Claudio Cecchetto: «Vi dico io qual è il tormentone dell’anno»

Abbiamo chiesto a un grande talent scout la formula magica per una hit estiva

Claudio Cecchetto
2 Settembre 2021 alle 10:26

Quando si parla di tormentoni estivi, chi meglio di Claudio Cecchetto può aiutarci a districare i dubbi su questa imprevedibile estate in cui abbiamo incoronato... Orietta Berti regina delle radio? Quando gli telefono, è a Milano. «Ma sono pronto a ripartire con il tour di Max Pezzali» mi racconta Cecchetto, che produce ancora l’ex 883 da lui scoperto. «Siamo stati fermi per tanti mesi ma questi splendidi concerti, pur con tutti i limiti imposti dalla pandemia, ci stanno ricordando perché facciamo questo lavoro».

Cecchetto, chi ha vinto la sfida dei tormentoni?
«La verità? Ora sono tanti “tormentini”... non come un tempo quando tutte le radio puntavano sullo stesso cavallo, come “La canzone del capitano” di Dj Francesco (che Cecchetto produsse nel 2003, ndr). E poi ci sono i tormentoni “a target”».

In che senso?
«Per i giovanissimi ci sono i Måneskin: è un pubblico che non si accontenta della canzone, vuole il look, lo spettacolo. E poi c’è il tormentone pop, come “Mille”. Sono canzoni più trasversali, ma è impossibile che ai giovani interessino davvero: per loro Fedez e Achille Lauro sono già troppo adulti, figuriamoci Orietta Berti!».

Però è una bella trovata.
«Bisogna riconoscere anche che l’idea l’aveva già avuta quattro anni fa Rovazzi duettando con Gianni Morandi in “Volare”».

Coinvolgere le “vecchie glorie” è già una moda?
«Penso che siano episodi isolati, piaciuti perché efficaci. Non credo che ora i produttori si mettano a dire: “Trovatevi un artista vintage altrimenti non vendete!”».

Al posto di Jovanotti, un altro artista che lei ha lanciato, avrebbe regalato una sua canzone a Morandi?
«Si vede che Lorenzo aveva voglia di fare musica ma rimanendo dietro le quinte: ha regalato il brano a Gianni per portargli un po’ di allegria dopo l’incidente alla mano, e lui in cambio l’ha portata a tutti noi».

Ma ci sarà stato almeno un tormentone degno dei bei tempi.
«L’unico che ne ha tutte le caratteristiche è “Bongo cha cha cha”: il tormentone non può essere solo da cantare, deve stimolare in qualche modo il movimento del corpo, ispirarti una coreografia. Ecco, “Bongo cha cha cha” è un tormentone al 100%, anche se tutti lo chiamano “Vongola”».

Oggi il più ascoltato in radio è Marco Mengoni.
«Il suo singolo è quello che chiamo un “tormentone alla lunga”, è partito piano, qualcuno ha provato a criticarlo, ma poi come le vere canzoni di successo ha conquistato tutti. Con le sue sonorità Anni 80-90 è una boccata d’aria fresca per non annegare in un mare di reggaeton (ride)».

Non è che il reggaeton è un po’ passato di moda?
«Per nulla, in realtà ce ne sono tanti, ma si fanno la guerra tra di loro. Non c’è un titolo che emerge, quindi si notano meno. I ritmi latini ci sono da sempre, ricordo che quando andavo in discoteca da ragazzo c’era la samba».

Le discoteche chiuse hanno cambiato le regole?
«Mi spiace tanto per un settore che è stato penalizzato così tanto dalla pandemia. Ma non c’è mai stata così tanta musica in giro, dai “chiringuiti” ai ristoranti dove dopo una certa ora si balla sui tavoli. Una volta c’erano solo i jukebox...».

Che cosa pensa del fatto che così tante hit italiane siano un duetto o abbiano un “featuring”, cioè un ospite?
«In Italia come al solito siamo arrivati in ritardo, è un fenomeno che ho osservato a lungo all’estero e mi è sempre piaciuto. Mi chiedevo sempre come mai non lo facessimo anche noi: forse gli artisti avevano paura del successo degli altri? Ma la condivisione è nella natura della musica, non a caso “play” in inglese vuol dire sia suonare che giocare».

Suo figlio Leonardo anni fa incise anonimamente un pezzo che diventò virale sul web, “Le focaccine dell’Esselunga”. Mi racconta come andò?
«Aveva fatto per gioco questo pezzo inviandolo agli amici su WhatsApp, e si fecero due risate. Erano gli anni dell’esplosione della trap, ma il suo brano era molto meno serioso. Poi una sera a cena lo vidi turbato...».

Cos’era successo?
«Qualcuno aveva pubblicato il suo pezzo su YouTube. E io gli dissi: “Bene! Così se piace te lo riprendi, se non piace nessuno ti criticherà” (ride). E invece continuò a macinare visualizzazioni, girammo anche un video».

Fa ancora musica?
«Sì, si fa chiamare OEL, che è il contrario di “Leo”. Lo trovate su Spotify. Ora ha iniziato a usare le chitarre, gliel’avevo detto pure io: “Basta con questi suoni campionati tutti uguali!”».

E il suo figlio più grande, Jody, nel 2019 ha rivisitato il suo “Gioca Jouer”...
«Lo ha fatto per una sigla tv (un programma su DeaKids, ndr) ma prima mi ha chiesto il permesso. E io ho detto: “Perché no?”».

Dopo 40 anni è ancora il tormentone dei tormentoni in decine di villaggi e miniclub.
«Da disc jockey volevo fare un pezzo dance tutto mio, ma ero stonato. Così ho creato un gioco sul mio supporto preferito, il disco. E trovo che sia naturale che un gioco duri più di una canzone».

Ai suoi figli dà mai consigli “da produttore”?
«Per due ragazzi cresciuti immersi nella musica è impossibile non appassionarsi, ma io li lascio andare liberi. Consigli non ne voglio dare, ma pareri sì. E poi che facciano con la loro testa».

Lei lanciò anche Amadeus, è contento del suo successo a Sanremo?
«Il nostro era un laboratorio (parla di Radio Deejay, fondata da Cecchetto nel 1982 e da lui diretta fino al 1994, ndr) ed è bello vedere che le persone che hanno lavorato con me hanno imparato così bene. Gli avevo augurato di condurre tre Festival, proprio come quelli che ho fatto io».

Ha dei consigli in vista del prossimo Sanremo?
«È proprio come con i figli: consigli non ne do, ma per un parere ci sono sempre».

Insomma, esiste una formula per il tormentone perfetto?
«È come chiedere alla Coca-Cola la formula della Coca-Cola: se anche la conoscessi, non ve la direi (ride). Ma una cosa è certa: il tormentone è come il tartufo. Se tutti sapessero dove spunta, tutti lo troverebbero. E non avrebbe più valore. Noi produttori dobbiamo essere così: dei bravi cani da tartufo».

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