Primo album solista dopo nove anni per il mitico chitarrista dei Pink Floyd
Farsi fregare dalla nostalgia: è il rischio che si corre ascoltando “Luck and strange”, quinto album solista di David Gilmour e primo disco di inediti in nove anni. Preceduto dai singoli “The piper’s call”, “Between two points” e “Dark and velvet nights”, è un album profondo, che seduce. Come si fa a restare insensibili quando nella title track appare anche il compianto tastierista dei Pink Floyd, Rick Wright, presente in una jam session registrata nella fattoria Gilmour nel 2007? O di fronte ai riferimenti all’amico Syd Barrett, motore intellettuale dei primi Pink Floyd?
Il resto lo fa la chitarra di Gilmour: «È molto difficile descrivere esattamente come emergono le parti di chitarra, perché semplicemente saltano fuori e richiedono di essere ascoltate. Non so spiegarlo, ma è molto bello quando succede» confida lui col suo candore da giovane 78enne. In cabina di regia c’è Charlie Andrew, già collaboratore degli Alt-J, che prende il posto di Phil Manzanera, mentre Polly Samson, moglie del chitarrista, è autrice dei testi: «È scritto dal punto di vista di un uomo che invecchia, con il costante pensiero della mortalità. Abbiamo passato un sacco di tempo durante e dopo il lockdown a pensare e parlare di queste cose».
E se il disco non vi basta, il tour mondiale partirà dall’Italia con sei date al Circo Massimo di Roma (dal 27 settembre), unici concerti nell’Europa continentale.