Rettore: «Quest’estate “Faccio da me” (e con Tancredi)»

La cantante spopola nelle radio con la hit che canta insieme con il concorrente di “Amici”

11 Luglio 2022 alle 07:57

Parlare con Rettore mette addosso adrenalina. L’artista parla a raffica di questa sua estate caldissima: “Faccio da me”, la hit che canta insieme con Tancredi, mette voglia di ballare nelle belle serate all’aperto. Per lei è una grande soddisfazione, perché Donatella (anzi “Dada”, come preferisce essere chiamata da noi amici di Sorrisi) adora lavorare con i giovani. «I ventenni sono brillanti e hanno tanta voglia di fare» spiega.

Com’è nata l’idea del brano “Faccio da me”?
«Io avevo scritto tanti pezzi, anche con una vena ironica. Ma c’era sempre una nota un po’ critica sulla situazione attuale. In questo periodo, però, abbiamo tutti bisogno di leggerezza e “Faccio da me” era perfetto: leggero, disimpegnato, ma non troppo. Dice anche delle grandi verità, come: “Si perde sempre in due se l’amore è una sfida”... Il brano me lo ha proposto il compositore e produttore musicale Luca Chiaravalli, che io ho ribattezzato “il gigante buono”, perché è altissimo di statura e bravissimo».

Che cosa l’ha conquistata di Tancredi?
«Intanto è del 2001, della generazione Z. La sua generazione è la mia rigenerazione (ride). Trovo che abbia talento, è un rapper che sa cantare. A me piacciono i ragazzi come lui e Margherita (Carducci, alias Ditonellapiaga, ndr), con cui ho duettato in “Chimica” all’ultimo Festival di Sanremo. Imparo molto dal confronto con loro. E poi il padre di Tancredi ha tutti i miei dischi, come il papà di Veronica Lucchesi della band La Rappresentante di Lista. Per loro, pezzi come “Lamette” sono la colonna sonora di famiglia».

Nella hit canta: «E quando scende il sole io divento incandescente». Si sente così? È la regina della notte?
«Mi accendo di notte, ma pure di giorno. L’ora più bella per me sono le sei di sera, perché è quella in cui raccolgo i pensieri. Quand’ero piccola, era l’alba il momento della resa dei conti, quello in cui, se qualcosa andava storto, risolvevo dicendomi: “Faccio da me”».

Condivide il proverbio “Chi fa da sé fa per tre”?
«Sul lavoro sì: a volte delegare ad altri è un rischio. Io faccio tre volte più fatica, per esempio».

«Facciamo pace, spegni la luce». Nel ritornello si mette fine a un bisticcio tra amanti. Litiga spesso con suo marito, il musicista Claudio Rego?
«Tutti i giorni. Anche ieri, perché eravamo in spiaggia in Liguria e c’era il brecciolino, il pietrisco che dava fastidio alle zampe dei nostri cani, Collins e Lupo. Non è che non andiamo d’accordo, diciamo la stessa cosa, ma in modo diverso. A volte giochiamo a chi urla di più e in genere vinco io».

Una litigata storica?
«Nel 1980 a Roma, in pieno agosto, con la città deserta. Avevamo preso in affitto un appartamento nel quartiere Prati e dovevamo incontrare il produttore di un film che avevo iniziato a girare, “La ragazza che portava fortuna”. Peccato che la portinaia, Franca, avesse chiuso l’acqua perché pensava che nel palazzo non ci fosse più nessuno. Allora chiesi a Claudio di citofonarle, per ripristinare l’acqua. Lui con lei fu gentile come al solito suo: “La prego signora, per favore...”. E io mi arrabbiai tantissimo, perché era stato fin troppo educato. Annullai l’incontro col produttore, il film saltò all’ultimo minuto e io gli misi il muso. Volarono piatti, abat-jour».

E dopo?
«Verso sera l’acqua è tornata, mi sono fatta una doccia e mi sono calmata. Dopo la cena con una pizza, abbiamo spento la luce e abbiamo fatto la pace».

Da 45 anni Claudio è sempre al suo fianco.
«Tra luglio e agosto faremo diverse serate. Ma la vera sorpresa è un altro singolo a settembre, vediamo».

Pianificate anche qualche giorno di relax?
«Noi andiamo sempre alla “Bau Beach” di Marina di Cecina (LI), perché è perfetta per i nostri “pelosetti”. Ma vorremmo fare anche un giro in Sicilia e nelle isole: Lampedusa o Favignana».

Che attività le piace fare al mare?
«Pagaiare con Claudio».

Pagaiando, vi capita di canticchiare qualcosa?
«Mi piace “L’eccezione” di Madame. Finalmente ho capito come canta. L’autotune mistifica, maschera molto la voce. La sua mi ricorda quella della Caselli, che mi piaceva tanto da ragazzina».

Di “Chimica” di Cesare Cremonini, che ha lo stesso titolo della sua canzone sanremese con Ditonellapiaga, che ne pensa?
«Amo Cremonini, sono una sua fan. Ma mi meraviglio di lui: al posto suo, io non l’avrei fatto. Perché pubblicare dopo il nostro un brano simile nella tematica? Quantomeno avrei cambiato il titolo. E lo stesso penso di “Kobra” di Mahmood. Non poteva intitolarla almeno “Cobra”, con la C? Tanto più che “Kobra” per tutti è solo la mia canzone del 1980: “Il kobra non èèè un serpente” (la intona e sorride, ndr)».

Ricorda dove l’ha scritta?
«In aereo, sul sacchetto per il mal d’aria, con una biro. Io uso quasi sempre una penna normale e un quaderno, che mi porto ovunque. L’unica eccezione nel 1979: per “Splendido splendente” ho usato la Parker d’oro che mi aveva portato in regalo Claudio dall’America, dov’era stato in tournée con Little Tony».

Chiuda gli occhi ed esprima un desiderio. Che regalo desidera per quest’estate?
«Un regalo stupendo è già in arrivo: presto avremo un terzo “figlio” a quattro zampe. Allarghiamo la famiglia con un cagnolino che proviene da una cucciolata. L’ho visto in foto e l’ho chiamato Tigre, è un piccolo rough collie».

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