Myss Keta, il nuovo EP “Il cielo non è un limite”: «Non voglio limiti nemmeno nelle contraddizioni»

Un EP denso di significato, ma anche un'evasione dalla realtà delle quattro mura che porta il dancefloor dentro casa

Myss Keta  Credit: © Diego Pigato
13 Novembre 2020 alle 12:15

Molti seguono Myss Keta dall'irriverente omaggio del 2015 alle Ragazze di Porta Venezia, ormai un inno generazionale al pari di "Girls just wanna have fun" di Cindy Lauper. Altri l'hanno probabilmente scoperta al Festival di Sanremo 2019. Dopo due album in studio - "Una vita in capslock" (2018) e "Paprika" (2019) - e una serie di singoli e collaborazioni di successo, l'angelo milanese dall'occhiale da sera e il volto coperto è tornato con il nuovo EP "Il cielo non è un limite".

Anticipato dai due singoli "Giovanna Hardcore" e "Due", è forse il suo lavoro più sperimentale, ma allo stesso tempo anche la quintessenza del suo immaginario. È come se la Myss più irriverente di Milano, e poi d'Italia, fosse diventata una signora, portando a maturazione la propria identità e cosapevolezza artistica. Dopo averci fatto conoscere il suo personaggio armato di mascherina, occhiali scuri e tanta ironia, col suo nuovo EP è voluta andare oltre la maschera ed esplorare a 360° le sue molteplici personalità.

«Non voglio limiti nemmeno nelle contraddizioni» ha detto l'artista durante la videoconferenza stampa dalla Torre Galfa di Milano per la presentazione dell'EP, spiegando che «All'epoca in cui viviamo avere delle contraddizioni è inevitabile, ma poterle esprimere in modo artistico è un piacere e un privilegio». E così "Il cielo non è un limite" vuole essere il superamento di ogni possibile limite, sia per Myss Keta che per il suo pubblico.

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In un momento storico in cui la nostra libertà di movimento è limitata, non è un caso se il focus dell'EP è proprio l'assenza di limiti. Per questo motivo l'elemento che lo caratterizza è l'aria, concretizzata nell'immagine del cielo incornicato, limitato da una finestra, ma che in realtà diventa spazio spalancato su infiniti mondi interiori.

Per fare questo, Myss Keta prima si è messa a nudo per poi vestire i panni delle numerose personalità che hanno preso vita in questo EP. Come Giovanna Hardcore, la Myss che arriva nel nostro Medioevo Digitale in groppa al suo destriero, armata di cassa dritta. In "Rider Bitch", invece, la nostra artista diventa un rider arrabbiata col sistema capitalista che combatte al fianco degli angeli in bicicletta protagonisti dei nostri tempi «È una canzone a cui tengo molto perché è un argomento attuale che ben rappresenta la nostra». Con "Photoshock" si indaga il morboso rapporto tra chi osserva e chi è osservato e tutte le declinazioni sintetiche del caso, fino ad arrivare a una grottesca analisi dei social, concetto messo in scena ed estremizzato da una Myss modella negli Anni 90 alle prese col suo fotografo. Con "Diana" vediamo una Dea della caccia di una Magna Grecia futurista e onirica, ma è con "Due" che la diagnosi di Myss Keta sul baratro culturale della nostra satura epoca post-capitalista è all'apice, spiega «È una canzone ipercarica, raddoppiata, e una Myss sguagliata, schizofrenica su un beat accelerato e accelerante".

Per esprimere tanti concetti una sola Myss Keta non bastava, e allora si è fatta in sette personalità, ognuna con un proprio carattere e tratti peculiari, perfino con una propria vocalità, sempre estremizzata e teatrale, per renderle uniche e uguali allo stesso tempo. In questo EP nemmeno le lingue sembrano essere un limite per Myss Keta, che si cimenta col tedesco, l'inglese e perfino il greco antico. «È la prima volta che sono così esploratrice verso altre lingue» spiega l'artista «e sono contenta di ever potuto sperimentare la mia attitudine performativa, che voglio portare avanti».

Le sonorità

Un EP denso di significato, quindi, ma che non vuole lasciare a bocca asciutta i fan che vogliono ballare. Per loro l'artista ha pensato, insieme ai produttori Riva e Populous, a sonorità club Anni 90, synth-wave Anni 80 e influenze House, unite all'immaginario sonoro dei videogame, tutto spinto al massimo e guidato dall'istinto. «Sono contenta di essermi sfogata su queste sonorità» ha spiegato Myss Keta, «È un EP che contiene tanta istintività ed è sempre un onore quando puoi buttare nel mondo qualcosa di te». Soprattutto in questo momento in cui la libertà è limitata, soprattutto quella di ballare e sfogarsi nei club, ha voluto regalarci un'evasione dalla realtà delle quattro mura verso universi in cui poter essere chi vogliamo. Insomma, se non siamo noi che andiamo al dancefloor, è il dancefloor che viene da noi – e Myss Keta è il nostro passepartout. 

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