Nel mondo dei videogame, forse metà dei titoli sono seguiti. Creare un seguito di un gioco è un ottimo modo per attirare chi ha comprato e giocato il primo della serie: “ehi, se ti è piaciuto il primo Assassin’s Creed, il primo Call of Duty, il primo Halo, che dici di provare il secondo episodio?”. O terzo, o dodicesimo, in alcuni casi.
A volte, però, gli sviluppatori cambiano idea. Ecco quindi che il nuovo capitolo di una serie che in precedenza è andata in una direzione, genera sgomento e stupore se cambia tutto d’un tratto personalità e obiettivo. Capita raramente, ma capita. Ne è un esempio lampante Project Cars 3. La saga di simulatori profondi e accurati a quattro ruote, che nei primi due capitoli aveva fatto sognare centinaia di migliaia di appassionati di tuning dettagliato, di giocatori che volevano verificare l’impatto della pressione di uno pneumatico quando si sfreccia a quasi 250 km/h in pista, cambia anima e diventa più arcade. Alto tradimento o rivoluzione benvenuta?
Partiamo dal garage del gioco: oltre 200 esemplari, dalle auto da strada (Ford Escort, Honda Civic, Audi TTS Coupè) ai bolidi da corsa (Ferrari 512 S, Jaguar XJR-9, Mc Laren 720s) e persino auto con ruote scoperte. Le farete sfrecciare in oltre 120 tracciati in 50 e più ambientazioni e in ogni condizione climatica, dal sole che spacca l’asfalto alle piogge torrenziali. Metropoli cinesi, cittadine inglesi di provincia, il circuito di Monza: un sacco di varietà, quindi. La carriera single player si snoda tra Campionati divisi in categorie diverse, così dovrete passare da un’auto all’altra imparando e migliorando stili diversi, e di sicuro, non ci si annoia. Un plauso lo merità l’Intelligenza Artificiale, che offre una sfida interessante anche se non basata su attacchi da squali delle sportellate, e che non perdona ogni nostro errore.
Single Player e Multiplayer
Il single player di Project Cars 3 ci ha ricordato mostruosamente Gran Turismo, titolo che da troppo tempo non giochiamo sulla nostra PS4. Divertente, immediato, solido anche senza richiedere un livello di simulazione da pilota provetto. Il multiplayer, dove il comportamento meno simulativo del terzo capitolo si unisce all’abilità e all’imprevedibilità dei piloti umani, le gare sono un vero spasso anche rinunciando all’aspetto più “serioso” e simulativo, con una fisica semplificata rispetto ai “veri” simulatori. Ci sono molti tocchi alla Need for Speed Shift, e non è un caso visto il pedigree dei developer: si guadagnano punti non solo piazzandosi sul podio, ma anche con derapate perfette, curve prese nel modo migliore o sorpassi senza sportellate. D’altra parte, a volte Project Cars 3 sembra un po’ in contraddizione: stile di gioco arcade, ma basta un solo contatto con il bordo pista, sia esso un jersey tra i grattacieli che uno steccato di campagna, per invalidare il tempo per il circuito.
Meno simulazione, più immediatezza
Gli sviluppatori di questo gioco sono gli stessi di uno dei giochi più divertenti a quattro ruote, quel Need for Speed Shift che, anni fa, fece un po’ arrabbiare gli appassionati di *quella” saga per il primo titolo un pelo più simulativo. Qua gli sviluppatori sono andati in senso opposto, con una inversione a “U” che gli appassionati della serie ricorderanno per un bel pezzo: un gioco dove è tutto più arcade e immediato, e le vette simulative sfiorate dal primo e secondo Project Cars sono un ricordo. Qua si gioca benissimo anche solo con il joypad e senza volante, e ci può giocare chiunque, anche chi ha pochissima esperienza con i videogiochi racing. Dovessimo incasellarlo, lo metteremo tra Grid e Forza Motorsport al livello di difficoltà medio alto. Bello da vedere e divertente da giocare, Project Cars 3 è perfetto per chi inizia e chi vuole giocare senza dover “imparare” le virtù della simulazioni; per lo stesso motivo, non andrà per nulla a genio a chi cerca una simulazione come era fino al precedente episodio.
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