Alessandra Amoroso: «Ora 14 canzoni, a luglio San Siro: me lo merito!»

Il 22 ottobre esce il suo nuovo album "Tutto accade". E nel 2022 terrà un concerto davvero speciale

Alessandra Amoroso  Credit: © Flavio&Frank
21 Ottobre 2021 alle 16:02

Quando si intervista Alessandra Amoroso non è mai solo un’intervista, così come ogni suo album non è mai solo una manciata di belle canzoni raccolte in un cd. Oggi più che mai in mezzo a ogni parola, negli sguardi, tra le note si sente chi è, senza riserve. “Tutto accade”, in uscita il 22 ottobre, è il manifesto della sua vita oggi, una rivoluzione cantata a chiare lettere: qui parla delle persone che ha lasciato andare per la loro strada, di quelle che porterà nel cuore, di come tutto ciò che ha vissuto l’ha resa la donna forte di oggi.

Alessandra, si può dire che questo è l’album più personale della sua carriera?
«Sì, lo è, senza dubbio».

Perché oggi? Cos’è cambiato rispetto al passato?
«Sono cambiata io, tantissimo. Prima rifiutavo la Alessandra di “Amici” nella quale a un certo punto non mi riconoscevo più, poi ho abbracciato la “Sandrina” spiritosa e ottimista. Ho capito che sono sempre stata entrambe e non c’è motivo di nasconderle».

Dopo la pandemia, come sta “riabbracciando” la normalità?
«Sto facendo tutto quello che è in mio potere per riavvicinarmi alle persone, nei modi che mi è concesso usare. La musica ha un bel potere: abbatte i muri che questo isolamento ha solo reso più duri da far cadere».

Il disco infatti parla di mancanze.
«In questi due anni ho affrontato delle montagne russe inaspettate. Ho capito che la vita purtroppo ti passa davanti e la cosa più importante che puoi fare è non rimanere ferma a guardarla».

In più di un brano si parla di un amore perso che ti cambia la vita.
«Già. È incredibile, ma molte canzoni che raccontano le macerie di una storia d’amore finita sono arrivate poco prima che tutto accadesse. Mi hanno mostrato come rinascere».

“Canzone inutile” in questo senso è emblematica...
«Parla di quanto un amore finito possa minacciare il desiderio di un rapporto nel futuro. Ma io non mi arrendo alla disillusione, quando la riascolto mi aiuta tantissimo a non abbattermi, a sorridere».

Certo che se anche la Amoroso non credesse più nell’amore…
«Non accadrà mai! Ho capito però che il primo amore è quello verso se stessi. Io non mi amavo. È andata così. In futuro magari avrò al mio fianco una persona che mi aiuterà a volermi più bene, che mi darà più valore. Sa di cosa mi sono accorta?»

Di che cosa?
«Che quel valore, quel senso d’amore, oggi lo sento chiaro quando canto una canzone per gli altri canto. Quando le parole si appiccicano alla loro vita, quando posso essere loro d’aiuto. Lo dico perché, oggi, hanno aiutato anche me. Infatti è la prima volta in tutti questi anni che mi riascolto a disco finito, una cosa che in passato facevo davvero malvolentieri».

La musica l’ha salvata?
«Sì, ma ho lavorato tanto su me stessa anche attraverso la terapia psicologica. È una questione di salute, come tutte le altre. Non siamo matti se andiamo davanti a uno specialista a capire cosa c’è che non va. Non è facile, bisogna avere tanto coraggio nel mettersi in gioco in un’esperienza dura, affrontandosi senza riserve. Così ho ritrovato l’Alessandra bambina, l’avevo smarrita».

A proposito di bambini, nell’album c’è, in un vocale, la voce di sua nipote.
«Andrea (Alessandra imita la sua voce con gli occhi già emozionati, ndr)! Volevo che questo fosse un disco-verità e nella verità della mia vita c’è lei, la mia priorità. È legato al brano “Il mio tempo”, un regalo per lei. Non so se oggi potrà capirla, forse lo farà tra qualche anno, ma a me basta. Abbiamo un rapporto speciale, coltivato nel tempo, identico a quello nato con la nonna che mi ha cresciuta».

Il brano successivo, non a caso credo, è proprio dedicato a sua nonna.
«Sì, e chi conosce la mia storia se ne accorgerà. In “Tutte le cose che io so” parlo del nostro legame e anche della terribile malattia che me l’ha portata via, l’Alzheimer».

Come si riesce a cantare un tema così struggente?
«L’ho fatto e lo farò, spero, con il sorriso. Quelle parole non sono l’attestato di un dolore vivo, ma il racconto del momento in cui ho capito che dovevo lasciarla andare, che avrei potuto portare avanti i suoi valori attraverso la mia vita. Quando non riconosceva più la sua “principessa”, così mi chiamava, ero furiosa. Poi quando l’ho persa del tutto mi sono detta: “Sai che c’è, nonnì? Tu invece stai qua, vicino a me, tu mi ascolti e io ti porterò con me”».

Tutte queste emozioni, il 13 luglio 2022, entreranno nel suo primo concerto in uno stadio.
«Lo stadio di San Siro. È incredibile. Meravigliosamente incredibile. Quando mi è stato detto mi tremavano le gambe, non riuscivo più ad ascoltare le voci attorno a me. Poi ho messo da parte le paure e mi sono detta: “Ale, tu questo stadio te lo meriti”, perché penso che sì questo concerto me lo sono guadagnato. Non mi sono mai messa a sgomitare, sono sempre stata onesta con il pubblico e nei confronti della musica. Lo faccio per tutte quelle persone che mi seguono da sempre o sono arrivate strada facendo legandosi alla mia musica, ma soprattutto alla mia persona, al cuore che ci ho messo da quando mi hanno ammessa alla scuola di “Amici” il 5 ottobre 2008».

Nell’attesa, “Tutto accade” la porterà per quasi un mese in giro per l’Italia per i firmacopie.
«Nei negozi metteremo una panchina e i fan li aspetterò lì. Ci saranno le mascherine, seguiremo le regole, ma ci guarderemo negli occhi, potremo finalmente parlarci, sarà il nostro appuntamento speciale e la distanza si azzererà. Perché tra me e la mia gente, lo so per certo, non c’è niente che possa dividerci. Non vedo l’ora».

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