Gigi D’Alessio: «Ho fatto un album rap grazie a un telefonino»

Nel disco "Buongiorno" alcuni artisti hip hop reinterpretano i suoi storici brani (più un inedito)

Gigi D'Alessio e Clementino  Credit: © Facebook
10 Settembre 2020 alle 08:50

Gigi D’Alessio ci ha preso gusto. Dopo avere sperimentato lo scorso anno in “Noi due” l’incrocio della sua musica con le sonorità hip hop, lo ha rifatto con l’appena uscito “Buongiorno”, suo 19° album in studio, frutto della collaborazione con alcuni dei talenti più interessanti della scena napoletana e non solo. Un unico inedito, “Vint’anne fa”, più 15 hit che nel tempo lo hanno consacrato tra gli artisti più amati della musica italiana. D’Alessio le ha riarrangiate e riscritte con la collaborazione di artisti collaudati del calibro di Clementino e Rocco Hunt, nuovi protagonisti come Enzo Dong, Geolier e Lele Blade, gli emergenti MV Killa, Samurai Jay e CoCo, e partecipazioni speciali come quelle di J-Ax, BoomDaBash e Franco Ricciardi (una leggenda, a Napoli). Spazio anche per il diciassettenne LDA, ovvero Luca D’Alessio, terzogenito del cantante.


Che succede Gigi, si dà alla trap?
«Ma no, io credo che nella musica c’è sempre tanto da scoprire: chi si chiude nel proprio orto non vede null’altro. Sono molto curioso e per me è stato un onore conoscere questi ragazzi che reputo talentuosi. Col produttore Max D’Ambra, con cui ho curato la direzione artistica, davo a ognuno di loro uno spazio e dicevo: “Questo è tuo, cosa fai?”. Loro andavano a sentire la musica sui loro telefonini e tornavano dopo mezz’ora con le loro rime, pronti per “rappare”. Io li chiamo i ragazzi dell’iPhone».

Insomma, non l’hanno delusa.
«È stata una cosa meravigliosa: ho scelto molte canzoni dei miei primi album, alcune di 27 anni fa, ma sembrano scritte ieri. Questo fa capire che tutte le etichette che diamo alla musica non servono a niente. Io conoscevo questi ragazzi solo musicalmente, ora siamo diventati una famiglia, una comunità, usciamo a cena, “mangiamme ‘a pizza”. Andremo all’Arena di Verona e sarà come a Pasquetta: siamo in 20! Il grande sogno è di esibirci tutti insieme allo stadio San Paolo a maggio. Speriamo di riuscirci».

Uno di loro è davvero di famiglia: LDA, ovvero suo figlio Luca.
«Mi ha chiesto se lo ritenessi all’altezza di stare in questo progetto e io sono stato chiaro: “Devi fare la gavetta, ma io ho riunito un po’ di giovani e a me piace come fai la musica. Ti do una chance, giocatela. Sappi, però, che diventerai grande solo quando ti uscirà il sangue dal naso perché avrai sbattuto la testa contro il muro. Da me non avrai corsie preferenziali”. È stato emozionante cantare insieme».

Lei ha basato il suo successo sulla melodia. Il rap, invece, si basa sulla ritmica. Come si conciliano i due mondi?
«La melodia è una donna nuda che con vestiti diversi (gli arrangiamenti, ndr) cambia stile e modo di proporsi, ma rimane lei. Queste sono canzoni che sono state scritte al pianoforte, hanno avuto successo, le conoscono tutti, compresi questi ragazzi che stavano con me in studio, compresi i loro genitori che piangevano per l’emozione di vederli con me. Mi creda, c’è una grande “hype” (eccitazione, ndr) e un “sentiment” (sentimento) intorno al disco che io non ho mai avuto nella mia vita».

“Hype”, “sentiment”: vedo che ha imparato il linguaggio dei giovani.
«Sono parole che sto imparando giorno per giorno. Perché anche loro stanno insegnando a me delle cose come io a loro. C’è proprio uno scambio culturale e sociale. Però io resto io. Anche in copertina io sono quello con la camicia e la cravatta. E poi ho cantato da D’Alessio, ho fatto Gigi D’Alessio, altrimenti sarei diventato davvero ridicolo».

Maradona le ha mandato un bel messaggio d’auguri su Instagram.
«Ma Diego è un mito. È il simbolo di Napoli, ci ha regalato il sogno più grande: sono 30 anni che sventoliamo le sue bandiere. Ha lasciato un segno indelebile. Ci conosciamo bene, abbiamo fatto molte cose insieme. Segue la mia pagina Instagram e il disco glielo devo mandare subito, sennò si incavola...».

Nel frattempo è pure nata Sofia e lei è diventato nonno per la seconda volta...
«Il problema sa qual è? Che io so’ diventato nonno perché mi sono sposato giovane, non perché “song viecchio” (ride). Mio figlio Claudio segue le mie orme».

Le pesa?
«Me la vivo con allegria. I bambini in casa mia sono sempre un sorriso di Dio. Sono contento e i miei nipoti è come fossero figli».

Ci salutiamo con un “bella zio” (come fanno i ragazzi) o con uno “statte buono”?
«Io direi con un “to be continued...” (continua)».

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