Vecchia scuola e senza fronzoli, ma divertente e fedele al film originale
La città sta affogando in una spirale di violenza e i fuorilegge comandano nelle strade in rovina di Detroit? La risposta è RoboCop, un poliziotto ferito mortalmente in azione e riportato in vita grazie a un’armatura antiproiettile, arti bionici e un sistema di puntamento computerizzato. Se sembra la trama di un film d’altri tempi, è proprio perché è così: “RoboCop” è uscito nelle sale nel 1987, diretto da quel Paul Verhoeven regista anche di “Basic Instinct”, “Total Recall” (quello originale con Schwarzenegger) e “Fanteria dello Spazio”.
Dopo oltre trent’anni, il film diventa un videogioco che ci ha sorpreso per divertimento e fedeltà all’idea originale.
Il trailer di RoboCop: Rogue City
Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di un gioco che ha per protagonista un poliziotto mezzo robot, blindato come un carro armato, ma in cui spunta il mento e nessuno nel gioco e nel film ci trova nulla di strano, nemmeno un delinquente a cui venga in mente di sparare in un punto debole così appariscente.
Se superiamo questa incongruenza e nonostante qualche sbavatura, il videogame di “RoboCop” ci ha stupito per quanto ci abbia catturato. Posizionato cronologicamente dopo il secondo film del franchise e, strategicamente, prima del disastroso terzo capitolo che viene volutamente ignorato, “Rogue City” ci fa impersonare RoboCop in prima persona, con uno sparatutto che va dritto al punto: eliminare tutti i cattivi.
Passerete il 90% del tempo a esplorare delle location e a dar la caccia ai delinquenti: c’è un po’ di tutto, dagli sbandati che crollano sotto pochi colpi dell’iconico revolver di RoboCop a quelli più resistenti con il casco metallico. Ci sono cecchini, gente che va in giro con una collezione di granate e non sembra preoccuparsene, quelli con il mitragliatore pesante, persino un nemico più intelligente degli altri che dopo un po’ chiama i rinforzi. Siamo nel futuro immaginato alla fine degli anni ’80, quindi tanti nemici sono punk con pettinature viola che sfidano la forza di gravità e vestiti come biker particolarmente eccentrici. Un affresco perfettamente coerente con il film originale e il suo seguito.
Il trailer sulla “storia” del gioco
Il gunplay è solido e originale al tempo stesso: sembra di giocare a uno dei primi “Call of Duty”, senza tanti fronzoli e con scene gore abbastanza rare di questi tempi, con braccia e gambe dei malviventi che saltano da tutte le parti, per non parlare delle teste esplose. Per movimentare l’azione, potrete anche raccogliere serbatoi di kerosene o monitor (quelli degli anni ’80 belli corpulenti) e lanciarli addosso ai nemici. Robocop è un ammasso di ferraglia e questo si percepisce nei movimenti, relativamente lenti per uno sparatutto. Si ha davvero la sensazione di guidare un carro armato con due gambe.
Le missioni, però, non sono semplici corridoi pieni di nemici: prima di tutto, le mappe di gioco sono piuttosto ampie e per chi ama esplorare c’è pane in abbondanza per i propri denti. Quasi ogni casetta abbandonata racchiude quantomeno una modesta missione secondaria, come distruggere un deposito di stupefacenti o salvare degli ostaggi. Spesso poi Robocop si trova a dover parlare con vittime e antagonisti, prendendo decisioni che hanno un impatto sul futuro: per esempio trovando un giovane punk intento a creare un graffito su una parete, potrete decidere se infliggergli una multa (la città sarà più protetta) o lasciarlo andare con una ramanzina (si spargerà la voce sulla vostra munificenza e delinquenti saranno più collaborativi).
Inoltre, potrete customizzare il vostro eroe: risolvendo missioni, raccogliendo prove e facendo fuori nemici in quantità industriale, accumulerete esperienza che potrà essere investita in abilità particolari. Per esempio, potrete attivare un preziosissimo scudo che vi proteggerà per qualche secondo, oppure una scivolata che vi permetterà di spostarvi da o verso i nemici più velocemente. C’è anche la possibilità di migliorare la già potentissima arma d’ordinanza, che dopo poche ore è diventata la nostra distruggi-nemici preferita – anche se è possibile raccogliere fucili e mitragliatori lasciati dai nemici fatti fuori.
Parlando di tempo di gioco, “RoboCop: Rogue City” dura circa una dozzina di ore, qualcosina in più se vorrete andare a caccia di tutti i suoi “segreti” da scovare. Visivamente è uno spettacolo a volte discreto, a volte mediocre – gli scenari all’aperto sono molto convincenti, quelli al chiuso e i nemici sembrano di un gioco del decennio scorso. C’è anche qualche sbavatura: a volte i colpi sembrano piantarsi nel nulla, così come alcuni nemici quando si muovono. Nonostante questi difetti, “Robocop: Rogue City” è uno sparatutto magari un po’ vecchio stile, ma che ci ha divertito assai.
“RoboCop: Rogue City” è disponibile per PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Sono tradotti solo i sottotitoli, e il gioco ha un PEGI età consigliata 18+.