Francesco Gabbani: «È vero, io amo i tormentoni!»

Con la sua "Il sudore ci appiccica”, l'artista ci farà ballare (di nuovo) per tutta l'estate. Ecco l'intervista

Francesco Gabbani. A Sanremo 2016 trionfò con “Amen” tra i Giovani, l’anno successivo con “Occidentali’s karma” tra i Big  Credit: © Iwan Palombi
25 Giugno 2020 alle 09:42

Ritmo incalzante e un ritornello che ti si incolla, anzi, ti si appiccica in testa. Sulla scia di “Viceversa”, con cui è arrivato secondo a Sanremo, Francesco Gabbani presenta "Il sudore ci appiccica”, il suo nuovo singolo. 

Francesco, come stai?
«Bene, finalmente sto riassaporando i piaceri della libertà».

Il brano dice «la vita non male», ne è sicuro?
«Ne sono certo! I messaggi di speranza sono così, guardano sempre oltre l'ostacolo!».


Per alcuni sembra un po' il seguiito ideale di "Occidentali's karma".
«In qualche modo lo è. C'è un equilibrio tra leggerezza e messaggio sociale».

Quale messaggio?
«Il sudore, simbolo della fatica nelle difficoltà, ci unisce».

A chi ti sei riunito in questo periodo?
«A mia madre. Io sono in Liguria a tre chilometri da dove vive lei, in Toscana. Ci siamo ritrovati in una situazione assurda».

Nel videoclip ci sono due Gabbani.
«Sono le mie due anime. Una più riflessiva e una più caciarona, che si scatena».

Quale delle due preferisci?
«Ho sempre ricercato quella intimista, ma sto accettando quella più esuberante».

È quella dei tuoi tormentoni.
«Accetto il successo di quei brani senza farmi travolgere, un po' li amo e un po' mi spaventano. Nel dubbio, li canto».

A guardare il videoclip, sembra siano state molto impegnative le riprese.
«Ci abbiamo messo un giorno e mezzo in realtà, che è un tempo abbastanza standard. Abbiamo trovato le condizioni perché potesse essere possibile avere un corpo di ballo e ci siamo riusciti».

Si contrappone totalmente al videoclip di “Viceversa”, dove invece appari in primo piano, senza nemmeno il playback.
«Eppure il regista è curiosamente lo stesso: Fabio Capalbo. Anche se "Viceversa" ormai è diventata una canzone molto nota e cantata del pubblico, nasce da un'esigenza espressiva più “autoriferita”, che parla di me. Invece "Il sudore" mi riporta a un tema a me molto caro: il rapporto complicato dell'individuo nella società».


Nel disco omonimo, “Viceversa», è inclusa la sua proposta per la scorsa estate, ’È un'altra cosa”.
È un brano che è arrivato un po' all'improvviso con l'idea di pubblicare poi l'album  "Viceversa" lo scorso autunno. Poi, tra vari motivi e il Festival di Sanremo, siamo arrivati qui. Ecco, credo sia proprio un brano che chi non l'ha ascoltato, adesso può andare a scoprire».

A ottobre era prevista una sua data all'Arena di Verona.
«Adesso la data, già sold out, è stata rimandata da poco al 26 aprile 2021. Per me era impossibile accettare di fare il concerto con mille persone al massimo, come sembra si possa fare ora. Quando si farà nel 2021 voglio che sia un grande evento dove possiamo festeggiare, lo spero, il ritorno alla normalità».

Durante il brano parli spesso di "banane" e "bananone". Cosa intendi?
«È una parola con la quale intendo provocatoriamente le fregature, i sotterfugi e i “vizi” con i quali alcune persone vivono la loro vita senza reale rispetto per la collettività».


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