Alfonso Signorini: «Così la Turandot mi ha reso un uomo felice»

Per la prima volta diventa regista di un’opera lirica: «Da tanto non ero così entusiasta. Spero che sia solo l’inizio»

Il «neo regista» nel teatro di Torre del Lago Puccini (Lucca) durante le prove della sua «Turandot»  Credit: © Massimo Sestini
14 Luglio 2017 alle 18:00

«La prima guardia a destra della scalinata scenda di un gradino. Deve essere allo stesso livello di quella a sinistra. Mi raccomando, i dettagli sono importanti». Quando c’è la passione, l’occhio cade su particolari come questo che ai più sfuggono. Ma non ad Alfonso Signorini, il “Maestro”, come lo chiamano ormai a Torre del Lago Puccini (Lucca) dove è in corso la prova generale di «Turandot». Il dramma lirico inaugurerà il 63° Festival Puccini il prossimo 14 luglio e sarà diretto, appunto, da Signorini: «La vita mi ha fatto questo dono e sono molto emozionato» racconta con un entusiasmo incontenibile. «Mi hanno accolto con una certa diffidenza, e lo capisco. Ma poi sono rimasti colpiti dal mio impegno» spiega mentre il sole tramonta sul lago e la luna quasi piena rende ancora più suggestiva la scenografia, che richiama i colori della Cina antica.

E in effetti chi lavora con lui ha solo parole di elogio. «All’inizio eravamo scettici, invece ora siamo tutti contenti!» assicura Andrea Zaupa, che nell’opera interpreta Ping: «Pur rimanendo nella tradizione ha aggiunto il suo tocco. Sa raccontare bene l’amore e ci sono momenti molto commoventi. E poi mi ha colpito il fatto che durante le pause si mettesse al piano e suonasse Bach e Beethoven. Si vede che ha la musica dentro».

Ancora più entusiasta Leila Fteita, co-costumista insieme con lo stilista Fausto Puglisi, anche lui al «debutto» in un’opera lirica. «Sono felice di tenerli a battesimo entrambi» ci dice ridendo Leila, una vera istituzione nell’ambiente. «I costumi li abbiamo pensati assieme al direttore d’orchestra Alberto Veronesi e allo stesso Signorini: lui è sempre presente, dalle scenografie, ai colori degli abiti, ai movimenti sul palco. Ha scoperto un mondo travolgente, quando ci lavori diventa come una droga di cui non puoi più fare a meno. Gli auguro che questa avventura lo porti lontano: io sono pronta a seguirlo».

Se lo augura anche il diretto interessato, da sempre grande appassionato di musica lirica. Da un anno, ossia da quando Veronesi gli ha fatto la «proposta indecente», studia come rendere al meglio questo spettacolo che da tre settimane sta  prendendo forma sotto ai suoi occhi: «Seguo tutto di persona, anche le luci. Dopo le prove, che finiscono a mezzanotte, resto in teatro fino alle tre del mattino per provare con il tecnico delle luci. E sa cosa le dico? Non mi pesa per niente e sono felice. Felice come non mi capitava da tempo. Vedo realizzato il mio sentire, le mie idee, le mie sfumature che si concretizzano nelle scene, nei gesti degli interpreti, nel coro. Sono molto emozionato e non me l’aspettavo. Quando finiranno le repliche non so cosa farò, sarà una tristezza. Ma non voglio sprecare una strada così bella. Spero che qualcosa accada...».

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