In uscita il 13 dicembre il secondo disco da solista per il talento inglese lanciato dagli One Direction

Se c’è un fenomeno che ha segnato il pop nel decennio che sta per terminare, è la band One Direction. Nati nel 2010 all’interno dell’edizione inglese di “The X Factor” per volontà del produttore Simon Cowell, in pochi anni questi ragazzi britannici con la faccia pulita sono riusciti a vendere 50 milioni di dischi in tutto il mondo.
Ma era soltanto il primo capitolo della loro storia: nel 2016, un anno dopo l’abbandono di Zayn Malik, gli altri quattro membri decisero di mettere “in pausa” il gruppo (no, non si sono mai davvero sciolti) per cercare fortuna come solisti. Il più fortunato, per ora, è stato Harry Styles: il suo album omonimo, uscito nel 2017, ha conquistato non solo le fan di vecchia data ma anche la critica.
E ora è destinato a fare il bis con “Fine line”, in arrivo il 13 dicembre. «Quando riascolto il primo album mi rendo conto che in molte canzoni non ho voluto correre rischi, avevo paura di sbagliare» ha raccontato Harry. «In questa fase della mia vita sto cercando di essere meno preoccupato, in generale: se nella vita fai cose che ti appassionano, sei già una persona di successo. E ti senti più libero quando capisci che la tua vita non cambia se non sei primo in classifica».
Le prime canzoni tratte da “Fine line”, come lo strepitoso singolo “Lights up”, hanno confermato il talento di Styles, la sua maturità musicale e un certo desiderio di “leggerezza”: «Mi sono reso conto che mi stavo ostacolando da solo» ha detto. «Mi sentivo quasi in dovere di fare canzoni più “radiofoniche”, ma per fortuna il mio produttore Tyler Johnson mi ha convinto a seguire l’istinto e a divertirmi».
E i One Direction? «Torneremo a fare musica insieme solo quando ne avremo tutti voglia e ci saranno le giuste ragioni». Mai dire mai, insomma. Nel 2020 Harry Styles tornerà in Italia: il 15 maggio al Pala Alpitour di Torino e il 16 all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (BO), ma quest’ultima data è già esaurita.