Antonio & Marcello: «Una reunion? Perché no…»

Il duo lanciato da Sanremo, arriva al successo in Tv grazie a Renzo Arbore. Nel 1999 si separano ma sognano di ricominciare

Antonio & Marcello
23 Dicembre 2021 alle 08:37

Prima “Quelli della notte” poi oltre mille puntate ne “I Fatti vostri”, sette dischi e centinaia di esibizioni. Il duo musicale Antonio & Marcello, formatosi nel 1976, ha scritto una pagina importante dello spettacolo italiano. Tutto era nato dalla passione per la musica che, nei primi anni, ha visto Antonio Maiello e Marcello Cirillo suonare nei pianobar romani per poi approdare nei programmi di intrattenimento sul piccolo schermo. Venticinque anni di vita artistica in comune segnati dal successo e da tanti riconoscimenti. Poi, nel 1999, la decisione improvvisa di porre fine al loro sodalizio. Ma non alla loro amicizia personale…

Partiamo dal giorno in cui avete deciso di sciogliere il duo. All’epoca si disse di tutto. Sono passati ventidue anni. Perché nel pieno del successo, vi siete lasciati?
A.: «Gli amanti del gossip dicevano che noi avevamo litigato. Non è vero. Certo in quel periodo non ci lanciavamo fiori. Eravamo due adulti che decidevano di dividere le loro strade. E’ successo che dopo alcuni anni lontani dal piccolo schermo, a Marcello mancava la Tv. A me no. Non ho mai avuto nostalgia di un elettrodomestico, di un frigorifero (sorride). La televisione non ha più bisogno di professionisti».
M.: «Antonio insisteva nel dire che la buona musica passa per il teatro e per la sperimentazione che è anche giusto. Io cercavo qualcosa in più. E poi mi diceva che di noi veniva percepito solo l’aspetto goliardico e gli stava stretto. La verità è che noi siamo stati sempre innamorati l’uno dell’altro sia come colleghi che come amici».

Quando e come vi siete conosciuti?
A.: «La nostra storia è fatta di due amici - un napoletano e un calabrese - che cominciano a frequentarsi a Roma. Ho conosciuto Marcello che aveva diciotto anni. Io ne avevo nove in più. Lo ricordo come un ragazzino con una grande passione per la musica. Cominciò a seguirmi e da allora, in modo del tutto naturale, è nato il nostro sodalizio artistico».
M.: «Lui ricorda male ma io avevo diciassette anni e mi presentai nella sala d’incisione di via Piccinini dove lui e la sorella Anita cercavano nuovi talenti… Sin da subito Antonio è stato per me un grande maestro e gli devo tutto».

Dai piano bar alla ribalta televisiva. Chi vi ha scoperto?
A.: «Intanto noi facciamo parte della vecchia scuola. Di quelli che hanno fatto la gavetta e che si sono fatti le ossa suonando davanti alle platee più varie. E che venivano notati da qualcuno che lavorava in Tv pronto a darti l’opportunità. Ora il meccanismo è inverso: è la televisione che stabilisce chi deve guardare il pubblico… 
M.: «Io aggiungo che noi siamo stati innovativi. Quando ci fu negli anni Ottanta l’esplosione delle tastiere elettroniche, noi fummo i primi a utilizzarle». 

Entrambi ricordano che tutto è partito nel 1982 quando partecipammo al “Festival del pianobar" organizzato da Elio Crocetta, l’inventore del Piper di Roma. Poi l’anno successivo ci fu Sanremo. Renzo Arbore, loro fan, con interesse li coinvolse nella trasmissione Rai “Cari amici vicini e lontani” e successivamente in “Quelli della notte”.

Per anni siete stati considerati “figli di Arbore”…
A.: «Da un lato è stato positivo ma dall’altro non amavamo questo marchio. Il nostro primo disco “Concertando” lo avevamo suonato con tutti i musicisti di Pino Daniele, con Tullio De Piscopo e avevamo omaggiato lo stesso Daniele, Battisti, Battiato, Dalla, Cocciante. Avevamo portato questa musica nei club italiani mettendo un po’ da parte Peppino di Capri, Fred Bongusto e altri. Il nostro è era uno stile diverso da quello goliardico, tipicamente arboriano».
M.: «Io dico che noi siamo nati e cresciuti in un’altra Italia. Credo però che i veri professionisti debbano imporsi e far capire che la musica non è fatta di falsi artisti». 

Tanti anni insieme. Chissà quante ne avrete combinate?
A.: «Eravamo il primo duo maschile stabile per cui sin dall’inizio siamo stati associati a gusti e piaceri che non ci appartenevano. Ricordo che in alcuni alberghi prendevamo una camera unica e il portiere ci guardava strano. Erano altri tempi».
M.: «Il mio ricordo fisso è che noi, da emeriti sconosciuti pianisti di pianobar - anche se apprezzati come musicisti - a distanza di cinque minuti dall’esibizione al Festival di Sanremo, venimmo presi d’assalto dalle ragazze che reclamavano autografi. Antonio mi disse: «Firma, ci avranno scambiato per qualcun altro… (sorride)».

Una vita in giro. La vita privata ne ha risentito?
A.: «Io ho avuto un matrimonio e quattro compagne. Sono papà di un figlio molto grande che lavora nel cinema».
M.: «Mi fidanzai nel 1976 con una ragazza, Antonella, che è diventata mia moglie. Abbiamo due figlie e tre nipoti con la passione per la musica».  

Per anni vi siete persi di vista. Poi vi siete di nuovo incontrati in quale occasione?
A.: «Marcello ha partecipato ai funerali di mia sorella - la mamma di Mariangela e Milly D’Abbraccio - che era una sua cara amica. Abbiamo pianto tantissimo insieme».

Dopo una lunga pausa di riflessione, sarebbe possibile una reunion?
A.: «C’è bisogno di avere un progetto nuovo, altrimenti dovremmo fare un X Factor senior e sarebbe penoso. Io e Marcello, anche divisi, abbiamo continuato a fare musica. Non è che ci siamo aperti una pizzeria. Con lui mi rimetterei in pista perché lo conosco da una vita». 
M.: «Se io e lui ci trovassimo in un grande teatro e pronunciassimo la celebre frase “dove eravamo rimasti?” probabilmente ripartiremmo subito… Anche io credo nella necessità di avere un progetto. Se ci rimettiamo insieme non è certo per sembrare patetici o perché non abbiamo alternative. La nostra vita è la musica».

Seguici