22 Novembre 2019 | 16:15 di Enrico Casarini
Domenico Modugno e Vasco Rossi: li vedreste fianco a fianco? E cosa potrà mai unire Toto Cutugno e Giorgio Gaber? Eppure loro, e molti altri, sono legati dal fatto d’essere partiti dallo stesso punto e di aver percorso lo stesso cammino che li ha portati al successo in tempi in cui non esistevano “X Factor” e “Amici” o YouTube, e la scoperta del talento era tutta nel talento dei discografici.
I discografici di Carosello, nello specifico: la storica etichetta italiana compie 60 anni e li festeggia pubblicando “Carosello Records 60 x 60 - Valore alla musica” (euro 29,90), libro che include magnifiche storie, aneddoti e una selezione di rari, emozionanti scatti d’archivio (alcuni li vedete qui). Ma la vera festa sta nel fatto che Carosello, rimasta l’ultima grande casa italiana indipendente, continui a fare la casa discografica “di una volta”, a essere “una grande famiglia” per le giovani star su cui punta. E ha sempre saputo evolversi, se è vero che è stata tra le prime a puntare sul rap (con Emis Killa) e sul nuovo pop italiano (con Levante, Thegiornalisti e Coez), e tuttora è la casa di artisti di valore come Diodato e Ghemon, protagonisti negli ultimi due Sanremo.
Carosello nacque nel 1959 a Milano, in Galleria del Corso, l’indirizzo dove praticamente “abitava” tutta la musica italiana. Giuseppe Gramitto Ricci, da tempo alla guida delle Edizioni musicali Curci, capisce che deve fondare la Carosello riflettendo sulla vittoria di Domenico Modugno al Festival di Sanremo del 1958. “Nel blu dipinto di blu”, pubblicata dalla Curci, sconvolge il mondo della musica, come raccontiamo qui a fianco. È il momento di non limitarsi più a gestire il diritto di registrare ed eseguire canzoni: bisogna “fare” i dischi. Curando i particolari come avrebbe fatto un artigiano e tenendo sempre occhi e orecchie aperti su talenti e tendenze, per cogliere l’attimo e dare il colpo di acceleratore in grado di ripetere il “miracolo Modugno” e iniziare a… Volare.

Fu davvero... colpa di Alfredo
Vasco Rossi arriva alla Carosello nel 1982. Ha già pubblicato quattro album e di lui si inizia a parlare parecchio: potrebbe essere il prossimo fenomeno del rock italiano? Mentre è impegnato a lavare i piatti dopo una cena, Giuseppe Gramitto Ricci chiede al figlio Alfredo, allora 20enne, che cosa pensa del ragazzo; il giovane Alfredo dice che sì, potrebbe funzionare. Vasco rimane alla Carosello per cinque anni e per cinque album, scolpendo il suo mito con “Vado al massimo”, “Ogni volta”, “Vita spericolata”, “C’è chi dice no”…

Tutto iniziò con “Volare”
Domenico Modugno (1928-1994) vince il Festival di Sanremo del 1958 con “Nel blu dipinto di blu”, cioè “Volare”, e nella nostra musica leggera cambia tutto. Prima c’erano autori e interpreti: lui è l’autore che si canta da sé. Anzi incarna le sue canzoni e si fa amare in tutto il mondo. Gramitto Ricci capisce che questo artista nuovo merita una casa discografica “su misura”: nasce la Carosello.

Quel consiglio di Mina a Gaber
Dai pezzi più popolari agli storici spettacoli di teatro-canzone iniziati nel 1970 con “Il signor G”, oggi la grande discografia di Giorgio Gaber (1939-2003; in questa foto con la moglie Ombretta Colli e la loro figlia Dalia) è tutta pubblicata dalla Carosello. E dire che l’arrivo dell’artista milanese nella casa discografica nasce da una chiacchierata tra amici. Fu Mina che suggerì a Gaber di accettare la proposta: la grande cantante
aveva trovato in Gramitto Ricci un imprenditore attento e capace.

Quando Toto aveva i Tati
Toto Cutugno nasce praticamente alla Carosello: qui, nel 1970, incide con il gruppo chiamato Toto & i Tati “Questo fragile amore”, il suo primo pezzo importante. Dieci anni dopo, da solista, vince il Festival con “Solo noi”. Nel 1983 Toto riesce finalmente a pubblicare una canzone che ha scritto nel 1981 per Celentano (che non la cantò mai): “L’italiano”. E conquista il mondo.