Aiello: «Sono romantico e non lo nascondo più!»

Esce il 26 maggio "Romantico", il suo terzo album che contiene dei duetti con Gaia e Alessandra Amoroso

26 Maggio 2023 alle 11:29

Esce il 26 maggio "Romantico", il manuale d'amore in musica di Aiello. «In un mondo che si nasconde dietro uno smartphone, io dico uscite, vedetevi, innamoratevi e costruite qualcosa» ci confida il cantautore.

Sei arrivato al tuo terzo album, che sensazione si prova a dirlo ad alta voce?

«È una sensazione liberatoria, sento una grande leggerezza nella mia vita e quindi anche nella musica, perchè nel mio mestiere passa automaticamente quello che vivi. Mi sono preso due anni, ho messo in pausa alcune cose per prendermi del tempo per me, per curarmi alcune ferite, per togliermi di dosso alcune ansie che avevano raggiunto livelli molto alti».

Che tipo di ansie?

«Di performance, di approvazione, mi sono chiesto se fossi abbastanza. Diventa tossico nelle relazioni interpersonali, con gli amici, nell’amore e sul lavoro. Ovviamente è un work in progress e finirà quando avrò 100 anni e andrò nell’Aldilà, però già in due anni ho visto una grande evoluzione personale, nei rapporti con alcune persone e nella musica. Infatti è nato un disco che per quanto mi riguarda ha una leggerezza che io definisco calviniana. Ha tanta poesia e malinconia, ma c’è un sorvolare, io vedo una grande luce, cosa che per un po’ di tempo non ho visto. Rivedo questo entusiasmo in me e in questo disco in cui dal titolo stesso, senza alcun tipo di pudore, orgogliosamente mi definisco Romantico. Punto».

E tu da 1 a 10 quanto ti senti romantico?

«12! La verità è che tutti sogniamo l’amore, ma poi nessuno ha il coraggio di coltivarlo e investirci veramente, si salta da un fiore all’altro, non c’è costruzione. E allora che si fa? Chiudo io prima di venire fregato. Il primo maggio ho detto "Andate a bussare a queste porte, strappate un bacio, dedicate qualcosa, incontratevi". Altrimenti stiamo sul divano a mettere like, la gente adesso gode di più se riceve un mi piace sui social, si accontenta di un direct, ma siamo impazziti? Esponiamoci di più, corteggiamo di più, rischiamo di più, non rinunciamo all’amore perchè non ci sentiamo all’altezza, o perchè potremmo essere rifiutati, queste dinamiche mi hanno stancato. E allora ci ho scritto un disco. Essere romantici è un atto di coraggio, è un periodo molto tossico, in cui sentivo la necessità di raccontare l’amore alla mia maniera».

Nell’album ci sono due collaborazioni, la prima in ordine di tracklist è con Gaia. Com’è nata “Non ti vado via”? 

«È l’unico pezzo urban latin del disco, ero in studio, con Brail, il mio produttore e ho detto: "Sento il bisogno di una voce femminile". Volevo una voce leggera che sapesse di nuvole e onde di mare e ho pensato a Gaia. Ci siamo incontrati negli studi in Sony, ha scritto la sua parte, l’ha registrata in modo molto professionale e ha creduto subito tanto nella canzone. È venuta fuori una bomba con un bel mood!».

E poi c’è un brano strappalacrime con Alessandra Amoroso, vivete nella stessa città, siete amici… come vi siete trovati a lavorare insieme?

«Sì, Alessandra, al di là che è Alessandra Amoroso, è anche mia amica, quindi per me artisticamente è motivo di doppio orgoglio. Eravamo a terra in soggiorno, stavamo ascoltando dei miei demo e appena è partita "P.A.N.C." (Prova a non chiamarmi). Con le lacrime, mi ha detto "Questa canzone è proprio mia". Siamo andati in studio, l’abbiamo cantata, sapevamo entrambi che questo momento sarebbe arrivato e non escludiamo che ne arrivino altri, però intanto questo primo figlio lo condividiamo e speriamo colpisca tutti».

“Libero” è il brano in cui ti metti a nudo, dov’eri quando ti sei messo al pianoforte?

«Stavo facendo una chiacchierata a distanza con la psicologa che mi segue da un anno e mezzo, era un momento di crisi e lei mi spiegava che tutti noi siamo nati e siamo nell’universo per una missione e che io dovevo tornare nella mia dimensione e godermi questa missione. Ero un po’ giù, mi ha sgridato e mi ha detto "Adesso mi fai un piacere, vai al pianoforte e scrivi una canzone", così ho scritto "Libero". Le sono debitore: ho scritto un pezzo in cui confesso che sono completamente libero solo davanti al pianoforte. E sto facendo un percorso per provare nella vita di tutti i giorni ad essere il più libero possibile e avere meno filtri».

Ricordi la prima volta in cui ti sei messo al pianoforte? 

«Ero in Calabria, da piccolo prendevo lezioni di piano da mio zio, ma il primissimo piano me lo feci regalare dai miei, era a codino elettrico, lo misi nella mia stanza, mi sembrava un sogno. Da lì ho iniziato a scrivere le prime canzoni e le facevo sentire alla mia ex dell’epoca per avere un feedback immediato».

Quali sono i posti che hanno visto nascere le canzoni dell’album? 

«Roma, perché è casa mia, è la città che ha visto nascere questo disco, ma c’è anche tantissima Milano, perchè la mia squadra di lavoro è qui. Ho fatto avanti e indietro, c’è il Duomo, dove ho scritto tanto. In questi due luoghi ho coltivato e fatto crescere le canzoni, nate al pianoforte di casa mia a Roma, un piano a parete che ho preso da poco». 

Cupido a volte sbaglia a lanciare le frecce, che significato hanno quelle che ti trafiggono nella cover?

«Molte persone mi scrivevano che ero stato il cupido della nostra storia, ma volevo raccontare con sincerità che il cupido del 2023 le frecce le ha anche ricevute e con orgoglio mostro i segni e le ferite. Mai come adesso c’è bisogno di leggerezza, di coraggio, di stare meno dietro lo schermo del telefonino, di ritrovare il gusto di lanciarsi, di prendere anche un no, un palo, va bene, l’importante è uscire. C’è un costante bombardamento di immagini, come se contasse solo quello, come se l’offerta fosse solo estetica, l’amore invece vive di altro. Serve l’attrazione fisica, ma è anche stare a parlare per ore, vive di chimica, di un abbraccio perchè ho avuto una giornata brutta. I social ci hanno fatto perdere queste cose. È tutto virtuale, invece io sento il bisogno di tornare alla pelle, agli occhi, alle parole dal vivo. Ci credo ancora, lo dico nel disco, altrimenti non canterei, credo di essere destinato a una gran bella storia, non so con chi, come, su che pianeta, ma ci credo, altrimenti mi sarei già ritirato su un monte in isolamento totale (ride, ndr)».

Ascoltando l’album dall’inizio alla fine sembra di vedere un film, dall’incontro con un’altra persona, alle prime uscite dove c’è un po’ di imbarazzo, la fase dell’innamoramento fino alla sofferenza che porta la fine. Il tuo è un manuale d’amore in musica. Quando ci si sente nel posto giusto? 

«Quando c’è il mix di chimica, dialogo senza tempo, quando l’intreccio dei corpi è una bomba, il bacio diventa un’esperienza ultraterrena prima o dopo una chiacchierata lunga in cui non ti viene in mente di prendere il cellulare, di sentire un amico, di fare nulla perché stai lì e staresti lì per ore e ti diverti con niente. Lì sei nel posto giusto se parliamo di amore. In generale, invece, il posto giusto è dove ti senti a casa e dove non ti senti in dovere di dimostrare qualcosa. Quando non devo dirti nulla per conquistarti, convincerti, stai nel tuo e stai bene».

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