio un altro 007?» l’attore aveva sempre risposto «Never again!», cioè «mai più» (e infatti il titolo originale recita «Never say never again»).

La televisione? Stancherà presto
E questo è ancora niente se paragonato a certi giudizi che la storia ha archiviato come perlomeno... azzardati. «I Beatles non funzionano e le band che usano chitarre sono fuori moda» disse un non troppo sagace portavoce della Decca Records nel 1962. E, per la fortuna di Sorrisi e di tutti i suoi lettori, si sbagliava anche il leggendario produttore di Hollywood Darryl F. Zanuck nel 1946: «Entro sei mesi la gente si stancherà di stare a guardare quella scatola di legno chiamata tv». Ma la migliore di tutte è la battuta: «Il cinema non mi interessa molto. È poco più di una moda temporanea. Una storia chiusa in una scatola. Quello che il pubblico vuole vedere veramente è la carne e il sangue sul palco». L’ha detta Charlie Chaplin. E se si è ricreduto lui, possono ricredersi tutti.

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