A San Vittore e con un progetto speciale, l'artista presenta il suo nuovo singolo, in arrivo il 15 marzo 2019. Il racconto dell'evento nella struttura detentiva e la conferenza stampa tra ragazzi e ragazze che stanno scontando la loro pena
In "Album" di Ghali, tra i brani che hanno reso grande il suo nome come “Pizza Kebab”, “Happy Days” e "Habibi", c'è n'è uno chiamato "Ora d'aria". È un pezzo davvero importante per la sua carriera, forse uno dei meno "trap", ma rap da lui realizzati, almeno in quel disco.
In quel ritmo urbano e tribale ci sono accenni a un mondo a lui molto vicino, quello di chi sta dietro le sbarre: per diversi motivi il carcere ha segnato la sua vita e oggi ci ha spiegato perché. L'occasione è il lancio di "I love you", il suo nuovo singolo in uscita il 15 marzo 2019, pubblicato a un anno (e qualche giorno) da "Cara Italia", singolo certificato triplo platino.
«Qui da bambino ci venivo spesso per venire a trovare mio padre» racconta l'artista nel panottico di San Vittore, il centro nevralgico da dove partono tutti i corridoi della struttura detentiva di Milano, di fronte a un gruppo di giovani ragazzi e ragazze che stanno scontando la loro pena in attesa della loro seconda possibilità.
«Il figlio di uno dei detenuti in prigione con papà mi aveva fatto sentire per la prima volta un beatbox, quel ritmo fatto senza strumenti e con il solo uso della bocca. Ecco, è stato anche il mio primo "colpo di fulmine" con la musica».
Ghali ha incontrato nei giorni scorsi alcuni di questi ragazzi a San Vittore e ha cercato di capire qual è il loro rapporto con l'arte delle note, ascoltando le loro necessità di comunicazione con l'esterno. Nelle storie di Karim, Veruska ed Elisa, ha mostrato come in un documentario le urgenze, i desideri e le aspettative di chi sta scontando una pena. Uno degli aspetti più interessanti di questa particolare "conferenza stampa" è stato il grado di attenzione, entusiasmo e riconoscenza dei detenuti: noi "a piede libero" spesso siamo più disconnessi dalla realta rispetto a chi vive dietro le sbarre.
Abbiamo ascoltato assieme il suo nuovo brano "I love you", che il rapper presenta così: «"Cara Italia" era una lettera d'amore rivolta a qualcuno che idealmente sta più in alto di me, in un ruolo di potere. Quel messaggio che chiedeva cambiamento, dopo tanto tempo, non ha cambiato niente. Così ci sto riprovando con un nuovo brano. Questa volta parlo alla gente comune, quella che potrebbe giocare a calcio con me in cortile».
«Con "I love you" sto cercando non solo di dare un messaggio sociale, ma di fare qualcosa che vada un po' oltre. Ho la fortuna di avere oggi le orecchie e gli occhi puntati addosso ed è proprio in questo momento che posso far passare dei messaggi importanti come quello di questo brano».
La copertina del nuovo singolo di Ghali
Ghali spiega il significato della copertina: «È un mio omaggio a Michael Jackson, il mio mito e icona assoluta» dice «nella foto sono dietro le sbarre, legato a una palla stroboscopica mentre cerco di ballare in prigionia, guardando dall'altra parte la luce del tramonto».
Il primo ascolto di “I love you”
Ghali ci ha abituato a delle sonorità inconfondibili e, sebbene la produzione di questo brano sia nelle mani del bravissimo Zef, novità nelle produzioni di Ghali, la sua identità rimane potente e solidamente riconoscibile. A fare la differenza, come sempre nel suo caso, è la capacità di usare in modo sapiente il linguaggio. Ghali riesce a fondere in brani semplici un numero non del tutto decifrabile di significati. «È una lettera che potrebbe essere scritta da qui dentro verso l'esterno o il contrario» spiega nel carcere di San Vittore.
L'intento, in un senso più simbolico, è quello di creare un vaso comunicante tra mondi che sembrano non parlarsi. Quei due mondi non sono necessariamente quelli fuori o dentro una prigione, ma molti altri che hanno muri per lo più invisibili. Non ci sono fisicamente, ma sono duri più del cemento. È nell'abbattimento dei compartimenti stagni che si colloca l'abbraccio, la "connessione" tra persone diverse, per infondere coraggio, per sentirci tutti un po' più liberi.
Il "Ti amo" cantato da Ghali non è sdolcinato, è impregnato invece di kebab e di senso della realtà. "I love you" non vola a mezz'aria. Parla di una realtà cruda, a volte infame, ma è forse lì il luogo fertile per riconoscere e dare valore al bene più nobile.
Il progetto
Ghali ha realizzato con una selezione di detenuti un murales con su scritto "la musica libera tutti". Una parte di questo murales è stato realizzato su una tela. L'artista ha deciso di portare a casa quel "pezzo" dell'opera per rivenderla in beneficenza, a favore dell'associazione giovani e donne della casa circondariale. «Attorno a questo brano voglio far nascere un progetto» dice «che superi il concetto di una sola canzone, come l'idea di creare del merchandising, eventi e situazioni che fanno un po' da accessorio al brano e che ne possano estendere e espandere il messaggio».