Shade presenta «Irraggiungibile»: l’intervista

Tutto sul nuovo singolo realizzato da uno dei più talentuosi rapper italiani. Con Federica Carta di «Amici»

21 Novembre 2017 alle 11:37

Abbiamo passato l'estate ascoltando «Bene ma non benissimo» (23 milioni di visualizzazioni su YouTube, è certificato disco di platino) e adesso Shade è pronto per il passo successivo, il brano «Irraggiungibile» in duetto con Federica Carta di «Amici». 

Vito Ventura, rapper e doppiatore, mentre stiamo scrivendo questo articolo è primo su iTunes (la notizia non è tanto la prima posizione, ma il fatto che sia sopra i tantissimi nuovi singoli pubblicati in questo periodo) e primo in tendenza su YouTube con il videoclip ufficiale che ha da poco superato un milione di visualizzazioni.

Abbiamo chiacchierato con lui per farci raccontare tutto sul brano.


I tuoi pezzi più recenti, «Irraggiungibile» non fa eccezione, riportano formule di successo già consolidate in Italia. Cosa rende i tuoi brani diversi da proposte simili?
«Credo il lavoro sui testi. Io scrivo senza pensare al pubblico di riferimento, spesso i miei brani sono pieni di parole che capiamo io e altre venti persone, termini arcaici o troppo "giovani" e legati al mio mondo, quello del rap. Un altro aspetto è l'extrabeat, il rappato velocissimo e le rime sempre ben incastrate, sono cose alle quali non riesco proprio a rinunciare».

Quando e come scrivi i tuoi testi?
«Li scrivo mentre faccio altre cose di lavoro, mentre viaggio. Poi vengono letti dal mio manager e ci interroghiamo sul linguaggio, sulle parole che a me sembrano chiarissime e per lui non lo sono, sul mio "abuso" di extrabeat che mi chiede di tenere sotto controllo».

Il tuo manager, Cristofer Stuppiello, è anche regista del videoclip.
«È il suo esordio. Nonostante avessimo a disposizione un solo giorno di riprese e sia stata una corsa contro il tempo, ha fatto un lavoro straordinario. A volte fa paura Cristofer, mi sorprende continuamente la gamma infinita di sue capacità».

L'esordio di «Irraggiungibile» è incoraggiante.
«Mi fa effetto e trovo sia incredibile. Non mi nascondo, sono sicuro che abbia contribuito la somma del mio pubblico con quello di Federica Carta, che ha fan molto lontani dal mio mondo. Mi colpisce perché vengo da un successo danzereccio come "Bene ma non benissimo" e cambiare atmosfera in modo così radicale poteva lasciare spiazzato chi mi segue».

Come fai spesso, l'hai presentato attraverso un freestyle su Youtube.
«Sì, in tema "La la land" come la cover del singolo. Volevo che ci fosse Federica ma non ero per niente sicuro che volesse farsi coinvolgere in una delle mie follie. Ha detto subito di sì e non vedeva l'ora di esserci. È stato davvero divertente».


Il duetto con una protagonista di «Amici» ha fatto discutere.
«Sì. Non sono mai stato propriamente un fan dei talent show in generale».

Come mai?
«Perché ho visto tanti miei amici sparire dalla scena dopo un anno di buona visibilità».

Allora perché Federica?
«L'ho conosciuta in estate a un festival radiofonico dopo averla sentita ai "Wind Music Awards", dove ero in gara quindi ero molto molto teso. Quando ho sentito come canta e conosciuto la persona che è, non ho più ragionato sul talent ma sul talento».

Come ha reagito il tuo pubblico?
«Ho chiesto a chi mi segue di non criticare lei ma me e le mie scelte. Di far parlare la musica e non i pregiudizi. Se prima della pubblicazione del brano c'erano delle perplessità, sono per lo più svanite dopo l'ascolto».

So che sei impegnato in molti appuntamenti live durante l'anno.
«È una cosa di cui vado orgoglioso e credo sia anche la ragione per cui oggi la risposta del pubblico è così immediata. Vi faccio un esempio: una volta registrato il freestyle e il video ufficiale del brano, dal venerdì alla domenica ho fatto cinque eventi live».

È faticoso conciliare tutto?
«Lo è, ma una delle cose alle quali tengo di più. Voglio far capire alle persone che vedere il proprio artista esibirsi dal vivo, in qualsiasi modo e maniera, è figo. Il contatto è diretto, vedi le reazioni. Il mio manager fa un lavoro incredibile rispondendo a tutte le mail e cercando ogni occasione per viaggiare, farmi conoscere, portare in giro la mia musica».

Tra le tue attività c'è anche quella di doppiatore.
«Sì. Ho appena finito di registrare un audiolibro intitolato "Muro di casse", un racconto sulla storia dei rave e su come si sono sviluppati oggi. Ho anche prestato la mia voce per la serie documentario originale Netflix prodotta da Jay Z e dedicata a Kalief Browder, imprigionato ingiustamente per tre anni a causa di un presunto furto. Ho recentemente anche doppiato il documentario sempre per Netflix "One of us" che racconta il percorso di tre ebrei chassidici che cercano, con enorme difficoltà, di lasciare la loro comunità».

È molto atteso il tuo nuovo album, ma sembra non essere una tua prorità.
«Se non lo è per me, lo è però per i miei fan, che sono anche abbastanza arrabbiati perché ho promesso che sarei uscito con un disco nel 2017. Avrei voluto, ma avrei chiuso un album nel modo sbagliato facendo del male a me e a loro. Quindi aspetterò. Voglio che siano sempre fieri di me».

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