«In tempo di peste ci si rifugia nel racconto». Sono queste le parole con cui il cantautore introduce il suo nuovo album, l’11° della sua carriera, iniziata nel 1990

«In tempo di peste ci si rifugia nel racconto». Sono queste le parole con cui Vinicio Capossela introduce il suo nuovo album, l’11° della sua carriera, iniziata nel 1990.
Tre anni dopo “Canzoni della cupa”, la cui ispirazione era l’Irpinia dei suoi genitori, il 17 maggio esce “Ballate per uomini e bestie”, un disco che riporta al centro l’umanità e il suo rapporto con la natura.
«Quello che stiamo vivendo è un nuovo Medioevo» spiega il cantautore, nato in Germania e cresciuto (anche artisticamente) in Emilia. «Trovo molte analogie con quell’epoca: l’oscurantismo, le guerre di religione, il predominio dell’immagine sulla parola, ma anche le notizie non più verificabili».
Di fronte a questo affresco terribile Capossela, non senza beffarda ironia, richiama la necessità di ritrovare un nuovo equilibrio: «Questo album è un cantico per tutte le creature, per la molteplicità ma anche per la frattura tra le specie e tra uomo e natura».
Il disco contiene 14 brani, tra cui “Il povero Cristo” in cui l’avidità e l’arroganza dell’uomo convincono Gesù a tornare sulla croce. Capossela porterà le nuove canzoni in tour in autunno, ma nei prossimi mesi si esibirà in alcuni concerti speciali: tra questi, sarà l’8 giugno a Verona, il 5 luglio a Milano, il 7 a Spoleto (PG) e l’8 a Pisa.