Riccardo Zanotti, cantante e leader: «Il nostro segreto? Raccontare la vita delle persone normali di provincia»
Dici Pinguini Tattici Nucleari e subito pensi a quel mondo e a quelle storie di provincia che anche loro hanno, in qualche modo, fatto diventare canzoni. I Pinguini sono tra quelli che ce l’hanno fatta e dalle strade di Bergamo da anni sfornano successi che, immancabilmente, spopolano in radio e in ogni classifica. Il bollo definitivo da “Big” sul passaporto per Riccardo Zanotti e soci è il tour estivo, ormai alle porte, in cui si esibiranno nei principali stadi italiani: da Milano a Firenze, da Roma a Bari e non solo (sotto a destra trovate l’elenco completo). Allora siamo andati a trovarli.
Riccardo, immaginiamo di essere all’11 luglio, prima data vera (esclusa la data zero, ossia la prova generale, di Mestre del 7 luglio). Siete allo stadio di San Siro: paura?
«Senza dubbio c’è una forte aspettativa, perché stiamo costruendo il live più “in... credibile” di sempre. Nel senso di “non credibile”, perché era difficile che sei ragazzi come noi potessero arrivare a suonare a San Siro (o in altri stadi). Ci vuole rispetto perché quello è un tempio della musica: entrarci è un qualcosa di forte, ma ci vuole una buona dose di incoscienza».
Che cosa possiamo anticipare dello spettacolo?
«La scaletta sarà un buon equilibrio tra le nostre hit, canzoni che non abbiamo mai suonato dal vivo e i pezzi più datati, dedicati ai nostri fan storici. Dal punto di vista degli effetti speciali ci saranno tanti giochi di luci, con raggi laser da tutte le parti. Il leitmotiv dello spettacolo sarà il rapporto tra finzione e realtà, riferendoci al nostro ultimo album “Fake news” (doppio Disco di platino, ndr)».
Adesso siete veramente diventati “grandi”?
«Tante volte si usa la parola “maturare”. Però la maturazione è anche l’anticamera del marcio. Quindi preferirei essere sempre in divenire. Certo, anagraficamente siamo diventati più grandi e ci siamo evoluti, ma ci illudiamo di essere sempre in viaggio. La maturità è un qualcosa che ti spinge a stare fermo, a dirti: “Sono arrivato”. Invece non vogliamo fermarci».
Proprio a San Siro, lo scorso anno, c’è stato, tra gli altri, il concerto di Max Pezzali che vi ha definito come i suoi eredi.
«Siamo onorati di questa affermazione. Conosciamo Max, ogni tanto ci vediamo. Indubbiamente ci sono differenze musicali tra noi e lui, ma abbiamo anche parecchie affinità. Entrambi amiamo esaltare il quotidiano nella nostra musica. Tanti artisti parlano di soldi o di donne, noi cerchiamo di raccontare la vita delle persone normali di provincia».
Da quanto state provando per il tour?
«Circa un paio di mesi. Ci sono tanti gruppi di musicisti incredibili a cui basta una settimana di prove e poi partono in tour per due anni. Noi, proprio perché siamo nati prima come amici che come musicisti, non siamo, da un punto di vista tecnico, incredibilmente bravi. Il nostro punto di forza è un altro, ossia il conoscere le debolezze e le forze gli uni degli altri. Per fare un buon arrangiamento e costruire bene le canzoni, ci serve del tempo e molto lavoro».
Se foste una squadra di calcio, che ruoli avreste?
«Beh, se le cose fossero andate normalmente, oggi saremmo dei panchinari. Poi, per qualche ragione divina, siamo scesi in campo (ride). Direi che Elio, il tastierista, sta in porta, perché non c’è nessuno migliore di lui a parare i problemi. I due della sezione ritmica, Matteo (batteria) e Simone (basso), sono perfetti come mediani: corrono e si sacrificano per gli altri. Il regista è Nicola (chitarra), perché è il nostro ponte tra l’elettronica e il rock».
E per finire...
«In attacco ci siamo io e Lorenzo. Lui è un fenomeno, quello che fa meravigliare di più le persone con la sua chitarra. Io, invece, sono la faccia e la voce della band, anche se non sono il più bravo».
Avete mai giocato a calcio seriamente?
«Ho giocato a livello amatoriale in una squadra chiamata Falco, una società di Albino (BG). Mentre Nicola nello Scanzorosciate (BG). Il mio ex allenatore dice che ero un discreto attaccante, ma non è vero!».
Siete anche tifosi?
«Gli altri sono supporter dell’Atalanta. Io invece, per ragioni di famiglia, tifo per l’Inter. Infatti sono già in ansia per la finale di Champions League del 10 giugno contro il Manchester City. In questi giorni tendo a non parlarne: andrà come andrà (ride)».
Proviamo a tornare al primissimo concerto dei Pinguini. Come andò?
«In realtà è difficile dire quale sia stato il primo concerto dei Pinguini, perché inizialmente eravamo nati come un collettivo di musicisti che si trovavano per suonare in libertà. Non c’era una formazione fissa: chi era libero quel giorno suonava. Io avevo cominciato come batterista prima di diventare cantante. Non suonavamo nemmeno troppo bene...».
Non si direbbe vedendo dove siete arrivati oggi.
«A quei tempi, metà del lavoro lo faceva il nostro pubblico che ci sosteneva. Erano quasi tifosi, urlavano come dei folli. Fu così che capimmo che avevamo qualcosa da dire».
Avete un qualche rito o rituale pre-concerto?
«Giochiamo moltissimo ai videogiochi per sbollire la tensione. Soprattutto ai giochi di calcio, ovviamente. Poi ci mettiamo a urlare cose stupide che ci sono successe durante la giornata...».
Ma in che senso?
«Per esempio, se si è bucata una ruota del nostro furgone, alla sera urliamo: “Ruotaaa”. Se non succede nulla degno di nota, urliamo: “Simoneee” (il nome del bassista, ndr) perché è quello che combina più guai di tutti».
Intanto il 19 maggio è uscito il vostro nuovo singolo estivo “Rubami la notte”.
«Il giorno in cui è uscito abbiamo avuto un mal di pancia incredibile».
Mal di pancia che credo sia già passato, perché la canzone va davvero forte.
«È un pezzo ritmicamente molto più sostenuto rispetto ad altre cose che abbiamo fatto in passato. È un qualcosa di diverso».
Che rapporto avete con la parola “tormentone”?
«Il termine “tormentare” non è di certo positivo. Quando ero ragazzino pensavo che i “tormentoni” fossero qualcosa da cui star lontani. Era quello che cantavano tutti e io volevo essere alternativo. Poi col tempo mi sono reso conto che se un tormentone serve a uno scopo buono, come far passare delle idee importanti, allora ha una forza che nessun’altra canzone ha».
Quindi non vi spaventa pensare che anche le vostre canzoni possano diventare “tormentoni”?
«Non so se noi siamo mai riusciti ad avere dei “tormentoni”, sicuramente qualche nostro brano molto popolare, come per esempio “Giovani wannabe”, ha avuto successo facendo passare anche dei concetti importanti. Oggi al Riccardo Zanotti di 14 anni direi: “Non fuggire più dai tormentoni”».
Che cosa significa per te l’estate?
«Quando ero bambino non l’amavo tanto: non sopportavo il caldo che ti “appiccica”, tutta la gente in spiaggia. Poi col tempo ho capito il valore dell’estate quando ho iniziato ad andare in vacanza per conto mio: alcune delle mie amicizie più forti sono nate in questa stagione. Forse ancora più della primavera, l’estate è il luogo della rinascita. Tante persone la aspettano per iniziare a brillare. E succede anche a noi come band».
Qual è stata la tua estate più bella?
«Avevo 5 o 6 anni ed ero in campeggio con i miei genitori in Croazia. Avevo litigato con mia mamma e me ne ero scappato via con la biciclettina con le rotelle. Finii per perdermi, ma scoprii un mondo: il campeggio era enorme, c’era anche una spiaggia per nudisti e trovai un posto in cui vendevano i gelati e la signora che lo gestiva me ne regalò uno. Per la prima volta avevo scoperto un pezzettino di mondo da solo. Quando alla sera mi ritrovarono, tornai col sorriso... anche se mia madre era più arrabbiata di prima».
Sentite il peso della popolarità?
«Ci sono artisti che espongono tanto la propria immagine e magari sentono di più gli occhi addosso della gente. Noi, invece, abbiamo avuto un buon equilibrio tra la nostra esposizione e la musica: le canzoni “passano” di più rispetto a noi come persone. Questo ci aiuta a vivere un po’ meglio. Certo ci riconoscono, ma non come se fossimo Fedez (ride)».
Ecco tutti i concerti estivi
- 7/7 - VENEZIA PARCO SAN GIULIANO MESTRE
- 11/7 - MILANO STADIO DI SAN SIRO
- 12/7 - MILANO STADIO DI SAN SIRO
- 15/7 - FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI
- 19/7 - TORINO STADIO OLIMPICO
- 23/7 - ROMA STADIO OLIMPICO
- 24/7 - ROMA STADIO OLIMPICO
- 27/7 - BARI STADIO SAN NICOLA
- 30/7 - MESSINA STADIO SAN FILIPPO
- 13/8 - OLBIA RED VALLEY FESTIVAL
- 9/9 - REGGIO EMILIA RCF ARENA (Campovolo)