Oggi il mondo dei genitori si divide in due categorie: quelli che hanno già avuto a che fare con “Baby shark” (“Bimbo squalo” in inglese) e quelli che non l’hanno ancora fatto. Ma attenzione. Se ascoltate questa canzoncina per bambini in età prescolare rischiate di continuare a canticchiarla per ore senza riuscire a smettere. Non a caso il video su YouTube è stato già visualizzato oltre 2,6 miliardi di volte, il che lo rende uno dei più visti nella storia di Internet. Era dai tempi di “Gangnam style” di PSY che dall’Oriente non arrivava un fenomeno così travolgente. Ma perché tanto successo? La spiegazione non è una sola...
Il segreto
Secondo pediatri ed esperti, il successo di “Baby shark” tra i bambini (e non solo) sta nella raffinata combinazione di ripetizione e varietà: il tema musicale è semplicissimo, ma viene ripetuto nove volte, ogni volta con una intonazione diversa e diversi gesti della danza che lo accompagna.
Americano di nascita
Già nel secolo scorso la canzoncina veniva cantata (e ballata) attorno al fuoco dai boy scout: infatti sarebbe nata come gioco da campeggio. La prima versione diventata “virale” su Internet risale al 2007 ed è tedesca: ne nacque anche un disco di successo.
Il “tocco coreano”
L’esplosione è arrivata nel 2015 con la versione firmata Pinkfong, una casa discografica coreana specializzata in musiche per bambini. Al semplice video della canzone si è aggiunto presto quello con i movimenti della danza illustrati da due bambini irresistibili. Il filmato è diventato virale prima in Asia e poi in tutto il mondo.
Sfida pericolosa
La “Baby shark challenge” consiste nel ripetere alla perfezione (o quasi) i gesti che accompagnano le strofe della canzone e pubblicare in Rete i filmati. Qui la fantasia dei fan, spesso vestiti da squali, si è sbizzarrita, diventando persino pericolosa: infatti molte volte i protagonisti si filmano mentre vengono ripresi da un’auto che si muove al loro fianco o addirittura mentre guidano.
Il caso portato in tribunale
Il testo inglese è più semplice di quello coreano, che definisce ogni personaggio con un aggettivo: Mamma squalo è “bella”, Papà squalo è ”forte”, Nonna squalo è “gentile” e così via. Questo ha portato a grandi discussioni dopo che il giornale “Kyunghyang Shinmun” ha condannato il testo come «sessista e discriminatorio». Non solo. Un musicista americano, Johnny Only, sostiene di aver pubblicato già nel 2011 una versione della canzoncina sostanzialmente identica a quella di Pinkfong e ha fatto causa per plagio. Il processo è ancora in corso di fronte a un tribunale coreano.
Il testo
Anche la storiella raccontata può cambiare. Nel testo classico viene presentato a ogni strofa un membro della famiglia (Bimbo squalo, Mamma squalo, Papà squalo...) che poi va a caccia di pesciolini, che alla fine trovano rifugio e si salvano. In altre versione gli squali divorano persone che poi vanno in paradiso, oppure un surfista che perde un braccio, e così via...
L’hanno cantata le star
Non potevano mancare le esibizioni in tv, a cominciare da quelle dei gruppi di pop coreano come Twice, Red velvet e Blackpink, che hanno eseguito “Baby shark” nei loro oceanici concerti. Molto amata anche la versione “romantica” che il comico britannico James Corden ha eseguito durante il “Late late show” della Cbs in compagnia del cantautore Josh Groban e di Sophie Turner (l’attrice resa celebre dal ruolo di Sansa nella serie “Il trono di spade”). Anch’essa, ovviamente, è diventata virale.
C’è anche jazz, metal e...
Le varianti sono infinite. Basti dire che solo l’album ufficiale “The best of Baby shark” ne contiene 17, tra cui “Halloween sharks” e “Christmas Baby shark”. E c’è anche una popolare versione metal firmata dal norvegese Leo Moracchioli. E poi varianti jazz, pop, vocali e in tante lingue compresi francese, spagnolo e italiano.
E ora arriva Netflix
La verità è che ormai “Baby shark” è un “meme”: un’idea che si riproduce all’infinito, e con infinite varianti, grazie al popolo di Internet che la rende “virale”. Fino a quando non si sa: ma di certo la moda durerà ancora molto, se è vero che Netflix, il colosso della tv in streaming, sta studiando una serie basata sulla canzone.
In attesa del nuovo claustrofobico thriller acquatico «47 metri», facciamo un ripasso di quando gli squali hanno invaso le nostre sale (e salotti), da «Lo squalo» a «Shark Tale»