L’esperto digitale di Striscia la notizia ci spiega l’uso corretto e le manie che provoca
Cinque funzioni che usiamo troppo ma sono poco utili
- Social scrolling «Si tratta del fenomeno per cui una persona scorre i video sullo schermo senza riuscire a fermarsi. Dovremmo cercare di ridurre questo comportamento (che in termini tecnici si chiama “social scrolling”). I social media creano infatti meccanismi psicologici per tenerci lì, senza farci smettere. Non è colpa nostra, ma dobbiamo contrastare questa “attrazione” e ricordarci di provare a smettere».
- Messaggi vocali «A volte esageriamo con i messaggi vocali. Spesso li mandiamo molto lunghi, oltre il minuto, e per essere ascoltati richiedono più tempo rispetto a leggere un messaggio di testo, con il quale si può facilmente fare riferimento a parti specifiche del testo in una risposta. Con i messaggi vocali questo è molto più difficile, a meno che non si trascriva il messaggio».
- Giochini «I giochi per smartphone possono essere divertenti e anche utili per sviluppare alcune capacità o imparare delle cose. Tuttavia a volte esageriamo e li usiamo troppo. Ci facciamo conquistare e senza rendercene conto diventiamo più irritabili e stressati invece di rilassarci come pensiamo. Quando esageriamo, rischiamo poi di perdere quella concentrazione che dovremmo riservare ad altre attività importanti».
- Scattare fotografie «Una volta per fare una foto bisognava avere con sé la macchina fotografica. Oggi invece l’abbiamo sempre con noi nel nostro telefonino ma a volte esageriamo fotografando qualsiasi cosa. È come se avessimo paura di perdere il momento e invece di godercelo ci distraiamo a filmarlo o a fotografarlo. Gli americani la chiamano Fomo (Fear of missing out), ovvero paura di perderci qualcosa. E come ben sappiamo dai social degli amici, questo può portare le persone a documentare troppo la loro vita».
- Notifiche «Ogni volta che installiamo una app, questa spesso chiede di poterci mandare notifiche. Alla fine ne abbiamo così tante che non riusciamo a leggere quelle più importanti. Quante volte ci hanno mandato un messaggio in qualche social e lo abbiamo perso perché la notifica è rimasta “sepolta” in mezzo a quelle di mille giochini o app inutili? Dovremmo andare nella sezione “Impostazione/ notifiche” del nostro smartphone e disattivare una a una quelle poco utili, al fine di riceverne meno, ma più efficaci».
Cinque funzioni che usiamo poco ma sono molto utili
- Posizione reale «Gli smartphone permettono di vedere la posizione in tempo reale dei nostri familiari. Quando sono tutti consenzienti diventa un modo utile per assicurarci che le persone che amiamo siano al sicuro. È una funzionalità che usiamo poco rispetto alla sua grande utilità. Un’altra simile è quella interna a WhatsApp che permette di condividere la propria posizione per un breve periodo. Una volta, quando avevamo un appuntamento con qualcuno in giro, dovevamo chiamare per spiegare a voce dove trovarci. Ora basterebbe condividere la nostra posizione per il tempo necessario a incontrarci».
- Risparmio energetico «Questa modalità di solito si attiva da sola quando la batteria inizia a essere quasi scarica e serve per disattivare alcune funzionalità che consumano energia inutilmente, proprio quando invece ci serve che quel che rimane duri il più possibile. Tuttavia, dovremmo attivarla manualmente più spesso. Questo, oltre a far durare di più la batteria del telefono durante la giornata, ha un effetto benefico sull’ambiente grazie al risparmio energetico che otterremo».
- Fare il backup «Ovvero salvare automaticamente tutti i dati del telefono, al fine di poterli recuperare in caso di perdita o guasti. È una delle funzionalità più importanti, di cui ci accorgiamo solo quando ci succede qualcosa, ma di solito è troppo tardi. Usiamola più spesso, invece! Andiamo nelle impostazioni del telefono e cerchiamo la parola “backup” nella casellina di ricerca, poi verifichiamo che sia tutto attivo e che i salvataggi vengano fatti automaticamente con regolarità».
- Non disturbare «Ecco un’altra funzionalità molto utile che però usiamo troppo poco. Non mi riferisco al tastino che silenzia le chiamate, ma al “non disturbare” che permette di impostare diverse modalità in base all’orario o al luogo in cui siamo: possiamo predisporre la funzione in modo che, attraverso la geolocalizzazione, riconosca che siamo al lavoro e che le chiamate vengano silenziate, a parte quelle dei nostri figli, per esempio. In questo modo nessuno ci disturberà, ma se i nostri ragazzi hanno un problema sanno che possono trovarci. Oppure possiamo impostarla su orari specifici, affinché al mattino, quando ci svegliamo, si tolga automaticamente la modalità silenziosa. Se invece facciamo tutto questo manualmente a volte potremmo dimenticarcene, perdendo chiamate per tutta la mattinata».
- Sicurezza e privacy «Un giretto periodico nella sezione “Impostazioni”, e poi “Sicurezza e privacy”, non fa mai male. Non è tra i nostri primi pensieri ma dovrebbe esserlo più spesso. Lì dentro troviamo tutte le app che accedono al microfono o che rilevano la nostra posizione e lì possiamo disattivare quelle che riteniamo inutili o pericolose per la nostra privacy. A volte installiamo app simpatiche e apparentemente innocue come quelle per rilevare i fantasmi o scoprire se i meloni sono maturi. Purtroppo, sovente, queste app diventano delle “spie” che registrano tutto quel che diciamo per poi rivenderlo a chi invia pubblicità mirata».
Parla lo psicologo
Abbiamo chiesto ad Alberto Pellai* perché anche noi adulti siamo così dipendenti dal telefonino e come “disintossicarci”...
Perché anche gli adulti sono ossessionati dal cellulare?
«Perché ci fa fare una serie di azioni che attivano i circuiti dopaminergici, ossia quelli che ci gratificano istantaneamente. Offre stimolazioni che parlano più al cervello emotivo che a quello cognitivo, che invece richiede un maggior impegno anche se nel lungo periodo ci arricchisce di più. Come per i libri: in treno pochi ne hanno uno in mano, mentre tutti scrollano sul telefono. Con i cellulari è come se si generasse un corto circuito del sistema volitivo. Mi dico: “Vorrei fare cose più utili e profonde, ma poi mi ritrovo a fare la scelta più semplice e immediata”. Ci si chiede poi se vale la pena fare tanta fatica e impegnarsi quando la tecnologia ci semplifica (fin troppo) la vita. Un effetto collaterale è che alla fine non ragioniamo più e perdiamo una serie di funzioni importanti. Siamo più condizionati nelle nostre scelte e nel pensiero».
Perché abbiamo l’ansia di controllare di continuo notizie e social?
«In parte perché abbiamo trasferito lì dentro la gestione della nostra vita ed è il modo più veloce per tenere costantemente sotto controllo tutte le variabili. Inoltre scatta il meccanismo della “gratificazione istantanea”. Se alimentiamo costantemente la curiosità di vedere se è accaduto qualcosa, nel momento in cui non lo facciamo si crea un desiderio frustrato. Come un giocatore d’azzardo che lontano dalla slot machine continua a pensare dove trovarne una per giocare».
Come si interrompe questo circolo vizioso?
«Per cambiare la situazione bisogna essere consapevoli di questi meccanismi e che è il sistema a controllarci, se glielo permettiamo. Ma poi si devono mettere delle barriere fisiche, come Ulisse che per resistere al richiamo delle sirene si fece legare all’albero maestro della barca. Quindi guardate un film per intero tenendo il cellulare in un’altra stanza, fate una telefonata senza aprire contemporaneamente i social, uscite all’aperto e guardatevi attorno. In questo modo il cervello impara a separare le esperienze e a goderne al massimo».
Quindi ci si può disintossicare?
«Per riprendere il controllo della nostra vita, la prima cosa è capire di avere un problema e poi chiedersi come gestirlo. Da lì si pensa alle strategie da mettere in atto, fermo restando che, come ho detto, bisogna generare una barriera meccanica tra noi e questi strumenti, anche se il grosso problema è che sono diventati una parte del nostro corpo. Mi sembra che siano tante le evidenze che dimostrano come alla lunga gli aspetti negativi legati all’uso dei cellulari siano maggiori di quelli positivi».
*Psicoterapeuta dell’Università degli Studi di Milano e autore di “Vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini)