Claudio Villa ci lasciò durante il Festival di 35 anni fa: lo ricordiamo così

Il 7 febbraio 2022 ricorre il 35° anniversario della sua morte, proprio due giorni dopo la fine del Festival di Sanremo

7 Febbraio 2022 alle 08:33

Già ce l’immaginiamo, lassù, Claudio Villa che attacca briga col Padreterno, rimproverandogli di aver fatto cadere il 7 febbraio 2022, 35° anniversario della sua morte, proprio due giorni dopo la fine del Festival di Sanremo.

Re del Festival

Del Festival, Claudio Villa, scomparso il 7 febbraio 1987 a soli 61 anni per le conseguenze di un infarto che lo aveva colto mentre metteva in moto la sua amata Moto Guzzi “Le Mans”, era il conclamato “Reuccio” e ne rimane un simbolo, oltre che il cantante col maggior numero di successi: quattro, a pari merito con Domenico Modugno. Anzi, in un certo senso, il Festival come lo conosciamo oggi, quello televisivo, nacque con lui, nel 1955. Quell’anno debuttò pure il playback. A beneficiarne fu proprio lui, che a causa di una faringite finse di cantare “Buongiorno tristezza” e vinse insieme a Tullio Pane, con cui si aggiudicò anche il secondo posto con “Il torrente”. Paradossalmente, negli Anni 80, sarà proprio Villa a battersi per eliminare il playback dal Teatro Ariston e riportare in vita l’orchestra. Se oggi gli orchestrali di Sanremo sono imprescindibili, assegnano un loro premio, votano e a volte si sono pure presi la scena con qualche gesto clamoroso, il merito è anche di Villa.

Successo mondiale

Negli Anni 50 divenne il cantante italiano per eccellenza, raggiungendo grande popolarità e successo in un panorama musicale ancora dominato dai “Maestri” e dai direttori d’orchestra, e non dagli interpreti. Villa, al secolo Claudio Pica, romano di Trastevere, nato da una famiglia povera, divenne il primo idolo popolare, con decine di fan club, un fenomeno nuovo per l’Italia di allora, che orgogliosamente inaugurava di persona. Fu anche il primo cantante a esportare la musica leggera italiana nel mondo: Argentina, Australia, Cina, Giappone, Stati Uniti, Unione Sovietica.

Carattere spigoloso

Essere popolare e di successo, però, non significava per lui essere “piacione” o simpatico a tutti i costi. Tutt’altro. Il suo lato migliore era proprio quel caratteraccio “sanguigno” che lo aveva reso polemico, litigioso, ma anche indomito nelle sue battaglie. Un personaggio così fuori dagli schemi che nel 1957, dopo la vittoria al Festival con “Corde della mia chitarra”, giornalisti e avversari polemizzarono contro di lui per una presunta “stecca” e lo accusarono di presunzione e divismo. Proprio il nostro giornale, anticipando Aldo Biscardi di qualche decennio, lo sottopose a un “processo”, per “Abuso di stecche, eccessiva immodestia, illecito dispotismo”. Sorrisi, dopo aver pubblicato una requisitoria d’accusa e un’arringa di difesa, chiese al pubblico di votare l’innocenza o l’assoluzione. I lettori lo assolsero.

Stimato da Pasolini

La stessa procedura verrà riproposta nel 1960 e, tra gli altri, in sua difesa si schierò perfino Pier Paolo Pasolini, che sul numero 47 del 20 novembre 1960 di Sorrisi scrisse: «Mi piace il repertorio delle canzoni melodiche di Claudio Villa perché mi piace il pubblico che ama questo stile popolare e verace. Approvo che Villa scriva, musichi e interpreti le sue canzoni. Lui lo fa nel suo piccolo come Charlot ha fatto nel suo grande». Verrà assolto anche stavolta, con il voto di 138.225 lettori. Il “Reuccio”, che era dotato d’ironia, stando al gioco ringraziò: «...il pubblico ministero è stato quasi spietato, ma devo dare atto a Sorrisi e Canzoni della sua obiettività per avere pubblicato con lo stesso risalto della requisitoria d’accusa, un’arringa di difesa che ribatteva in maniera abbastanza efficace gli argomenti del pubblico ministero. Veramente questa arringa non mi scagionava totalmente da tutte le mie colpe, ma riconosco che la difesa era condotta con vigore, con convincimento, con passione...».

Successi e dolori

Nei suoi 40 anni di carriera, Villa ha girato 30 film, inciso 3.200 canzoni, venduto 42 milioni di dischi e partecipato a 13 Festival di Sanremo (più due volte da ospite). Ha avuto due mogli e tre figli legittimi. Altri due hanno ottenuto il riconoscimento da un tribunale nel 2004 e mai si è placata la voce di altri figli segreti. “Una vita stupenda”, la sua, come il titolo che aveva dato all’autobiografia uscita per Mondadori proprio nei giorni della sua fine, ma che non gli aveva risparmiato dispiaceri. Alla fine degli Anni 70 e negli 80, verso di lui si era sollevato un vero ostracismo: non si era mai rassegnato al passaggio delle mode e ai nuovi stili di canto, e sia la generazione che “amava i Beatles e i Rolling Stones”, sia quella dei cantautori e della musica italiana che cercava un suo posto nella contemporaneità, non glielo perdonavano. Quella sua irruenza e quelle sue ribellioni contro “i cantanti moderni”, se da un lato rappresentavano il suo lato più umano e simpatico, dall’altro ricevevano l’ironia sprezzante di un’Italia musicalmente più evoluta che lo giudicava superato.

Pippo, amico-nemico

Con Pippo Baudo, signore incontrastato del Festival, aveva un rapporto di litigiosa amicizia. Dopo l’ultima partecipazione del 1982 con “Facciamo la pace”, eliminata al primo turno, Baudo, per evitare grane, aveva continuato a invitarlo come ospite: Villa spettinava il pubblico in sala con i suoi acuti, incassava una standing ovation e poi, regolarmente, rilasciava un’intervista su quanto fosse scadente il livello delle canzoni e dei cantanti in gara.

L’ultimo applauso

Toccherà proprio a Pippo Baudo, durante la serata finale del 37° Festival, annunciarne la morte, salutata da una commossa standing ovation, la più lunga nella storia del Festival. Fu la prima edizione rilevata dall’Auditel, con una media del 68,95 percento di share che salì al 77,50 percento per la finale. L’edizione più vista di sempre. L’ultima polemica, quella con la morte, il “Reuccio” l’ha voluta sulla lapide: «Vita sei bella, morte fai schifo»

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