L'animale generico è tornato, questa volta più "definito", con tutte le contraddizioni e imperfezioni che adesso sa come addomesticare

«Nonostante le apparenze, sono un young boomer». Esordisce così Luca Galizia, meglio noto come Generic Animal, alla conferenza stampa per il lancio del suo nuovo album, strappando un sorriso a tutti i presenti. Si chiama "Benevolent" ed è uscito dal 18 marzo per La Tempesta Dischi, in vinile e digitale. Arriva a distanza di due anni dal precedente "Presto", che ci aveva raccontato in un'intervista. e raccoglie dieci tracce scritte tra il 2019 e il 2020, e che quindi sono frutto di un periodo non facile, tra crescita personale, traumi da risolvere e un lockdown che ha segnato tutti.
La prima domanda che sorge spontanea è: perché "Benevolent"? «Era il nome più oscuro, ma anche il più gentile che potevo dare a questo album» spiegando che si riferisce a Benevolent Kappa, un "mostro" del folklore giapponese, dall'aspetto inquietante e dall'attitudine malvagia, ma una volta addomesticato può diventare il migliore degli alleati. E da qui nasce il concept dell'album, ovvero "l'arte di addomesticare i mostri", che per Luca Galizia sono tutte quelle macro-sensazioni sgradevoli che ti sopraffanno, o l'entusiasmo che può diventare pericoloso.
Queste dieci tracce parlano proprio di tutto questo intimo trambusto emotivo che Generic Animal ha affrontato e messo in musica: come "Piccolo" che parla dei peggiori giorni di terapia; o "Incubo", dedicata ai contratti che non ti fanno dormire e ai sogni che ti fanno firmare i contratti; oppure "Bastone" che parla di ansia da prestazione e hype, ma anche di imparare a dare qualche bastonata quando ci vuole. Per raccontare tutto questo, si è messo a nudo indossando la maschera del mostro cattivo. Per difendersi e tenere lontano gli altri, fare la voce grossa e fare paura, ma da vicino ci si accorge che è solo un grande pupazzo verde, che non ha ancora lasciato l'infanzia e non è pronto a entrare nell'età adulta.
«È un disco liberatorio, anche per il tempo che ha preso per essere scritto» racconta, ormai maturo abbastanza per accettare e gestire le sue umane imperfezioni, come se fossero parte di sé e del suo fare musica, che, con "Benevolent", sembra arrivata alla sua forma compiuta. «È un disco che avrei voluto fare a 15 anni» dice, perché ha avuto modo di metterci dentro tutte le sue influenze e passioni musicali che lo hanno cresciuto: quelle di fine Anni 90. Il sound, infatti, è rock e post-rock, ma mai "muscoloso", anzi intriso di sonorità underground e di una sensibilità pop che trasformano tutto in perfetto "stile Generic Animal" – ormai riconoscibile e unico. Le produzioni sono ancora una volta firmate dall'amico e artista Carlo Porrini (Fight Pausa), ma dentro troviamo altri affezionati, come Jacopo Lietti in "Clermont" e ClausCalmo per "Recinto".