Vasco Rossi: «A San Siro si fa la storia, sarà un concerto duro e puro»

Alla vigilia dei sei concerti a San Siro, abbiamo incontrato l’artista che, tra una battuta e l’altra, ci racconta come sta vivendo l’inizio di una nuova avventura

Vasco Rossi
1 Giugno 2019 alle 11:15

«Da domani a San Siro si fa la storia»: Vasco Rossi si prepara a vivere un nuovo e incredibile record che lo porterà a suonare per la ventinovesima allo stadio di San Siro a Milano. Non si tratta di un solo concerto ma di sei, tutti sold out.

Se questo traguardo fa impallidire qualsiasi rocker che ha calpestato lo stadio del capoluogo lombardo, la risposta a tutto questo la troviamo appena ci troviamo davanti al gate: una lunga serie di tende davanti alle varie entrate, i fan del Blasco sono lì da tre giorni armati di birre e striscioni. Sono loro che polverizzano i biglietti in pochi minuti, e ad ogni tour sono nelle prime file.

«Mettetevi comodi perché la struttura mi è stata affidata per quindici giorni e sei concerti, non l’avevo ancora mai fatto» esordisce un Vasco più in forma che mai. Occhiali da sole, cappellino e giubbino jeans: il suo look da vero rocker non gli impedisce di fare battute, stare al gioco dei giornalisti e tenere banco con i suoi racconti oltreoceano («Mi piace svegliarmi presto la mattina e stare con i miei amici il sabato sera, a Los Angeles poi nessuno mi conosce»).

Non manca mai una buona dose di ironia, ma Vasco si fa subito riflessivo: «Noi con la musica e con il rock scappiamo fuori da un mondo grigio, brutto, antipatico, pieno di rabbia e stress. Con la musica ne usciamo, evitiamo un mondo che non vorremmo mai».

«D’altronde, Spinoza diceva che il potere ha bisogno che le persone siano affette da tristezza, e noi che siamo i musicanti portiamo gioia per svoltare una serata» aggiunge.

Dopo il clamoroso record di Modena Park, l’artista torna sul palco rimescolando le carte in tavola. Cambia scaletta, cambiano i tempi: «Scordatevi quella dello scorso anno, è un concerto duro e puro: duro i tempi e quello puro sono io. Nelle canzoni ti devi spogliare nudo per stare sul palco, la gente ha pagato il biglietto e devi essere sempre sincero e vero. Il live è una fuga dalla realtà, la condizione umana ora è davvero triste. Si può comprendere bene dalla scaletta» racconta l’artista.

E proprio su quest’ultima si sofferma a lungo: «Sei volte San Siro, non l’aveva fatto nessuno e nemmeno Vasco Rossi! (ride) Ventinove canzoni per quanti sono gli anni che lo hanno visto suonare allo stadio di Milano: in questo live molto lungo, circa tre ore, il taglio sarà punk-rock con la ripresa di alcuni successi degli anni Ottanta. Non darò spazio ai medley e le autocelebrazioni, la scaletta continuerà senza alcuna sosta».

«Fare concerti è diventato un motivo importante per essere lucido, sano e restare al mondo. Sono sempre stupito dall’entusiasmo del pubblico che ho la fortuna di avere, appena annuncio le date di un concerto corrono tutti per partecipare alla festa» commenta Blasco.

«Meglio cantare che spiegare» scherza Vasco, che però passa minuziosamente in rassegna le prime canzoni che il pubblico ascolterà. Ad ogni scelta, una motivazione: «“Mi si escludeva”, scritta quindici anni fa, è l’apertura del concerto e mi rappresenta molto: negli anni Ottanta, venivo insultato per strada e le mie canzoni erano proibite. Poi “Buoni o cattivi” perché i giudizi dividono mentre sono le canzoni che dovrebbero unire. Non può mancare La verità, adatta oggi all'epoca della post-verità. Quando una bugia viene ripetuta così tante volte, spesso diventa una cosa reale, vera. I politici ne dicono così tante in televisione, chi la spara più grossa ha ragione».


Dalle parole di Vasco, chi assisterà ai concerti vedrà un riflesso di quello che siamo oggi con una via di fuga privilegiata: «Negli anni Ottanta ci si trascinava la disillusione e il disimpegno di ciò che avevamo lasciato nel decennio precedente. Ora la disperazione è più cupa, anche se ci sono tanti strumenti per combatterla, tra questi i social network. Non c’era il problema del lavoro sicuro, del famoso “posto fisso”. Io non lo volevo, e ce n’erano tanti come me. Oggi non credo ci sia più il lavoro che dura tutta la vita».

Vasco viene reclamato a gran voce dalla sua band, mentre parliamo sono tutti pronti per iniziare le prove sul palco. Il “comandante”, però, ci tiene a precisare che avrebbe voluto guidare lui la nave del rock che da Genova sbarcherà in Sardegna, dove si terranno gli altri due concerti dell’artista: «Si sposteranno cinquanta camion per quella che è una produzione di livello internazionale. La porteremo a Cagliari, perché di solito si fermano a Milano o Roma».

Dopo la lunga vita spericolata, Vasco è ancora lì, «nudo davanti ai miei fan», che riesce a descrivere le innumerevoli sfaccettature emotive della vita degli italiani.

E nel 2020, nuovo record? «Chi vivrà vedrà».

LE DATE DEL TOUR

Le date di Milano sono 1, 2, 6, 7, 11 e 12 giugno 2019. Vasco farà tappa il 18 e 19 giugno 2019 a Cagliari Fiera.

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