Mi Ami 2019: dove trap, rock e cantautorato possono convivere

Che ci fanno Mahmood e Sfera Ebbasta nello stesso festival di Luca Carboni?

Sfera Ebbasta e Mahmood
30 Maggio 2019 alle 18:00

Fin dai primi nomi annunciati in cartellone si era capito che quello di quest'anno sarebbe stato un Mi Ami in continuo movimento tra passato e presente. Organizzato da Better Days e Rock.it, il “Festival della musica bella e dei baci” ha registrato 19.000 presenze e un venerdì sera sold out.

Sui palchi che appena prima dell'estate popolano l'area esterna del Magnolia, a pochi metri dall'acqua dell'idroscalo, si son fatti sentire musica nuova, vecchia guardia e tutto quel che c'è in mezzo. C'era la più o meno nuova ondata del rap e della trap: da Massimo Pericolo a Speranza, passando per Ketama126 e Franco126 (che, però, ha ormai mollato l'autotune) fino ad arrivare ai Coma_Cose. C'è stato da ballare con Myss Keta e da versare qualche lacrima con Riccardo Sinigallia e Giovanni Truppi nei tre giorni di un'edizione che ha preso tanto da Sanremo – o viceversa – da Motta a Mahmood, vincitore per il 2019.

C'è l'unica data estiva di Bugo ed esponenti della vecchia guardia come Luca Carboni, padre dell'itpop. Ma anche pezzi di storia del nostro alt rock come Giorgio Canali e una vera e propria superband come gli I Hate my Village.

L'edizione del 2019 è stata anche quella delle guest star. Fuori cartellone c'erano: Calcutta, Frah Quintale, Sfera Ebbasta e Gué Pequeno, solo per nominarne alcuni.

Venerdì

Palco Tidal

Che questa sarebbe stata l'edizione dei “rapper” era stato chiaro fin dai primi nomi annunciati. Il venerdì è stata una giornata densa (anche troppo) per chi era interessato ad assistere al debutto live di Massimo Pericolo e Speranza o a godersi il pogo sotto il palco di Ketama126. A ospitare i tre che meglio rappresentano varie declinazioni del rap in Italia è stato il Palco Tidal, quello principale per intenderci, inaugurato dal cantautorato ironico e malinconico di Clavdio. A seguire la folla ha cantato a squarciagola, parola per parola, insieme ai Coma_Cose (che a Milano sono praticamente a casa) per poi accogliere lo stage diving dei Fast Animals and Slow Kids, parentesi rock prima di Massimo Pericolo. Il ragazzo del varesotto sembrava il rapper più arrabbiato d'Italia, ma con l'uscita del disco ci ha fatto scoprire una sensibilità non scontata. Sul palco non mancano le orecchie da gatto e l'inseparabile piumino, indossato rigorosamente a petto nudo. Non tutti hanno già sentito parlare di Speranza e il pubblico scema un po'. Chi resta riesce a godersi ancora meglio l'energia esplosiva del rapper che dalla Francia è emigrato a Caserta e alterna le due lingue con un flow arrabbiato e inarrestabile. A chiudere la serata arriva Ketama126 (preceduto di qualche ora al palco “collinetta” dal compagno di Lovegang Franco126), sotto l'autotune è strascicato e malinconico come sempre e i suoi sono i concerti trap in cui forse ci si fa più male, non solo nel pogo.

Palco Jowaé

Sulla collinetta la situazione è decisamente più tranquilla. Diverse sfumature e modi di vedere il cantautorato che mischiano serietà, impegno e ironia, ma anche melodia e rap. Ci sono Dutch Nazari e gli Eugenio in Via di Gioia, Franco126 senza autotune, cantato a squarciagola dal pubblico, e un Giorgio Poi che riserva molte sorprese. Per il pubblico del Mi Ami non dovrebbe certo avere bisogno di presentazioni, è prima di tutto un eccellente musicista e autore, ma - lo sa chi ha visto anche solo di striscio qualche meme sulla musica indie – è nei featuring che non sbaglia proprio un colpo. Un boato accoglie sul palco quindi Frah Quintale per Missili e se pensate che Calcutta quest'anno sia riuscito a stare lontano dal festival vi sbagliate: c'era anche lui a cantare “La musica italiana”.

Sabato

Palco Tidal

Il secondo giorno del Mi Ami è decisamente più rilassato, almeno fino a una certa ora. Qui, dopo i Sick Tamburo (costola dei Prozac+), sale sul palco un esponente della “vecchia guardia”: Riccardo Sinigallia, una delle perle finora più nascoste, produttore e autore di moltissima musica italiana, compresa la canzone più famosa di sempre dei Tiromancino “La descrizione di un attimo”. È sempre lui a produrre il primo album di Motta che salirà dopo di lui. Fresco di partecipazione a Sanremo con “Dov'è l'Italia”, inaugura qui il suo tour estivo.

Palco Jowaé
Altro palco, altro pezzo del Festival della Canzone Italiana: il vincitore Mahmood. Con lui c'è Sfera Ebbasta per la performance di “Calipso” di Charlie Charles, ma su “Soldi” spunta anche Gué Pequeno. Se il pubblico ha iniziato a scaldare i muscoli, con l'arrivo di Myss Keta si inizia a fare sul serio. La sua irriverenza da “vita in capslock” può non essere per tutti, ma è davvero difficile non ballare. Anche la sua esibizione è densa di ospiti: torna Mahmood, ma ci sono anche Priestess, Joan Thiele, Elodie e Roshelle.

Domenica

Palco Tidal

Il più atteso della serata era senz'altro Luca Carboni, da molti additato come il principale responsabile di gran parte dell'itpop di oggi. È lunga la lista delle sue collaborazioni con artisti “da Mi Ami”: da Tommaso Paradiso a Calcutta, da Gazzelle a Giorgio Poi. Prima di lui sul Palco Tidal sono saliti cantautori in diversa misura influenzati dai suoni e dalle parole degli anni 70, come Giovanni Truppi, che ha dato così il via al tour estivo di “Poesia e civiltà”, e Dimartino, già autore per Malika Ayane e Arisa e collaboratore di Colapesce e Brunori Sas. Ma chi era in vena di dare una rispolverata a tutto quel che ha preceduto questa ondata di “nuova” musica italiana ha potuto ascoltare Giorgio Canali e Bugo (questa è stata la sua unica data estiva).

Palco Jowaé

Anche per quel che riguarda la collinetta possiamo definirla una domenica impegnata. Sul palco Jowaé troviamo la giovane polistrumentista di 42records con il suo progetto Any Other, tra i più esterofili in circolazione. Ma ci sono anche Andrea Laszlo De Simone, tra canzone d'autore e psichedelia, il queer pop de Le Rappresentante di lista e gli I Hate My Village, vera e propria superband che unisce: Alberto Ferrari (Verdena), Fabio Rondanini (Calibro 35 e Afterhours) e Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion, tra gli altri).

Seguici