Il rapper romano racconta il suo album in uscita il 13 maggio

Anticipato dal potente singolo “Eclissi”, in coppia con la l'icona dell'hip hop italiano Neffa, Gemitaiz, uno dei rapper più seguiti e rispettati della scena, si ripresenta con l'omonimo album in uscita il 13 maggio, sua quarta prova da solista a quattro anni di distanza dall'acclamato “Davide”, già triplo disco di platino. «È un album che è stato scritto, prodotto e ideato quando dovevamo stare tutti chiusi in casa, da soli, senza alcun contatto, e ho sentito l’esigenza di esprimere quello che stavo vivendo in quel periodo» spiega il rapper romano.
Non che in tutto questo tempo l'artista romano se ne stia stato con le mani mano, tutt'altro: nel 2019, con MadMan, con cui parallelamente all’attività solista porta avanti una collaborazione decennale, ha pubblicato l'album “Scatola Nera”, certificato platino. A fine 2020 è uscito il mixtape “QVC9 – QUELLO CHE VI CONSIGLIO VOL. 9”, anch'esso disco di platino, che includeva anche 6 brani prodotti dallo stesso Gemitaiz. Inoltre, ha lanciato con il produttore Mace e il regista Manuel Marini il progetto di beneficenza “Bianco/Gospel”, con l'omonimo brano e relativo videoclip, il documentario “Quello che resta” e infine un libro fotografico, “GOSTO”.
Gem, ne sono successe di cose in questi quattro anni, pensa che nel 2018 Achille Lauro era ancora un rapper e faceva i feat. nei tuoi dischi…
«(ride) In effetti sì, sono successe un sacco di cose, a cominciare dalla pandemia. È stato un periodo davvero complicato, anche come musicista. Avere due dischi fuori, uno da due anni e un altro da tre, e non poterli suonare dal vivo, a causa delle restrizioni, è stato frustrante. È soprattutto per questo che ho aspettato prima di uscire con un nuovo album ufficiale. Dai, guardiamo il lato positivo: il prossimo sarà un live bellissimo, pieno di roba inedita. Ho l'imbarazzo della scelta».
Hai definito “Davide” il tuo disco più intimo. Che disco è, invece, “Eclissi”? Hai parlato di fascino della solitudine…
«Sicuramente è un disco molto intimo anche questo. È stato interamente ideato, scritto, prodotto e registrato quando dovevamo stare tutti dentro casa, dovevamo stare tutti da soli. Ho sentito l'esigenza di esprimere quello che stavamo vivendo. Io, poi, ho una relazione sentimentale a distanza. Già non è facilissimo vedersi spesso e con il Covid è stato ancora più complicato: è stata una solitudine fisica, ma anche del cuore. Alla fine mi sono reso conto che “Eclissi” è soprattutto un disco d'amore».
Fortunatamente da questa solitudine non è uscito qualcosa di paranoico. È un disco pieno di musica, in dei momenti quasi ballabile e con delle tracce in cui dal rap ti sposti verso l'r&b e il canto.
«Sì, i due anni di pandemia hanno senza dubbio influenzato la mia scrittura e questo disco è forse il mio lavoro più completo a livello di sound, nonostante sia anche il più breve che abbia mai fatto. Per la verità anche su “Davide” c'era un bel mix di generi musicali, ma in questo c'è stata tanta post produzione, anche perché, appunto, c'è stato tanto tempo a disposizione per sentire e risentire le cose e molto spesso una traccia creata in una session un anno e mezzo, due anni fa, risentita dopo così tanto tempo ti fa venire voglia di cambiare qualcosa. Abbiamo cercato di sfruttare al meglio il tempo per rendere omogeneo il sound. Il filo conduttore è stato l'uso degli strumenti: è pieno di violini, chitarre…».
So che la lavorazione ha avuto anche qualche intoppo.
«Altro che! Il disco è stato realizzato con delle session. Quando, quest'estate, ci siamo ritrovati all'Argentario, in una villa sul mare bellissima, dopo due giorni eravamo tutti quanti positivi al Covid. Ma abbiamo generato comunque un sacco di musica».
In un brano dell'album precedente ironizzavi sulla trap. Qui, invece, c'è un feat di Asap Ferg, del collettivo americano ASAP Mob, e ci sono diversi brani dalle sonorità trap.
«In realtà io non ho mai denigrato la trap, anzi, ho sempre trovato che ci sono un sacco di artisti molto forti che la fanno. In quel pezzo ironizzavo non sulla trap in se, ma su quelli che “si buttano” sulla trap, pur non essendone capaci, nella speranza di entrare in classifica. In quanto ad Asap è un caposaldo della nuova scena di New York, ha fatto di tutto, ha un bel background musicale. Non lo definirei solo un artista trap, quanto piuttosto un rapper completo. È uno di cui ti puoi fidare: la sua strofa è una “cartella” come si dice in gergo».
Anche gli altri featuring sono di pesi massimi: Neffa, Marracash, Sfera Ebbasta, Nooyz Narcos, Coez...
«Come al solito, quando faccio una canzone, a volte mi viene in mente che in quel brano ci vorrebbe un determinato artista. Però mi piace giocare. La gente legge la tracklist, vede un pezzo come “K.O.” con Coez e Marra e magari si aspetta un brano “poppeggiante” con ritornello di Coez: invece mi è piaciuto spiazzare con una traccia cruda. Mi piace molto giocare con queste cose».
In un brano dici: “Cento dischi in arrivo”. Quanta roba hai nei cassetti?
«Oddio, cento magari no (ride), ma diciamo che non soffro di blocchi dello scrittore. Sono in continuo movimento, in continuo ricercare, in continuo ascolto. Mi rendo conto che non so fare niente di niente se non questo. Non mi potrei mai vedere a fare altro. Dubito che comincerò a dipingere da un giorno a un altro: io ho solo questo e andrò avanti ancora un bel po'».