Su Raiuno va in onda uno speciale dedicato al gruppo più famoso e amato d’Italia

Una sera d’estate di tanti anni fa i Pooh vennero a suonare a Lucca. Direte: embè? Embè per noi ragazzi di provincia quello era un avvenimento, ma che dico un avvenimento, un fatto epocale. La mia città, in quei lontani anni, non era famosa e apprezzata come adesso. E io stesso quando mi trasferii per trovare lavoro a Milano, a chi mi chiedeva dove si trovasse dovevo sempre dire «è vicina a Firenze» (in realtà è molto più vicina a Pisa, ma tra noi lucchesi e i pisani i rapporti sono da secoli… così così).
Negli ultimi anni, grazie al Summer Fest, sono venuti a suonare a Lucca: Bob Dylan, i Rolling Stones, Elton John e praticamente tutte le star mondiali e italiane. Ma allora non eravamo sulle carte geografiche della musica. Ero (e sono tuttora) un grandissimo fan dei Pooh, avevo comprato da bambino i loro 45 giri e poi i 33 giri. Se qualcuno vuole interrogarmi, posso dire a memoria i titoli delle canzoni per ogni album e la posizione in cui si trovano (prima del lato A, terza del lato B, eccetera).
Dopo il concerto allo stadio di Lucca, li seguii fino all’albergo e sbirciai dalle finestre mentre cenavano (Red non era ancora vegetariano, ma non faccio la spia e non svelo che cosa ordinò). Tuttavia, nonostante la mia pazienza, non riuscii ad avvicinarli (il mio obiettivo era avere i loro quattro autografi sull’ellepì “Parsifal”, il mio preferito). Nel corso degli anni, diventato giornalista, li ho incontrati varie volte. Ma ogni volta davanti a loro ero imbarazzato. Finché un giorno che vennero a Sorrisi (e forte del fatto che fossi direttore), presi da parte Roby Facchinetti e gli chiesi se per caso si ricordasse di quel concerto di Lucca. Lui onestamente disse di no. Ovvio. Poi sempre più sfacciato gli dissi che una delle mie canzoni preferite era “Pronto, buongiorno è la sveglia”, non certo tra le loro più famose. E cominciai a cantarla. Lui sorrise e aggiunge il secondo verso «… ma di muoversi manca la voglia». Da quel momento mi considerai il “quinto Pooh” (ancora non era rientrato Riccardo Fogli), visto che avevo cantato con Roby…
Sabato 5 dicembre su Raiuno in prima serata va in onda “Ciao Stefano, amico per sempre”, uno speciale dedicato ai Pooh in cui verrà trasmesso il loro concerto di Milano del giugno 2016, debutto della celeberrima tournée per i loro 50 anni di musica. Ci saranno anche interventi di altri artisti e una bella intervista realizzata sempre nel 2016 a Stefano D’Orazio, il prodigioso batterista che ci ha lasciato un mese fa. Insomma, una serata da non perdere, per una volta il coprifuoco non ci peserà. Preparo le pasticche per la gola (le canterò tutte) e i fazzoletti (davanti a loro mi commuovo sempre, figuriamoci ora che non c’è più Stefano).
Poiché la vita è veramente strana, quel concerto di San Siro che vedremo in tv rappresenta per me un altro momento di grande emozione. Dovete infatti sapere che per l’occasione i Pooh fecero un incontro con la stampa nei sotterranei dello stadio, prima dello show. E io ci andai non solo per salutarli, ma per consegnare un Telegatto di platino per la loro cinquantennale, stupefacente carriera. E così mi trovai abbracciato a tutti e cinque col Telegatto in mano e fui nominato ufficialmente da Roby “Il sesto Pooh” (perché nel frattempo era tornato Riccardo Fogli).
Dalla serata di Lucca con poche migliaia di spettatori (non fraintendete, il concerto era esaurito, ma lo stadio era troppo piccolo), eccomi catapultato a San Siro, tra gli 80 mila venuti a festeggiarli con una punta di commozione, sapendo che quella sarebbe stata l’ultima tournée. Finita la piccola cerimonia di consegna del Telegatto, mi sono dileguato: non volevo rimanere intrappolato in qualche posto della tribuna stampa dove non si può cantare, o se lo si fa ti guardano un po’ storto, o se non ti guardano un po’ storto comunque sei l’unico che lo fa. Così me ne sono andato in quei posti che una volta a San Siro si chiamavano i “popolari” (e oggi “secondo anello”), dove si sente benissimo e dove vanno i fan. Mi sono trovato nel mio mondo, in mezzo alla gente che come me è cresciuta a pane e Pooh e che conosceva tutte le parole di tutte le canzoni. E dentro di me pensavo che se avessi raccontato ai miei vicini che ero il “sesto Pooh” e che fino a pochi minuti prima ero in mezzo a loro, mi avrebbero preso per matto. E infatti me ne sono guardato bene. E ho continuato a cantare «Chi fermerà la musica»…