Jovanotti, ecco l’album «Oh vita!»: «Ho cambiato tutto ma vi piacerò di più»

Arrivano tutti insieme un disco, un libro («Sbam!»), un tour (da febbraio 2018), un film sulla nascita del disco e persino un negozio («JovaPopShop»)

Jovanotti durante le registrazioni dell’album avvenute in una villa alle porte di Firenze  Credit: © Michele Lugaresi
30 Novembre 2017 alle 16:55

Lorenzo Cherubini ha 51 anni ma il nome d'arte Jovanotti, scelto da ragazzino, non lo imbarazza, anzi: «L'ho messo di nuovo in evidenza sulla copertina del disco e anche sulla chitarra. Mi piace, è l'insegna luminosa del mio circo». Ora il Circo Jovanotti riaccende tutte le lucine e si prevede grande afflusso di gente, perché arrivano tutti insieme un album («Oh, vita!»), un libro («Sbam!»), un tour (da febbraio 2018), un film sulla nascita del disco e persino un negozio («JovaPopShop», che apre a Milano il 30 novembre a mezzanotte, in contemporanea con l'uscita del disco).

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«Ma il cuore di tutte queste cose sono le mie nuove canzoni» spiega Jovanotti nella sua casa di Cortona: l'autunno è così caldo (o lui ha talmente il fisico) che se ne sta in maglietta, appoggiato all'edera che si arrampica sul muretto, nel tardo pomeriggio illuminato dalle fioche luci del giardino.

«Questo album è stata un'avventura e ora sono curioso di vedere come va: c'è un suono nuovo, inusuale per gli italiani. La novità sta nella nudità, le canzoni hanno un vestito che... non c'è, ci sono solo io». A «spogliare» Jovanotti è stato Rick Rubin, una leggenda tra i produttori musicali, colui che di fatto ha inventato il rap e ora si dedica all'... abbigliamento dei più grandi artisti del mondo (Red Hot Chili Peppers, Rihanna, Adele, Ed Sheeran, eccetera) e che è rimasto affascinato da un po' di musica che Lorenzo gli ha spedito in America per presentarsi. Rubin è arrivato in Italia e in una villa sulla colline attorno a Firenze sono nate le 14 canzoni di «Oh, vita!» (se posso dire la mia, un capolavoro: il disco che Jovanotti non aveva mai osato fare).

«Rubin mi ha dato il coraggio di non truccare la voce, io sono cresciuto coi computer che aggiustano i difetti. Niente di male, ma lui era interessato a tirar fuori la mia vera voce anche nei passaggi in cui non era perfetta. ?Siamo pieni di gente intonata? diceva. E io: ?Rick, ho il difetto della esse, mi prendono in giro per questo?. E lui: ?Non è un difetto, è la tua esse, facciamola sentire!?».


Così Jovanotti davanti a  Rubin è tornato Lorenzo («ero un po' in soggezione») e si è messo a cantare così bene che in una canzone ricorda Celentano («se devo pensare a un cantante italiano che mi piace, penso immediatamente a lui»). Però questa timidezza davanti al megaproduttore (che poi si è rivelato un gigante buono) è stata un vantaggio: «Troppa sicurezza e troppo consenso portano al rischio di ripetersi. Ho cominciato a sentire le mie canzoni ridotte all'osso diventare essenziali».
Ora non pensate che questo sia un triste disco acustico e povero (semmai un po' «bio», senza conservanti o estrogeni). È anzi un disco allegro, ricco, profondo e, come dice Lorenzo «il più italiano che abbia mai fatto». Che vuol dire? «Vuol dire che è melodico, romantico... Rick lo voleva ancora più italiano. Ho dovuto fargli conoscere io la nostra musica, ne aveva un'idea da americano medio. È impazzito per le canzoni napoletane, per Roberto Murolo».

Il disco è prodotto da Rick Rubin: tra i «suoi» artisti, Adele, Rihanna, Ed Sheeran  Credit: © Michele Lugaresi

Nel libro, ricco di pagine molto personali, c'è scritto che durante la lavorazione del disco facevi ascoltare le canzoni a tua moglie Francesca e a tua figlia Teresa. E anche agli amici. E anche a... a un sacco di gente, alla fine. Che c'entra tutta questa insicurezza con una popstar? «Ciò che muove chi fa il mio lavoro è un motore psicologico insondabile, un senso di inadeguatezza, una ricerca di essere amati. A volte ti senti di troppo e la creatività è sempre qualcosa che deve riempire un vuoto. Non farei questo lavoro se non avessi la smania di essere in contatto con gli altri». Dài, non mi viene in mente una persona più amata e apprezzata di te... «Avevo questa cosa anche a 12 anni, anche in famiglia, era come se mi fossi trovato aggiunto alla festa senza essere stato invitato, un imbucato... Questo ti fa venire voglia di dimostrare che ci sei...».

Ma non mi hai risposto: perché fai ascoltare in anteprima a tanta gente le tue nuove canzoni? «Perché il confronto è decisivo, le canzoni vanno esposte alle intemperie, le devi testare, come le moto, è sempre un po' doloroso ma va fatto, le canzoni devono essere sentite in giro, in macchina, in cucina...». Specialmente da Francesca e da tua figlia: «Teresa ha 19 anni e ama la musica pop, tipo Ed Sheeran, i cantautori italiani, i musical, i Beatles, ha proprio un buon gusto. La ?Fra? ha una sua magia: ha uno sguardo particolare sulle cose, sente quello che io non riesco a sentire».

Nel libro dici di identificarti con Don Chisciotte. Cos'è, una questione anagrafica, visto che siete entrambi cinquantenni? «Anche, mi sono sempre identificato con i miei coetanei (ride) e anch'io come il personaggio di Cervantes tendo a trasfigurare la realtà, a crearmi un mio mondo, a vedere pericoli dove non ci sono... ». Eppure, se c'è uno che pensa positivo sei tu. Il titolo di quella tua bellissima canzone è diventato un modo di dire universale... «È vero, io penso positivo, la speranza è un elemento fondamentale che mi cade dentro una canzone anche quando non ce la voglio mettere. La verità è che a me piacciono le canzoni tristi e scrivo canzoni allegre. Lo faccio con fierezza, mi piacerebbe un giorno dire: non ho mai scritto un pezzo triste».

Siccome stiamo chiacchierando da un sacco di tempo e per forza di cose qui posso scrivere solo l'essenziale, passo velocemente al finale. Questo: hai 51 anni, ma le tue canzoni piacciono a tutta la famiglia, dai nonni al nipote, passando per genitori, zii e tutto l'ambaradan familiare. Idem i tuoi concerti, dove vanno le famiglie al completo: «Essere transgenerazionale e dunque familiare è la cosa più bella di tutte. E la cosa che mi dà gusto è che un terzo degli spettatori del mio ultimo tour era gente che veniva a un mio concerto per la prima volta. Nuovi fan, ragazzi giovani, che mi scoprono dopo 30 anni che canto»  dice Lorenzo, ormai immerso nel buio della notte di Cortona. Vai a metterti un maglione, Jova, che ora fa veramente freddo.

SBAM!, leggere fa sempre bene

Sono 180 pagine piene di idee: un diario, parole di canzoni, interventi di grandi scrittori, una graphic novel. Si intitola «Sbam!» ed è un libro in grande formato di 180 pagine (18 euro, Mondadori). Qui sopra, a sinistra, vedete qualche pagina e Jovanotti spiega: «Gira l'idea che col digitale scompaiano gli oggetti come i dischi e i libri: io voglio che non scompaiano gli oggetti né l'idea della lettura».

E c'è lo shop

Dal 1° al 10 dicembre in piazza Gae Aulenti a Milano apre un negozio, di cui Mondadori Store è partner,  «che è un ritrovo, una sala da ballo clandestina e molto altro» spiega Jovanotti. L'inaugurazione è il 30 novembre a mezzanotte.

le date del tour

Il tour 2018 di Jovanotti debutta a Milano (la prima è il 12 febbraio al Forum di Assago, poi altri 9 concerti). Quindi Rimini (2 concerti), Firenze (8), Torino (4), Bologna (2), Roma (8), Acireale (2), Verona (6), Eboli (2), Ancona (2) e uno a Stoccarda, Vienna, Zurigo, Bruxelles. Chiusura il 30 giugno a Lugano. I biglietti si comprano sul sito ticketone.it.

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