Claudio Baglioni: 25 anni di «Mille giorni di te e di me»

Il capolavoro romantico del cantautore, contenuto nell'album «Oltre» (1990) festeggia un quarto di secolo ed è entrato ormai di diritto nel cuore del pubblico

Claudio Baglioni ospite al Festival di Sanremo nel 2014.  Credit: © Corbis
25 Novembre 2015 alle 14:51

C'è una canzone che ha fatto da spartiacque fra il romanticismo ingenuo, embrionale, adolescenziale del primo Claudio Baglioni (quello di «Questo piccolo grande amore» e dintorni, per intendersi), e il racconto di un amore adulto, finito, strapazzato e sofferto. Quasi rimuginato, ma non per questo meno alto. Anzi. Si tratta di «Mille giorni di te e di me». Canzone che è diventata col tempo non solo un punto fermo della musica leggera italiana, stra-suonata fra piano bar e karaoke, ma anche l'irrinunciabile perla del repertorio del cantautore romano.

Impossibile per lui non proporla in concerto, nonostante l'indubbia difficoltà interpretativa (è un crescendo ardito e va presa molto bassa all'inizio). Il pubblico appena la sente va in sollucchero, si spella le mani e la intona in coro a squarciagola. Difficile sottrarsi a questo rapimento per chi sbatte ogni giorno a muso duro contro la vita ma, sotto sotto, è un tenerone. «Mille giorni» (così, brevemente, per gli amici) compie 25 anni. Contenuta nell'album «Oltre», datato 1990 (11° da studio per Baglioni), è rimasta come pagina indimenticabile fra quelle 20 tracce, un brandello di cuore ferito spalmato sul pentagramma con una sapienza di scrittura difficilmente eguagliabile. 5 minuti e 38 secondi di psicoanalisi affettiva, tra passato, presente e futuro di una relazione.

E pensare che quel pezzo avrebbe dovuto entrare cinque anni prima (in una versione più basica, senza l'incipit «Io mi nascosi in te poi ti ho nascosto» e l'efficace verso «E una storia va a puttane, sapessi andarci io») nell'album «La vita è adesso», ma fu poi tolto all'ultimo per lasciare tutta la visibilità al brano che dà il titolo all'album. «È una canzone che nasce dall'idea che l'innamoramento, il vero amore» ha spiegato Baglioni «nasca spesso quando l'amore è finito. Inoltre, secondo me un uomo, quando incontra una donna e s'innamora veramente, cerca di nascondersi in lei e poi nascondere lei stessa - quindi il suo involucro - agli occhi del mondo. Tutta la canzone è autobiografica, ma con quel gusto che gli artisti hanno di mettere insieme diverse biografie. 'Chi ci sarà dopo di te respirerà il tuo odore pensando che sia il mio' è un verso a cui sono particolarmente affezionato perché penso che la memoria abbia un odore; l'assenza delle persone si misura ancora con il loro profumo».

In tanti, sconosciuti o star, hanno provato a “scalare" «Mille giorni di te e di me», reinterpretandola su cd o in qualche show dal vivo, magari duettando con il divo Claudio. Fra questi: Luca Laurenti, Federico Salvatore, Max Giusti (a «Tale e quale show»), Anna Oxa, Mango, Matteo Becucci, Laura Pausini, Alessandro Preziosi, Alessandro Casillo e Gigi D'Alessio. Tutti impegnati a rileggerne la magia senza tempo. Quella dell'illusione di una storia che non finisce, dell'amore che ti piega dentro ma alla fine vince ogni tempesta. Ieri era «quella sua maglietta fina». Sognante, illusa. Anni con i quali Claudio ha faticato a fare pace («Quando ero cretino», ricorda). Oggi un nuovo capolavoro che racconta la storia amaramente disillusa di chi all'amore vuole dare ancora una chance.


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