Gabriele (il cantante), l’ultimo della dinastia dei Lopez

Papà Giorgio e soprattutto zio Massimo sono più noti, ma lui inizia a muovere i primi passi come cantautore. Pubblicando «Aspetterò domani»

Il cantautore Gabriele Lopez  Credit: © Serena De Angelis
20 Gennaio 2016 alle 17:39

Dimenticate il grande Massimo Lopez, showman di razza. Anzi, no. Dimenticate il fratello Giorgio Lopez, doppiatore di personaggi come Danny De Vito, Dustin Hoffman, John Cleese dei Monty Python e Pat Morita in «Karate Kid». C'è un nuovo Lopez che sgomita per farsi spazio nello spettacolo italiano. Si chiama Gabriele, guarda caso fa il doppiatore (è sua la voce di Johnny Galecky, il Leonard di «The Big Bang Theory») ma la sua vera vocazione è la musica. Ha pubblicato da poco un singolo intitolato «Aspetterò domani», accompagnato dal video firmato dal regista Leonardo Ferrari Carissimi, e lima gli ultimi pezzi in vista dell'uscita del suo terzo cd.

Quando vedrà la luce?
«Il 18 marzo. Praticamente è tutto pronto. I primi due, ?Nuove direzioni? e ?Il pianeta interessante?, del 2012, uscirono con un'etichetta in Spagna, a Barcellona, ma praticamente da noi non sono mai stati pubblicati, se non in digitale. Per il prossimo, che sarà intitolato solo ?Lopez?, mi sono affidato alla produzione di Davide Combusti (The Niro) e Michele Braga con la Viceversa di Catania».

Secondo me lei come voce sta un po' fra Mango e Mengoni, con echi alla Malika Ayane. Che cosa ne pensa?
«Di Mango mi hanno già detto. Non saprei, da solo non riesco a cogliere assonananze ed echi con altri artisti. Sono di Roma, ma il Sud si sente. Forse perché sono figlio di papà napoletano. I miei ascolti sono piuttosto esterofili: Iron Maiden, Nirvana, Beatles, Rolling Stones, ma anche Battisti, Dalla e Cocciante».

Di che cosa parla «Aspetterò domani»?
«È la storia di un rapporto finito, che si trascina, ma il protagonista sceglie di fare quello che si fa spesso: rimandare una decisione, forse per la paura di ripetere lo stesso errore».

Ma voi Lopez non riuscite proprio a stare senza fare spettacolo? È un fatto genetico?
«Massì, sono cresciuto in una famiglia nella quale ogni festa comandata diventava l'occasione per un piccolo show. Fra l'altro abbiamo varie contaminazioni regionali in quanto mio nonno faceva il bancario, e per fare carriera girava l'Italia di filiale in filiale. Ha avuto un figlio ovunque. Sono sposato e ho una figlia di un anno. Pensi che al mio matrimonio, ho convinto zio Massimo a fare una versione rock di ?My Way?, un classico di Sinatra che è anche un suo cavallo di battaglia, mentre mio padre recitava su base la parte finale di ?The Big Kauna?».


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