Fulminacci: il nuovo singolo “Un fatto tuo personale” «Parla delle persone e della società che mi sta intorno»

Il giovane cantautore romano, dopo "Canguro", è tornato con un nuovo brano e una speciale collaborazione con un robot

Fulminacci  Credit: © Sara Pellegrino
4 Dicembre 2020 alle 11:29

Classe 1997, romano di Roma, il suo nome è Filippo, ma voi potete chiamarlo Fulminacci. Nell'aprile del 2019 è uscito il suo album d'esordio "La Vita Veramente". Da allora ha aperto il live di Gazzelle al Mediolanum Forum di Assago, calcato il palco del Primo Maggio 2019 di Roma e ha ottenuto due importanti riconoscimenti: la Targa Tenco 2019 per la categoria Opera Prima e il premio Giovani Mei – Exitwell come miglior giovane indipendente dell’anno. Insomma, è stato un anno importante e denso di traguardi per Fulminacci, ormai non più un giovane ragazzo con la chitarra, ma un vero cantautore, come lui stesso ci racconta in questa intervista. 

«Devo dire che è bellissimo, sono tra i pochi che ha avuto l'occasione di vivere il proprio sogno e di farne un mestiere» esclama quando gli chiediamo che effetto fa «Sicuramente sento la responsabilità di non deludere chi mi ha apprezzato, perché è bello avere la possibilità di parlare a tante persone, che mi facciano capire anche loro cosa pensano. Io ho l'opportunità di cominciare dialoghi più che di fare comizi, di cominciare una conversazione».

Venerdì 4 dicembre arriva il suo secondo singolo "Un fatto tuo personale", che anticipa il suo prossimo album. Un singolo che ha avuto una gestazione di ben due anni, a differenza del precedente "Canguro". «È una canzone scritta di getto, con la pancia, musica e parole nel giro di poche ore» spiega, a differenza del suo nuovo brano che ha avuto numerose trasformazioni, fino all'arrivo dei produttori Frenetik&Orang3 che gli hanno dato l'ultimo tocco.

Raccontaci un po' il tuo nuovo singolo "Un fatto tuo personale"
«All'inizio era principalmente un testo un po' prolisso. L'ho scritto sopra una base che avevo fatto a casa, con un sound hip-hop old school. Non c'era neanche un ritornello, era un'unica strofa lunghissima. Non era un pezzo presentabile, ci ho messo due anni a concluderlo e nel mentre ha avuto varie fasi, fino a qualche mese fa, quando ha raggiunto la forma che volevo. Per quanto riguarda l'aspetto musicale ci sono state più scritture differenti, fino all'incontro con Frenetik&Orang3, con i quali ho trovato il vestito giusto».

Cosa non ti soddisfaceva?
«Ho fatto un'operazione diversa dal solito, come ogni volta che si fanno cose fuoi dalla propria comfort zone è stato difficile gestirla. Il testo parla delle persone e della società che mi sta intorno, cambiano giorno per giorno e io cambio mentre li osservo. Ecco perché nella stesura del testo ho dovuto continuamente cambiare idea, posizione, opinione. Ogni volta che parlavo con qualcuno vedevo sempre più facce di questo mondo e scrivevo nuove frasi. È un lavoro che diventa infinito se uno vuole, però è arrivato un mmento in cui ho messo un punto e basta. Per fortuna ho trovato un ritornello che musicalmente mi soddisfaceva e ha quella punta di emotivo che magari manca nel resto del testo. Musicalmente sono partito quasi da una strumentale hip-hop, poi mi sono detto "ma questo non sono io". Piano piano l'ho modificata, ho ripreso la chitarra acustica e poi grazie a Frenetik&Orang3 abbiamo trovato anche il modo di cantarci sopra».

Il sound è diventato più cupo, ritmato e sperimentale: quali sono le tue influente musicali al momento?
«"Canguro" e "Un fatto tuo personale" sono i due singoli che anticipano il mio secondo album, il primo scritto da vero cantautore. Non ero del mestiere quando ho scritto la prima canzone. Queste canzoni sono scritte pensando già a come sarà il live, alla tracklist, magari inconsciamente. C'è un approccio leggermente più "scientifico", ma non è una cosa negativa, è un passaggio naturale. Ho avuto l'occasione di fare questo mestiere bellissimo per un anno, adesso ragiono in maniera diversa e anche le mie influenze sono cambiate, perché ho conosciuto un sacco di persone che mi hanno dato input musicali.

Sul tuo profilo Instagram hai annunciato così l'uscita del singolo: "L’ho scritta pensando alle persone, a quanto sia facile cadere nelle trappole dei pregiudizi, a quanto sia difficile ma necessario mettere in discussione certe convinzioni ricevute in eredità dalla storia". Cosa significa?
«Un momento chiave della stesura di questo testo è stato durante il lockdown quando ho visto "Comizi d'Amore" di Pasolini, in cui il regista chiede agli italiani degli Anni 60 le loro opinioni sugli usi e costumi dei giovani o sulle tematiche scabrose dell'epoca. Ne emerge una certa misoginia o un certo attaccamento a una subcultura ipocrita del nostro paese. Mi sono reso conto di come era diversa la situazione allora, ma di come alcune cose siano rimaste dentro ognuno di noi, anche dei più rivoluzionari. Mi sono sono reso conto che anche chi crede di essere "progressista" in realtà nasconde dei pregiudizi che la storia gli ha lasciato in eredità. Abbiamo bisogno di ricordarci quali sono le cose che abbiamo conquistato e continuare a tenercele strette».


Com'è nata l'idea di affidare la realizzazione delle cover dei due singoli a un'Intelligenza Artificiale?
Oggi si parla molto di Intelligenza Artificiale, qualcuno addirittura pensa che possa sostituire anche l'artista o che magari possa arrivare a fare un quadro meglio di Van Gogh. È una tematica attuale che dobbiamo sviscerare. Ancora non siamo pronti, ci sono ancora persone che puntano il dito contro senza porsi nessuna domanda, ma era interessante utilizzarla per capire cosa può fare oggi. È stata elaborata da Mine Studio, studio grafico con cui collaboro dall'inizio. Sono stato da loro e non c'ho capito niente [ride]. In breve: scrivono dei codici e parlano con questo software per "addestrarlo", poi gli danno delle immagini e lui le rielabora in base a una sua idea estetica. È sconvolgente che vengono fuori delle opere che nessuno mai potrebbe concepire. Secondo me è un successo anche il disgusto, guardi queste grafiche e non capisci se sono delle figure semi-umane, hanno una gamba sì e una no, magari ti dà anche fastidio, però ti fa sentire come un bambino che vede qualcosa per la prima volta».

Voleva essere una provocazione o più una stretta di mano all'intelligenza artificiale, per far vedere fin dove la collaborazione uomo-macchina può arrivare?
«Mi piace pensare che sia un modo per far capire a tutti che che l'uomo e le macchine possono collaborare in una società funzionale. In questo caso io ho scritto le canzoni e l'intelligenza artificiale ha fatto le copertine. La cosa più interessante è che i grafici non hanno perso lavoro: lo studio si è attrezzato, lavorando anche molto duramente, hai imparato a fare il proprio mestiere in un altro modo. Uomini e Intelligenza Artificiale che collaborano, senza che nessuno tolga niente a nessuno».

E se le macchine iniziassero a scrivere canzoni?
«È possibile che prima o poi l'Intelligenza Artificiale riesca a produrre arte, magari personalizzata per il singolo essere umano. Potrebbe produrre una canzone che è adatta esattamente alle mie corde emotive e che tocca quelle sfumature emozionali di cui ho bisogno solo io e che ascolterei solo io. Diventerebbe un mercato dedicato al singolo e forse ci toglierebbe la possibilità di scoprire da soli le nostre sfaccettature. Il rischio è questo, che l'Intelligenza Artificiale capisca noi stessi prima di noi. Non ci permetterebbe di scoprirci da soli e di scoprire nuova musica».

Ultima domanda di rito: cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo album?
«Non vedo l'ora che esca, anche se non so nemmeno quando uscirà. In realtà è un insieme di cose che mi stanno a cuore, c'è molto di quello che ho ascoltato in questo anno. Mi sono abbandonato a fazioni diverse, ho scoperto lati di me che non conoscevo, ho scoperto musica nuova e credo che si senta dal disco, è molto diverso da quello precedente. Anche i singoli brani non sono fortemente legati l'uno all'altro. Ci sono canzoni che mi piacciono e spero piaceranno anche al pubblico, quella è la cosa fondamentale».

Seguici