Frisino: «”Italian Touch è un invito a seguire la propria strada»

Abbiamo raggiunto il cantautore di Roma per un'intervista sul suo album e la sua musica. E lui ci ha regalato un'esibizione live

Frisino  Credit: © Stefano Bazzano
13 Marzo 2020 alle 18:48

Antonio vive a Roma da molti anni, ha un figlio e fa l'impiegato. Ma, soprattutto, scrive canzoni col nome di Frisino. Lo scorso 21 febbraio è uscito il suo album "Italian Touch" per Garrincha Dischi, anticipato dai singoli "Termini" e "Geranio". Si tratta di un piccolo gioiellino di cantautorato, indie quanto basta per arrivare alle orecchie di molti, vintage nelle sonorità per conquistare il cuore di tutti. Infatti, l'immaginario di un'Italia di qualche decennio fa sembra essere il fil rouge del suo progetto, non solo per la sua musica, ma anche per certi richiami estetici che ricorrono nei suoi visual.

Dopo averlo incontrato alla presentazione del suo album presso un cinema di Bologna, quando i tempi erano sereni per i concerti in Italia, abbiamo fatto qualche domanda a Frisino per scorpire tutti i retroscena che si celano dietro al suo progetto.

Presentati ai nostri lettori che non ti conoscono.
«Ciao a tutti, mi chiamo Antonio Frisino, sono nato in Puglia, ma vivo a Roma. Nella vita di tutti giorni faccio l’impiegato e scrivo canzoni. Ho appena pubblicato il mio secondo disco intitolato "Italian touch" con l’etichetta bolognese Garrincha Dischi».

Geranio dal vivo


Puoi raccontarci qualcosa del brano che hai appena suonato? Di cosa parla e com’è nato. 
«Come tutte le canzoni anche "Geranio" è nata da un momento di urgenza di scrivere e di portare in musica una sensazione. Parla di due persone che vanno a convivere e si convincono di essere protette da tutto rinchiudendosi nel loro nido. Il gattino è un espediente e un collante che tiene unita la coppia per il periodo in cui vive sotto lo stesso tetto e costruisce il proprio amore. Ma nella realtà vissuta il più delle volte le coppie che vanno vivere insieme e si escludono da tutto sono poi destinate ad implodere».

Tutto quello che dobbiamo sapere sul tuo album “Italia Touch”.
«Ho scritto questo disco mentre lo registravo e le canzoni sono nate a seguito di una perdita e di un abbandono. È un disco urgente da un lato e più riflessivo dall’altro. Nella scelta dei suoni insieme a Pietro Paroletti, che lo ha prodotto, non ci siamo fatti abbindolare da nessun dettame stilistico, ma abbiamo seguito la nostra strada. "Italian Touch" è questo, è un invito a seguire la propria strada fregandosene di suonare "come tizio", ma sentirsi liberi di fare quello che si è realmente, senza paure».


Pensando al videoclip di Geranio e alla promozione, com’è nata l’idea di associare la tua musica al cinema?
«Inizialmente non ci avevo pensato, poi ho coinvolto Stefano Bazzano, l'art director del progetto, e quando abbiamo girato il video di "Geranio" non potevo credere ai miei occhi: una troupe di quindici persone, fotografi, runner, riprese fino all’una di notte, una roba mai vista. Quando lavoro con le persone se sento che dall’altra parte c’è una personalità sensibile e forte cerco sempre il gancio per slacciare le mie cinture di sicurezza e fidarmi dando carta bianca a chi ho di fronte. Con Marco Santi, il regista del videoclip, è stato così, mi sono innamorato di lui appena ho visto i suoi lavori precedenti e mi sono affidato al suo gusto. E quando ho anche scoperto che gli avevano offerto di andare ad hollywood e lui ha rifiutato per seguire la sua strada, non ci ho pensato due volte a coinvolgerlo! Il video poi è piaciuto sia a Garrincha Dischi che ai ragazzi del See You Sound e infatti lo abbiamo presentato al festival di Torino a febbraio».

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