Esce oggi il disco di Ron che omaggia Lucio Dalla, dal titolo «Lucio!». Ecco cosa ci ha raccontato sulle 12 canzoni, compreso il brano sanremese «Almeno pensami»

Un disco sincero e in punta di piedi, che nasce da un frammento ritrovato dagli eredi di Lucio Dalla e celebra la ricorrenza del suo 75esimo compleanno. Il frammento è «Almeno pensami», portata da Ron a Sanremo vincendo il Premio della Critica, e il disco è «Lucio!» in uscita oggi venerdì 2 marzo per Sony Music. L’album contiene 12 canzoni tra i più grandi successi di Dalla, tre delle quali scritte insieme a Ron, reinterpretate e registrate in presa diretta da Ron insieme a tre grandi musicisti.
Tra le tantissime canzoni di Lucio, come hai scelto questi brani?
Sono state scelte in maniera molto istintiva, mi sono chiesto quali fossero i brani di Lucio a cui ero più legato e immediatamente sono venuti fuori questi titoli. Mi piaceva l’idea di una scaletta che iniziasse con «Almeno pensami», che è l’ultima opera di Lucio, e come secondo brano avere «4 marzo 1943» che invece fu uno dei suoi primi. Per poi proseguire con «Tu non mi basti mai» che fa parte quasi del presente e «Piazza Grande» che ritorna nel passato, era bello secondo me far capire la lunghissima storia di Lucio e la sua crescita musicale e artistica.
Ci sono tre brani che all’epoca avevi scritto insieme a Lucio, ma ne hai scritti altri. Come mai hai deciso di non inserirli?
La mia intenzione non era di fare un disco a metà, tra canzoni scritte insieme e canzoni tutte di Lucio. Anche i concerti li immagino così, non canterò i miei successi come «Non abbiam bisogno di parole» o «Vorrei incontrarti fra cent’anni», ma andrò a prendere altri brani di Dalla. Ad esempio mi è preso quasi un colpo a disco ultimato quando mi sono accorto che non avevo inserito «Le rondini», che è una sua canzone che amo infinitamente.
Ci sono altri inediti di Dalla che potrebbero uscire in futuro?
Io ringrazio gli eredi perché senza di loro «Almeno pensami» non sarebbe venuta a galla, mi auguro che ci siano altre cose scritte da Lucio. Lui era uno un po’ distratto, che lasciava pezzi dappertutto, quindi magari qualche scritto impolverato potrebbe uscire fuori. Spero che sia così!
È un disco molto intimo ed essenziale, come mai?
Con un artista immenso come Dalla è molto facile strabordare e passare per quello che vuole farsi vedere, mettendo degli arrangiamenti particolari e via dicendo. Invece volevo essere il più trasparente possibile perché Dalla era così: i suoi testi e le sue musiche sono semplici nella loro genialità. Ho fatto un lavoro semplice con quattro musicisti, me compreso, in studio in presa diretta ho cantato e suonato la chitarra acustica. Ci siamo concentrati sull’emozione degli strumenti.
Questo disco è un modo anche per superare, in qualche modo, la perdita di Dalla?
Sicuramente mi ha aiutato a superare il lutto: ho perso un artista e un amico straordinario e ho voluto stare un po’ in disparte. Quanti sono usciti fuori dicendo di essere suoi amici… Io invece sono rimasto tranquillo e questo mi ha aiutato molto. Quando parli della scomparsa di Lucio ancora adesso vedi la tristezza negli occhi della gente. Dopo sei anni mi sembrava giusto e bello che un amico gli dedicasse del tempo e qualcosa di davvero sentito.
Quanto ha rivoluzionato la tua carriera Lucio?
Avere un riferimento come lui è stato unico, l’ho conosciuto a 16 anni perché dovevo cantare «Occhi di ragazza» al Festival e da lì lui ha iniziato a produrre le mie prime cose. Mi sono sempre fidato di lui, perché era una persona che non teneva niente per sé, amava quando qualcuno riusciva a farcela. Questo credo sia uno degli atti di amore più forti che possano esserci. Ecco perché amava molto prendere delle persone dalla strada e farle cantare. Per non parlare poi di Bersani, di Carboni, degli Stadio… Siamo tutti figli di Lucio!
Sarai a Milano e Roma a maggio per due spettacoli teatrali, come sarà il tuo tributo a Lucio dal vivo?
Lo spettacolo sarà di circa 20 canzoni, con diversi contributi video che stiamo scegliendo, e sto scrivendo anche quello che dirò perché non voglio improvvisare. Sarà uno spettacolo teatrale e quindi pensato, mi piace il teatro perché ti permette di raccontare e Lucio va raccontato.