La fuga, la lotta e la ricerca della libertà: nella Detroit del prossimo futuro, gli androidi lottano contro i padroni umani
Nelle prime due ore di Detroit: Become Human abbiamo fatto le pulizie in casa di un adolescente, abbiamo diligentemente portato un pacco in giro per la città, siamo stati aggrediti dalla folla inferocita, abbiamo meticolosamente messo in ordine una bettola, lustrato un bagno che sembrava una fogna e siamo stati presi a sberle. Benvenuti nella Detroit del 2038, dove impersonerete tre androidi a caccia di libertà e scoprirete che certi esseri umani fanno davvero schifo.
Il trailer
La trama
L’intelligenza artificiale ha fatto passi da giganti, così come la robotica. In Detroit: Become Human viviamo in un mondo futuro che ormai non sembra poi tanto lontano, fatto di auto che si pilotano da sole, guerre per il controllo delle materie prime e robot senzienti che, come dice una placca su una statua che troveremo nel gioco, hanno liberato l’umanità dalla schiavitù del lavoro.
Tuttavia, la situazione è lontana dall’essere un'utopia ben riuscita. Da una parte, la maggior parte degli esseri umani tratta gli androidi come degli schiavi o persino dei punching ball su cui sfogare ogni frustrazione o istinto deviato. Dall’altra, l’introduzione dei robot nel mondo del lavoro ha portato a un aumento della disoccupazione e inizia a esserci una fetta consistente della popolazione che vorrebbe vederli tutti dallo sfasciacarrozze. A rendere tutto ancora più instabile, da qualche tempo alcuni androidi sono diventati “senzienti”: la loro intelligenza artificiale è evoluta autonomamente, non si sa bene per quale motivo, a uno stadio cosciente e quindi vorrebbero sottrarsi al giogo degli umani. Non solo hanno iniziato a disobbedire ai “padroni”, ma in alcuni casi sono arrivati ad aggredirli, anche se magari per semplice difesa personale. Questi androidi vengono definiti “devianti” e fanno molta paura a tutti.
Nel gioco, controllerete tre diversi androidi. C’è Kara (interpretata dall'attrice Valorie Curry, di The Following e Twilight Saga), una robot “domestica” che ha la sfortuna di finire in una topaia in cui il capofamiglia è senza lavoro, incolpa i robot di tutte le sue sfortune, è violento e alza il gomito. Qui incontra la piccola Alice e per proteggerla dal capofamiglia diventa una “deviante”. Poi conosciamo Markus (Jesse Williams, l'avete visto in Grey's Anatomy), maggiordomo tuttofare di un anziano artista costretto sulla sedia a rotelle: il loro rapporto è decisamente migliore di quello “subito” da Kara, ma anche qui la situazione non è per niente stabile. Infine, c’è Connor (Bryan Dechart, visto in True Blood) appartenente alla serie di androidi più evoluta e che viene affiancato a un investigatore della polizia di Detroit per assisterlo nella caccia ai devianti. D’altra parte, chi meglio di un androide può catturare altri androidi?
Robot e umani, un rapporto difficile
Le tematiche di Detroit: Become Human sono molto familiari per gli appassionati di serie TV e film sci-fi. A noi hanno ricordato in modo sorprendente le due stagioni di Humans, serie britannica che attualmente potete vedere in streaming su Timvision, e che racconta proprio di robot che diventano senzienti, ma c’è anche un pizzico di Westworld (la seconda stagione è ora su Sky) e naturalmente Blade Runner. Quando ci compreremo un robot per assisterci in casa o nelle pulizie, dovremo trattarlo meglio di un aspirapolvere o di una lavatrice? Riusciremo a ricordarci che è una macchina? E che succederà se (o forse è meglio dire “quando”) questi automi diventeranno coscienti e intelligenti a sufficienza da essere considerati senzienti? Delle domande che gli appassionati di fantascienza si fanno da quando Asimov ha inaugurato la sua serie di romanzi sui robot e che ora diventano sempre più pressanti considerando che in tasca abbiamo comunemente degli smartphone con cui possiamo “parlare”, tramite IA come Siri, in modo sorprendentemente “umano”.
Un videogioco o un film interattivo?
Detroit: Become Human è realizzato da Quantic Dream, software house che da due decenni produce videogame che sembrano quasi dei film, non solo visivamente, ma anche per il tipo di “interazione” disponibile al giocatore. Proprio come gli ultimi due titoli, Heavy Rain e Beyond: Due Anime (entrambi esclusive PS4, come Detroit), il giocatore si muove in modo circoscritto nel mondo di gioco: al contrario di videogame classici come Assassin’s Creed o Call of Duty, in Detroit al centro c’è sempre la storia, quindi l’interazione è più limitata: non potrete andare in giro dove vi pare, per esempio, e non potrete combattere o esaminare tutti gli oggetti che troverete. Quando il “copione” vi porta su una scena del crimine con Connor, per esempio, dovrete esaminare le prove e gli indizi alla CSI, oppure vi capiterà di dovervi esibire in sequenze di combattimento o inseguimenti funambolici in altri momenti specifici, qui sono il gioco e il giocatore che si adattano alla trama, non il contrario.
Detroit è un videogame dove soprattutto dovrete compiere delle scelte: di fronte a una situazione, potrete decidere se scappare o affrontare il pericolo, se avere un dialogo aggressivo o schietto. Spesso e volentieri, le azioni, siano esse una fuga in mezzo all’autostrada, una lotta all’ultimo sangue o una arrampicata tra i tetti di Detroit, sono comandate da una serie di pulsanti da premere in sequenza sul joypad, un po’ come i vecchi videogame al laser come Dragon’s Lair. In Detroit, questo sistema funziona egregiamente e permette al giocatore di “immergersi” nell’esperienza e nell’evoluzione della trama, proprio come se fosse quasi un film interattivo in cui siete voi a scegliere come agire. Se poi le sequenze vi sembrano troppo complicate, potete scegliere il livello di difficoltà inferiore, in cui sono ancora più corte e semplici, così potrete godervi al meglio la storia senza troppe preoccupazioni.
Le scelte di Detroit: Become Human
Le scelte presentate da Detroit: Become Human non sono affatto banali. In situazioni critiche, magari mentre la polizia vi sta sparando addosso o dove state inseguendo qualcuno, avete pochi istanti per decidere cosa fare e succederà sicuramente di prendere, a volte, la decisione meno opportuna. Nel gioco, può capitare che uno dei tre protagonisti venga ucciso e la sua “storia” termini prematuramente, oppure che alcuni suoi amici vengano eliminati. Al termine di ogni capitolo, vi verrà presentata una schermata riassuntiva che mostrerà le vostre scelte e i nodi in cui avete preso una decisione, così capirete quali “bivi” hanno avuto una influenza sulla “trama” dinamica del gioco. L’avventura di Detroit: Become Human dura una ventina di ore, ma la tentazione di rigiocarlo sarà fortissima. Difatti, potete decidere di ripercorrere un capitolo per avere un esito più favorevole e magari salvare un vostro alleato, ma il consiglio che vi diamo è di completare una prima partita “così come viene”, forgiando la vostra storia personale in Detroit, che sarà diversa da quella degli altri giocatori e poi magari fare un secondo (o terzo) giro nel gioco per vedere come sarebbe potuta andare prendendo decisioni alternative.