Claudio Baglioni presenta “In questa storia che è la mia”: «Ora racconto meglio chi sono»

Dal 4 dicembre 2020 il nuovo epico album del cantautore, un'opera musicale ricca e fortemente biografica

Claudio Baglioni
30 Novembre 2020 alle 14:04

Quanta musica! Claudio Baglioni presenta "In questa storia che è la mia", il suo nuovo album in uscita il 4 dicembre. È da tanto tempo che il cantautore non realizza un album completo di inediti: è dal 2013 infatti che non sentiamo un suo album in studio. È servito tanto tempo ma il momento è arrivato. Oggi è tornato con un'opera musicale massiccia, importante, che viene venduta al pubblico in cinque versioni.

Nei negozi trovete il cd singolo con 14 canzoni inedite, il doppio cd con le 14 canzoni inedite, quattro brani acustici e foto esclusive. Poi c'è grande spazio dato al vinile in tre formati: doppio vinile con quattordici brani, doppio vinile con quattordici brani e due brani acustici e un'ultima versione esclusiva Amazon che aggiunge un poster autografato.

dal 4 dicembre troverete l'album di Claudio Baglioni "In questa storia che è la mia" anche in edicola con Sorrisi a un prezzo di €18,90.

Ecco i titoli dei pezzi (volutamente scritti in minuscolo): capostoria, altrove e qui, 1. non so com'è cominciata, gli anni più belli, quello che sarà di noi, in un mondo nuovo, 2. al pianoforte ogni giorno, come ti dirò, uno e due, mentre il fiume va, 3. e firmo in fede un contratto, pioggia blu, mal d'amore, reo confesso, 4. adesso è strano pensare, io non sono lì, lei lei lei lei, dodici note, uomo di varie età, finestoria. I brani acustici che si aggiungono nelle versioni deluxe sono “Gli anni più belli”, “Mal d’amore”, “Io non sono lì”, “Dodici note”.

Il tour 2021

Nel disco troverete le atmosfere classiche ma freschissime di Baglioni con una forza nel suono e nel canto che si proiettano già nella dimensioni del live. Dal 4 giugno 2021 alle Terme di Caracalla infatti comincerà il recupero delle date previste durante la scorsa estate. "Dodici note", questo è il nome del tour sarà impreziosità da un'orchestra sinfonica, un coro lirico e i suoi immancabili cantanti solisti e coristi. È la prima volta che un cantante pop farà così tante date in quella location. "L'ambizione è di fare spettacolo con la musica" racconta "suonando questo album con i brani antologici della mia carriera".

Chi ha suonato nel disco

"In questa storia che è la mia" parole e musiche sono di Claudio Baglioni (pianoforte, piano elettrico, chitarre), gli arrangiamenti vedono la grande partecipazione di Paolo Gianolio (ha suonato anche chitarre, basso e tastiere) e Celso Valli (al pianoforte in alcuni brani). Gavin Harrison è alle percussioni, Giancarlo Ciminelli al flicorno in "Quello che sarà di noi". Troviamo anche il flauto i Alessia Dell'Asta, Danilo Rea al pianoforte (in "Mentre il fiume va"), Mattia Tedesco e Massimo Varini alla chitarra di "Pioggia blu", Alessandro Tomei al sax soprano di "Pioggia blu". Ai fiati ci sono Giancarlo Ciminelli, Franco Marinacci, Roberto Schiano, Alessandro Tomei  e ai cori Silvia Aprile, Claudia Arvati, Serena Bagozzi, Serena Caporale, Frankie Lovecchio, Rossella Ruini, Michele Ranieri. 


Le parole scritte da Claudio Baglioni per presentare l'album

“In questa storia che è la mia” c’è anche un’altra storia. Personale e comune al tempo stesso; particolare eppure, per molti aspetti, universale.

Per “fotografarla” ho utilizzato due ottiche diverse: un grandangolo e un teleobiettivo.

Il primo, mi è servito a fissare - in un unico scatto, dalle dimensioni e dal respiro di un grande affresco - questi cinquant’anni nei quali musica e vita si sono intrecciate, in una maniera e con esiti che mai avrei immaginato possibili.

Il secondo, l’ho utilizzato per riuscire a scovare, tra le pieghe di stagioni, giorni e ore, quei particolari - attimi, incontri, persone, luoghi, cose, ma anche sensazioni, emozioni, pensieri, sogni – che hanno dato profondità, qualità, sapore, profumo e significato a questa strada, così lunga e sorprendente, per molti tratti percorsa vicino e forse accanto alle persone che ho, in qualche modo e in qualche mondo, incontrato.

“In questa storia che è la mia”, dunque, è un album-narrazione – una volta, avremmo parlato di “concept album” – reale e immaginario allo stesso tempo. Non solo perché, nella memoria, ciò che abbiamo vissuto davvero e ciò che abbiamo semplicemente creduto, desiderato o sperato di vivere, si fondono, ed è impossibile riuscire a separarli, ma, soprattutto perché, l’immaginazione – la capacità di creare, elaborare e sviluppare immagini: una delle facoltà più importanti di ogni essere umano - è energia e nutrimento indispensabile per un artista, colui, cioè, che vive e fa vivere sé stesso e gli altri della propria fantasia.

L’elemento che anima e muove tutta la narrazione è quel sentimento - dirompente e incomprensibile, che tutti viviamo senza mai conoscerlo e comprenderlo davvero – che chiamiamo amore. Amore personale e universale, reale e irreale, definito e indefinito allo stesso tempo.

Ripreso con il grandangolo, è quel sentimento universale che ci abita e, spesso, ci travolge tutti; colto, invece, dallo sguardo ravvicinato del teleobiettivo, si trasforma in una serie di visi, volti, voci, corpi, gesti dei quali tratteniamo in memoria quel dettaglio che ce li ha resi unici e indimenticabili.

Le dichiarazioni di Claudio Baglioni in conferenza

"Il tempo è un avversario micidiale, siamp sempre lì a corrergli dietro. Il privilegio, anzi il vantaggio, è pensare che ci sarà un ricordo, un manufatto, qualcosa che rimarrà. Ho vissuto finora per lasciare il segno, credo sia la missione di ognuno di noi". 

"La canzone parla dell'avventura e della disavventura del vivere, quindi anche dell'amore. L'amore per quanto poeti e cantanti l'abbiamo fatto da sempre, ha sempre qualcosa da raccontare, da scandagliare. Io ho cercato di raccontare tanti aspetti dell'amore, forse l'unico argomento che amo di più ma anche quello che ho conosciuto di meno”.

"L'album si astrae dal succedersi degli eventi di cronaca”.

"Duccio Forzano 'l'ho inventato io', come direbbe Pippo Baudo. Per il mio 'tour rosso' (del 1996, nda) l'ho coinvolto per la prima volta, lui lavorava a livello locale. Ogni tanto abbiamo in mente di fare qualcosa. Ora abbiamo lavorato al videoclip del brano 'Io non sono lì'". 

"Bisogna iniziare a sognare al plurale. Bisogna ricominciare a guardare un po' di più nella stessa direzione e non solo nel proprio laghetto di casa, appagati dal nostro narcisismo. Il "mondo nuovo" che racconto dev'essere più semplice: ora è troppo pieno e per farsi notare i tentativi sono drammatici, come può avvenire in alcuni casi sui social”. 

"La linea guida di questo album è quella dell'emozione. Io ho fatto spesso fatica a mettere insieme parole e musica, l'impalpabile del suono e il peso delle parole. Qui ho cercato di fare un lavoro che sommasse al significato al significante”. 

"Siamo rimasti tutti 'appiedati' nel mondo dello spettacolo. Sicuramente il nostro settore è il più colpito. Nei miei concerti la mia famiglia artistica è stata sempre parecchio numerosa. Non ho ricette per risolvere la situazione, non le ha nessuno in realtà. È necessario più che firmare appelli, rimboccarsi le maniche. Io e tanti altri artisti l'abbiamo fatto anche con sottoscrizioni personali che sono private. Poi con fondi di sostegno finché questa situazione non si smuoverà. Purtroppo nel nostro settore è mancato il 100% del lavoro”. 

"Il proposito era di ritrovare una verità nella timbrica dei suoni del disco che fosse riconoscibile, così come si faceva sempre negli anni 60 fino a metà anni 70. Questo è un disco in costume, è come un film che viene girato con abiti e scene di un'epoca precedente. Perché l'ho fatto? Perché i suoni sono fatti da persone che si mettono assieme come si faceva in quegli anni lì. Con mio figlio ho fatto la produzione e poi con Celso Valli e Gianolio, mescolando le carte, con tanti interventi solisti. È un disco fatto a mano”. 

"Penso ci sia una connessione con "Io sono qui", c'è un lavoro simile come telaio, idea già usata in "Strada facendo" con gli interludi. Tra i punti di connessione c'è anche l'idea dell'album in stile “concerto”. Si sentiranno anche rimandi chiari e sottintesi con altri dischi. Sento che ha un po' due genitori quest'album: "Oltre" e "Strada facendo".

"Io ho una schizofrenia come cantautore: la musica mi attrae e mi commuove... poi però devo rompere il vetro della difficoltà di mettere le parole a quelle musiche. Quando ci sono melodie che saltano in termini di altezza di note, non tutte le parole suonano e si adattano bene. Certe cose sono belle come significato ma quando le canti perdono importanza. Io mi metto lì con molta soggezione e a volte ci metto mesi prima di scrivere la prima parola. Cerco di sforzarmi che le parole siano esatte. Aclune parole sono quelle... punto e basta”. 

"Tra gli 80 e i 90 ho scritto cinque o sei album senza un particolare racconto delle canzoni d'amore. Sull'amore erotico di questo disco credo sia o la bandiera della senilità o è la manifestazione in musica di un apprezzamento estetico. L'erotismo ha un valore estetico eccezionale e nel passato avevo già dato in questi termini, non è la prima volta. In queto album racconto un tema importante per me oggi, quello dell'amore che non si promette più nulla. In "Pioggia blu" invece racconto una specie di minaccia nell'amore, due persone divise che finalmente si sentono un “noi”.

"Questo album è un'autobiografia senza date e dettagli. Negli anni ho perso il ricordo nitido di quando sono successe le cose. Oggi ho magari meno da dire ma cerco di raccontarmi meglio. Ma chi ha la nostra storia non ha partita... con un passato delle genere alla fine vince sempre il passato nel confronto. Il disco nonostante questo è piaciuto molto ma pensavo non l'avrei mai terminato: avevo bisogno però di finirlo, mettere un punto per andare oltre”. 

"Non sono mai stato uno che la sera usciva tanto, ho sempre avuto bisogno di stare spesso da solo anche per bilanciare i momenti in cui sto in mezzo alla gente. La chiusura non mi ha toccato più di tanto ma mi ha fermato incredibilmente il lavoro. Nel momento in cui pensavo di poter avere più spazio per creare, l'emergenza mi ha paralizzato, fermandomi per tre o quattro mesi. La mia vita è cambiata poco ma il mio pensiero è che sarebbe un peccato se non sapessimo prendere il meglio da questa situazione al di là dei lutti e dei guai... questa è la nostra grande occasione per essere migliori di prima”.

"Chi è spaventato dai 78 minuti del disco, sappia che i brani si possono ascoltare singolarmente. Ma spero possa essere data l'opportunità di ascoltarlo dall'inizio alla fine. Perché? Ha una sua drammaturgia scelta da me con molta cura”. 

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