Ariete: «Dovete ascoltare noi giovani»

Il tour della 19enne artista-rivelazione di "L’ultima notte" è un successo

Ariete
2 Settembre 2021 alle 08:41

«Un'altra estate passa / E la guardiamo andare via in silenzio»: inizia così L’ultima notte, singolo estivo di Ariete, suonato da tutte le radio e scritto per la colonna sonora di "Summertime", la serie italiana di Netflix. L’estate di Ariete, però, è stata tutto tranne che silenziosa, con un tour di una trentina di date che si concluderà il 27 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Non male, per una ragazza di 19 anni - all’anagrafe Arianna Del Giaccio - che ha pubblicato le prime canzoni a fine 2019, seguite dagli EP “18 anni” e “Sonno” nel 2020, ma che non era ancora riuscita a realizzare un tour vero e proprio, a causa della pandemia.

Cosa ha significato per te non poter salire su un palco per così tanto tempo?
Ha significato tanta pazienza, ma davvero tanta. E tanta insicurezza, perché non potevo immaginare che il primo tour potesse andare così bene come è andato. Un conto è andare bene con gli stream, ma il tour è un'altra cosa e il pubblico ai concerti è la cosa che conta davvero. Non è scontato che chi ha 30 milioni di stream abbia poi il palazzetto pieno. Quando parlavo con i ragazzi di Bomba Dischi, la mia etichetta, mi dicevano: "A Roma facciamo l'Auditorium" e io non avevo un punto di riferimento per capire se fossi in grado di suonare in determinati posti, perché non avevo ancora suonato da nessuna parte. 

Di cosa avevi paura?
Mi chiedevo se potessi farcela, mi dicevo: “E se poi non viene nessuno?”. E poi ho provato tanta rabbia. Lo scorso anno ho suonato in qualche data con Psicologi (duo romano con cui Ariete ha collaborato, NdR) e in maniera ingenua mi dicevo: "Ma perché loro possono suonare e io invece aspetto?". Avevo paura che aspettando tanto avrei rischiato di perdermi qualcosa: in un anno possono succedere tante cose, come potevo sapere se quelli che mi ascoltavano allora mi avrebbero ascoltato ancora dopo tutto quel tempo? Invece per fortuna hanno avuto ragione i miei discografici e il tour è andato benissimo.

È stata la prima estate da musicista: com’erano le tue estati prima di diventare Ariete? 
Erano molto normali, come tutti gli altri ragazzi della mia età. Sono nata e cresciuta ad Anzio, che è il mio paese natale ed essendo una città di mare non ero quella che d'estate andava via per andare al mare, io già ero lì. Quindi era sempre mare, serate, stare insieme, uscivamo in gruppo, quindi questa è stata la prima estate in cui ho visto i miei amici in maniera sporadica e per questo me li sono portati dietro in qualche data. Faceva strano non vedersi per troppo tempo, non lo realizzi finché non lo fai.

Com’è stato l’impatto con i primi concerti?
Quando sono salita sul palco ad Asti per la prima volta, ho passato mezzo concerto senza gli in-ear per sentire il pubblico che cantava. È stato assurdo, una cosa che non mi riesco a spiegare. A Bologna sono venuti a sentirmi anche i miei nonni perché mio nonno ha fatto il militare lì e voleva vederla un'ultima volta, come continuava a dire. La sera al concerto lui guardava il pubblico che cantava e diceva: "Ma com'è che questi sanno tutte le canzoni sue?". Alla fine arrivi al punto in cui, dopo venti date, dopo tot stream e tot follower inizi a dare tutto per scontato, ma è assurdo pensare che ci sia un seguito così grande e accanito. 

Qual è stata la sorpresa più grande che hai ricevuto dal pubblico?
Avevo zero aspettative per "L'ultima notte", non ho mai voluto pubblicarla. Ero molto insicura, poi però ci eravamo già messi d'accordo con Netflix e l'abbiamo fatta uscire lo stesso. 

Ed è andata benino…
È andata benino, sì (ride, NdR), la cantavano davvero tutti ai concerti. Ma non me l'aspettavo perché è molto diversa dalle mie canzoni, un po' più allegra e divertente rispetto ai miei soliti pezzi, ma non è la classica hit estiva: ha comunque qualcosa dietro.

I pezzi nuovi sono pronti?
Mi sono dovuta fermare per il tour, quindi dobbiamo ancora sistemare qualcosa, ma non manca molto.

Com’è stato tornare a scrivere dopo il successo che hai avuto?
Ho sentito più responsabilità. E anche un po’ di ansia: mi dicevo che le prime avevano funzionato solo perché avevo avuto fortuna e le nuove non sarebbero andate bene. Però non ho cambiato modo di scrivere, perché quello è il mio modo.

In “Solo te” canti “Essere giovani fa schifo”, un po’ come i Coma Cose che in “Mancarsi dicono “Che schifo avere vent’anni”: cosa renderebbe meno schifoso essere giovani?
Avere persone che ti ascoltano, perché gli adulti prendono poco in considerazione quello che diciamo e pensano sempre che siano i giovani il problema.

Su Instagram hai postato una foto che ti sei fatta scattare mentre ti vaccinavano, dicendo che vuoi provare a educare i tuoi follower: che reazioni hai avuto?
Abbiamo i social per condividere e influenzare in maniera positiva le persone. Penso che nessuno possa dirmi nulla sul vaccino perché credo sia abbastanza chiaro che l'unica soluzione sia vaccinarsi, quindi ho provato a spiegarlo ai miei coetanei. Anche perché lo Stato italiano non ti incita a vaccinarti in maniera costruttiva, ma dicendo: "Se non ti vaccini non entri al ristorante". Io ho cercato di dire la mia e alla fine non ho avuto riscontri negativi per fortuna. Ma se anche ne avessi avuti sarei stata comunque molto tranquilla. Se una persona mi fa una critica costruttiva, ci posso pensare. Ma se una persona si limita a giudicare quello che faccio, non avrà mai una risposta.

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