Brunori Sas: «CIP è un disco in cui mi specchio»

Abbiamo incontrato il cantautore calabrese in occasione dell'uscita del suo quinto album


10 Gennaio 2020 alle 13:01

L'anno è appena cominciato e la musica italiana già ci consegna uno degli album più attesi. A tre anni dal fortunato “A casa tutti bene”, certificato disco di platino e premiato da pubblico e critica, arriva infatti “Cip”, quinto album di Brunori Sas.

Un album rassicurante e sorprendente allo stesso tempo perché da un lato il cantautore calabrese continua il suo percorso introspettivo con la sua prosa diretta e scarna, dall'altro la parte musicale si arricchisce di sonorità nuove, perché, come ci ha spiegato lui, «Da una parte non mi volevo allontanare troppo, perché mi sembra pure una stupidaggine fare qualcosa di completamente diverso solo per farlo, dall'altra volevo che le persone mi ritrovassero nella stessa casa, ma non nella stessa stanza». Una musicalità piena, destinata a infiammare i palazzetti nei quali, a partire da marzo Dario Brunori porterà in tour le sue canzoni.


Undici sono le nuove perle prodotte con l'aiuto del sempre più talentuoso Taketo Gohara. Due, “Al di là dell’amore” e “Per due come noi”, già uscite come singolo, avevano lasciato ampiamente intravedere la sostanza di questo progetto, di certo il più maturo del cantante, ma tutto il disco si conferma ricco di momenti importanti, a cominciare dalle riflessioni ironiche e profonde del brano che lo apre, “Il mondo si divide”: parole dure nel testo vestite da suoni morbidi di flauti, tromba e violoncello.

Se “Capita così” propone le riflessioni e amare e quasi gridate di un quarantenne alle prese con i primi bilanci della vita, “Mio fratello” con i suoi echi quasi beatlesiani nelle musiche, invita a riportare la bussola verso dimensioni più domestiche per prendersi cura di se stessi, mentre “La canzone che hai scritto tu” è una splendida love song "alla Brunori" dove l'elettronica incontra tube e ottoni. Non manca una ballata classica come “Bello appare il mondo”, mentre la struggente “Quelli che arriveranno” chiude l'album con l'essenzialità di pianoforte e voce.

Brunori è la punta di diamante di quel “cantautorato di mezzo” che sta fra i grandi vecchi della canzone d'autore romana e bolognese e i nuovi autori “indie” dei quali, però, non ha mai perpetuato certi fastidiosi stereotipi stilistici. “Cip”, in questo senso, ne rappresenta il manifesto.

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