“God of War Ragnarök”, Kratos è tornato nel freddo nord

La lotta contro le divinità norrene è ancora più divertente e spettacolare

9 Novembre 2022 alle 11:45

Chi gioca su PlayStation, non può non conoscere la saga di “God Of War”, che dal 2005 ci fa combattere con le divinità antiche. I primi capitoli, usciti su Ps2 e Ps3, erano ambientati nella antica Grecia e ci hanno fatto affrontare Zeus, Ares e mezzo Olimpo. Nel 2018, “God of War” si è trasferito nel freddo nord, e il pantheon norreno al completo ha iniziato giustamente a tremare (e non solo per il ghiaccio e la neve).

Il protagonista, Kratos, non è uno che va tanto per il sottile. Quando una divinità norrena o greca cerca di imporgli il proprio volere, non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello di inginocchiarsi e ubbidire: generalmente finisce con un duello epico che il giocatore si ricorderà per un bel pezzo. Ricordiamo ancora gli scontri titanici con i giganteschi boss di fine livello dei primi “God of War”.

Il trailer di God of War Ragnarök

Per chi se lo fosse perso, nel “God of War” norreno del 2018, Kratos parte per una piccola odissea ghiacciata insieme al figlio Atreus per portare le ceneri della moglie sul monte più alto di Midgar. Un viaggio in cui Kratos e Atreus hanno decimato le legioni di mostri e creature fantastiche che hanno tentato di opporsi al loro cammino, compresi diversi dei e semidei della corte di Odino. Come risultato, alla fine di "God of War", la coppia di massacratori seriali di divinità ha scatenato il Ragnarök, una specie di fine del mondo.

Il nuovo capitolo, come si intuisce dal titolo, racconta proprio di questa nuova sfida per Kratos. È passato qualche anno dagli eventi del gioco precedente e, insieme a un Atreus ormai adolescente, Kratos sta cercando di evitare i guai. Il problema è che, come sanno i veterani del gioco, i guai sono bravissimi a trovare Kratos: nei primi venti minuti di gioco, arrivano Odino stesso e Thör nella capanna di Kratos. Le divinità norrene non sono entusiaste del comportamento deicida di Kratos e infatti si scontrano quasi immediatamente, con una boss battle che fa già capire quanto “Ragnarök” non voglia distanziarsi affatto dalla saga. Un duello epico, in cui Thör picchia duro con il suo martello e Kratos gli risponde scagliandogli appresso colonne di granito e colpi di ascia bipenne.

Ed è solo l’inizio: “Ragnarok” migliora quasi tutti gli aspetti del precedente "God of War". Ci sono combattimenti non solo con i mega boss, ma anche con tante, tantissime creature diverse, ognuna delle quali ha una tattica unica. La soddisfazione di lanciare l’ascia e richiamarla per vibrare un nuovo fendente è sempre inebriante, ma ora si aggiungono nuovi stili e poteri per tutte le armi di Kratos, con attacchi speciali e secondari con rune.  

Lo story trailer

Ci sono i puzzle ambientali, come ruote da far girare per aprire l’accesso a una nuova area o i geyser da ghiacciare con l’attacco speciale “freddo” dell’ascia di Kratos. C’è l’esplorazione: “God of War” non è ambientato in un mondo aperto completamente all’esplorazione come quelli di “Assassin’s Creed” o di “Horizon Forbidden West” e presenta un percorso molto lineare. Tuttavia, soprattutto nel nuovo capitolo, i giocatori più pazienti e dediti all’esplorazione troveranno tante “stanze” e location nascoste appena un po’ più in là del sentiero principale. Anzi “Ragnarök” vi spingerà a tornare sui vostri passi, esplorando per una seconda volta alcune aree già viste una volta che avrete acquisito nuovi poteri che vi permettono di “aprirvi” la strada attraverso barriere prima insormontabili.

C’è poi un sistema piuttosto sofisticato di upgrade delle armi, in cui peraltro dovremo chiedere aiuto a due vecchie conoscenze, i nani Brok e Sindri, che sono un po’ le “spalle comiche” della vicenda. Torna anche, ed è un ritorno graditissimo, la testa parlante di Mimir che Kratos aveva recuperato nel primo episodio norreno e ora ci accompagna agganciata alla cintura del killer di divinità, continuando a commentare l’azione. Naturalmente, c’è sempre (o quasi) Atreus al nostro fianco: il figlio di Kratos ci aiuta negli scontri con il suo micidiale arco, che potremo migliorare con funzioni speciali. Inoltre, “Ragnarök” è anche e soprattutto una storia che racconta del rapporto tra padre e figlio, in cui molti gamer si troveranno riflessi.

Che poi, se esistessero gli Oscar dei videogiochi, “God of War Ragnarök” vincerebbe di sicuro quello per la trama. Se generalmente la storia dei videogame è un elemento collante di sfondo, nei “God of War” e in “Ragnarök” in particolare, la narrazione diventa uno dei protagonisti, che vi trascinerà da una missione all’altra con colpi di scena, incontri inattesi, rivelazioni di ogni tipo, attraverso una demolizione dei miti norreni e una ricostruzione tutta personale dei developer. Premio speciale anche per il doppiaggio italiano, realizzato magistralmente e con doppiatori professionisti che infondono ai personaggi un’anima difficilmente riscontrabile nei videogame. La voce di Mimir, per esempio, è particolarmente azzeccata.

Vi aspettano più di 25 ore solo per completare la missione “principale”: almeno 35, a spanne, se deciderete di esplorare per bene i nove regni di Midgar e completare le “missioni secondarie”, alcune delle quali sono meravigliose come quella principale. Pochi i difetti di questo gioco: forse, rispetto al precedente, il ritmo iniziale dopo lo scontro con Thor è un pochino rilassato, ma tempo di scoprire la vera missione del gioco e vi troverete di nuovo coinvolti in un’avventura ancora più entusiasmante della prima. Difficile pensare di avere una PlayStation 5 e rinunciare all’odissea norrena di Kratos.

“God of War: Ragnarok” è disponibile per PS4 e PS5, in esclusiva. Il gioco è completamente tradotto in italiano, dialoghi compresi. Il PEGI età consigliata è 18+.

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