Buon compleanno, Ringo Starr!

Dieci segreti sulla vita del batterista dei Beatles che il 7 luglio compie 80 anni

Ringo Starr
7 Luglio 2020 alle 16:03

Non era il più bello. Non era il più bravo. Non è stato, dopo, il più fortunato artisticamente. Eppure pensate alla prima volta in cui avete sentito il nome “Beatles” e ammettete che il primo nome che vi è rimasto in mente è stato il suo: Ringo Starr. Sarà perché è un nome da pistolero del West, sarà perché non ha mai perso il sorriso neanche quando gli altri tre (Paul McCartney, John Lennon e George Harrison) si azzuffavano, sarà perché era il più anziano dei quattro, sarà perché è l’unico che ha voluto suonare con tutti gli ex soci anche dopo lo scioglimento del gruppo… E ora che il 7 luglio compie 80 anni, mentre lui festeggia con un concerto benefico via Internet, abbiamo deciso di raccontarvi dieci storie sulla sua vita. Partendo dalla domanda delle domande, quella che Ringo fa ai suoi concerti e con cui ha intitolato il suo ultimo album, uscito lo scorso ottobre: “What’s my name”, cioè “Qual è il mio nome”…

Un nome da vero film western
Il vero nome di Ringo è Richard Starkey, nato a Liverpool da famiglia poverissima. Prende lo pseudonimo nel 1959, quando tutti i membri della sua band di allora, i Rory Storm and the Hurricanes, si cambiano nome ispirandosi ai loro film preferiti, i western. Richard, già detto Ritchie, diventa prima Rings (“anelli”: erano la sua passione) e dopo Ringo. Starr, invece, è un’abbreviazione del cognome.

Entrò nel gruppo e... rissa!
L’ingresso di Ringo nei Beatles avviene il 18 agosto 1962, un paio di settimane prima della seduta di registrazione che avrebbe portato al primo 45 giri del gruppo, “Love me do”/“P.S. I love you”. Sostituisce Pete Best, che viene liquidato dal manager Brian Epstein con queste parole: «I ragazzi vogliono te fuori e Ringo dentro». Perché il cambio? La questione è aperta. Pete non suonava male ed era molto popolare, tanto che già in un concerto del 19 agosto (quindi il giorno dopo l’arrivo di Ringo) i fan di Best scatenano una rissa e George Harrison torna a casa con un occhio nero.

Ha avuto tre sostituti
Ringo viene sostituito per tre volte durante la sua carriera nei Beatles. In alcune incisioni di “Love me do” e “P.S. I love you” è relegato alle maracas e al suo posto suona il più esperto Andy White (5 sterline ogni tre ore di lavoro, circa 100 euro di oggi). Nel giugno del 1964 una tonsillite gli impedisce di suonare in otto concerti ed è sostituito da Jimmy Nicol. Tra il 1968 e il 1969, col gruppo già in crisi, Paul McCartney, dignitoso batterista, prende il suo posto durante le registrazioni di quattro canzoni; tre sono nell’album “The Beatles”, il famoso “doppio bianco”. Stanco delle critiche di Paul e delle liti, Ringo lasciò lo studio per fare una breve vacanza in Italia con la famiglia. Avrebbe poi ricevuto la copia numero 0000001 del disco, che venderà all’asta nel 2015 per circa 750 mila euro.

Le donne
Tre figure femminili scandiscono la vita di Ringo. La prima è Maureen Cox, prima moglie dal 1965 al 1975 (anno del divorzio) e madre dei suoi tre figli Zak (batterista anche lui), Jason e Lee. La seconda è Nancy Lee Andrews, al suo fianco dal 1974 al 1980. In quell’anno, poi, Ringo, sul set del film “Il cavernicolo”, conosce l’attrice Barbara Bach, sua moglie dal 1981. Celebre fotomodella negli Anni 60, la ricordiamo più come attrice: recita con Celentano e Pozzetto in “Ecco noi per esempio...” (1977) ed è, nello stesso anno, la Bond-girl Anya Amasova in “La spia che mi amava”.

Era anche un attore brillante
Con e senza Beatles, Ringo ha una interessante carriera cinematografica. Detto che “Help!” il secondo film del gruppo, gira tutto intorno a un anello di cui Ringo non riesce a disfarsi, ci sono almeno due interpretazioni “memorabili”, entrambe del 1971. In “200 Motels”, bizzarro film con Frank Zappa, Ringo è un tizio convinto di essere proprio Zappa. Nel western “Blindman”, invece, è il cattivo Candy.

Batteria super
Ringo non è mai stato un virtuoso. Però è stato il primo batterista a imporsi come stella nella musica pop. E di conseguenza ha reso un mito la sua stessa batteria. È la Ludwig, nella finitura Black Oyster Pearl, scelta nel negozio Drum City di Londra gestito da Ivor Arbiter, l’uomo che rispose alla richiesta di Brian Epstein di mettere il nome del gruppo sulla cassa inventando il classico logo dei Beatles con la “T” lunga. Curiosità: Ringo è mancino, ma ha sempre tenuto tamburi e piatti nella classica disposizione da destro.

L’amico di tutti
La carriera da solista di Ringo non è stata eccezionale, anche se qualche successo lo ha avuto e dal 1989 porta in tournée una All-Starr Band che ha accolto decine di leggende del rock. Ed è l’unico Beatle che, dopo lo scioglimento, sia riuscito a far suonare gli altri tre in un disco, seppure non insieme: nell’album “Ringo” del 1973.

Una scelta controcorrente
Se John Lennon è stato il Beatle più impegnato politicamente, Ringo nel 2017 stupisce tutti in un’intervista con Stephen Smith della Bbc dichiarandosi a favore della Brexit, cioè della discussa uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Ringo non ha votato perché da anni vive a Los Angeles.

Ricordando John Lennon
Nell’ultimo album “What’s my name” Ringo ha incluso la riedizione di una canzone di John Lennon, “Grow old with me”. L’ha scelta dopo aver sentito una cassetta in cui Lennon presentava così un suo provino: «Ringo, questo pezzo sarà perfetto per te». Nella registrazione, Paul McCartney ha suonato il basso e fatto i cori.

A Sanremo grazie ai Pinguini
Olivia Harrison, la vedova di George, ha raccontato di aver donato a Ringo il testo di una canzone scritta dal marito per Ringo nel 1970, “Hey Ringo”. Il foglio era dentro il sedile del pianoforte di casa. Se quella canzone è inedita, noi invece non dimentichiamo che all’ultimo Festival di Sanremo i Pinguini Tattici Nucleari si sono classificati terzi con la loro “Ringo Starr”: «In un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr». Insomma, un mito anche a 80 anni.

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