Fabri Fibra: il primo ascolto di «Fenomeno», l’album

7 aprile 2017, il rapper "più odiato" brucia il costume da supereroe e ti sbatte il cuore in faccia

Fabri Fibra  Credit: © Sha Ribeiro
7 Aprile 2017 alle 15:46

Fabri Fibra ha deciso, all'apice della carriera, di mettersi alle spalle il passato e di ricominciare un po' tutto da capo. Il rapper più famoso in Italia, dopo un periodo di ricerca personale cominciato nel 2015 con l'album «Squallor», è tornato a marzo con il singolo «Fenomeno» nel quale riporta alla luce un discorso profetico cominciato nel 2003 nel suo brano «La cosa più facile»: fotografare con ironia una generazione alla continua ricerca di visibilità. Nel bene e nel male. Il pubblico popolare ha ritrovato in questo pezzo il Fabri Fibra lasciato qualche anno fa. Un buon segno.

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Se non volete arrivare fino in fondo alla lettura, vi dirò che in questo ottavo album pubblicato il 7 aprile, intitolato sempre «Fenomeno», Fabri Fibra brucia definitivamente il costume da supereroe e ti sbatte il suo cuore in faccia. Non è una visione rassicurante ma piuttosto piena di spigoli e dolorosa. Fabrizio mai come oggi ha scelto di mettersi a nudo raccontando senza mezzi termini chi è veramente.

Spietato come un tuono, svela i suoi mostri.

L'album parte da «Intro», dove dice: «Eccomi lì a parlare per l'ennesima volta di un nuovo disco cercando di convincere e convincermi che sono ancora in grado di rappare. E poi vale ancora la pena rappare per me? Insomma ho 40 anni, il rap è una cosa per ragazzini. In Italia è una cosa per ragazzini. E io non parlo di locali o di belle serate e di vestiti firmati. E la roba mia è molto più profonda del rap. Quindi preparati a criticare perché io sono il rapper più odiato d'Italia. E io vi amo».

Un manifesto spiazzante per un album dove Fibra ha palesemente ripreso in mani le redini di se stesso e quindi della sua vita e quindi della sua carriera. Lo fa con una nuova lucidità, con nuova forza comunicativa e acquisite consapevolezze, con la solita genialità e con atteggiamento controcorrente. Rispetta il suo atto d'amore per il rap raccontando con il rap la sua verità. Perché non è in grado di farlo in un altro modo.

Se in tante occasioni ci ha chiesto di non guardare ai suoi testi come dei trattati politici, oggi tutto suggerisce che quella sincerità è la stessa che ti direbbe guardandoti in faccia. Per quanto cruda, per quanto difficile, come fa nei due brani finali del disco, «Nessun aiuto» dedicata al fratello Nesli e «Ringrazio» un delicatissimo pezzo dove parla di sua mamma.

C'è profondità e anche leggerezza, perché Fabri Fibra è sempre stato tutto questo. Degni di nota, i brani più "aperti" del disco. «Pamplona», in collaborazione con i TheGiornalisti e la voce di Tommaso Paradiso (con sonorità retrò ripensate in chiave tropical house) e «Stavo pensando a te», una canzone d'amore. Avete letto bene: una bella canzone d'amore dove comunque, in ogni caso, non puoi spegnere il cervello.

«Fenomeno» dà molto a chi lo sente e chiede molto a chi lo ascolta. Non dovrebbe essere sempre così? C'è un appello serio sulla legalizzazione delle droghe leggere dalla voce di Roberto Saviano, un estratto di un programma radiofonico di Barbara Palombelli mentre si parla con il cuore spezzato di famiglia, c'è il suo punto di vista sui fatti di "cronaca" che l'hanno coinvolto negli ultimi anni in «Equilibrio». 

Dopo tanti anni di domande, Fibra oggi ha deciso di darci tutte le risposte. Perché ha smesso di muoversi come un fuggitivo. E da quelle rime ipnotiche, nemmeno noi possiamo scappare.

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