Il 29 settembre l’artista celebra 50 anni dall’uscita dell’album “Anima” con un concerto all’Arena di Verona
«I tempi sono diversi e cambiano le maniere di esprimersi. Oggi c'è troppa attenzione al look, sei sul palco perché hai un'anima, un pensiero e non solo per mostrare la tua immagine. Mi ha fatto piacere vedere alcuni cantanti inglesi tornare a esibirsi solo con la chitarra, una canzone deve valere per ciò che è». Riccardo Cocciante è nostalgico di fronte alla musica che cambia e ha le idee chiare sulla nuova generazione che «ora segue solo le mode, mostrano le gambe e nascondono l'anima» ammette. Ci siamo trovati con lui in un ristorante di Milano dove ha raccontato alla stampa alcuni dei progetti più imminenti per i festeggiamenti di "Anima", l'album che compie 50 anni contenente le indimenticabili “Bella senz’anima” e “Quando finisce un amore”.
È proprio dal successo del 1974 che l'artista parte per sfogliare i ricordi: «All'inizio "Bella senz’anima" era stata bocciata dalle radio, poi è esplosa e mi sono trovato primo in classifica senza essere preparato. Non sapevo nemmeno come presentarmi al pubblico, cantavo in piedi, quasi senza pensare. La canzone è diventata parte di me, mi ha definito. Da lì mi sono chiesto: "E ora cosa faccio?". Realizzare una canzone non è un arrivo, è solo l'inizio». Cocciante ci parla anche del forte intuito del suo pubblico, che ha sempre capito per primo il valore della sua musica: «È la gente che sceglie, non la discografia. Ha fiuto e sa scovare ciò che è speciale. Certo, non è mai prevedibile, ma ha una sensibilità unica».
Cosa manca alla musica oggi? «Un premio per certificare il valore di quello che facciamo, come i Grammy» ci dice. «In Italia abbiamo talenti incredibili, come Mina o Gino Paoli, che meriterebbero un riconoscimento per il loro contributo. È un peccato che la nostra categoria venga spesso sminuita come semplice intrattenimento». L'ultimo atto della nostra chiacchierata riguarda il grande evento del 29 settembre: dopo anni come compositore, Riccardo Cocciante tornerà in concerto nella splendida cornice dell'Arena di Verona.
«Per questo evento ho deciso di non basare tutto sull'orchestra, ma tornare alle radici del nostro rock pop, quello più essenziale, con chitarre aggressive. Volevo ricreare quell'energia di un tempo, quando la musica era più grezza e autentica, senza troppa perfezione» ci svela. Il futuro? «È sempre una sfida. Intanto torno con un concerto vero e proprio, ed è quasi un miracolo essere ancora qui a fare musica».