Luciano Ligabue presenta l’album “7”, la raccolta “77 + 7” e il libro “È andata così”

Dal 4 dicembre il cantautore porta un bagaglio pieno di storie e musica. Ecco tutti i contenuti della conferenza stampa

Ligabue  Credit: © Ray Tarantino
1 Dicembre 2020 alle 14:57

Il 4 dicembre per chi ama Ligabue è già Natale. Escono infatti due lavori molto importanti per l'artista: un album di inediti (che si chiama "7"), una raccolta dei suoi singoli più gli inediti "77 + 7" mentre il 6 ottobre è già uscito un bel libro autobiografico chiamato "È andata così” (cita un suo brano scritto da lui per Loredana Bertè): quest'ultimo è un viaggio fotografico (con una forma particolare tra l'autobiografia e lo stile di scrittura del romanzo) pieno di curiosità e aneddoti dell'artista. Ha ancitipato due singoli: due mesi fa è uscito con "La ragazza dei tuoi sogni" mentre lo scorso 20 novembre ha pubblicato il singolo "Volente o nolente" che rinnova la collaborazione con Elisa, anche se nei fatti si tratta del loro primo brano cantato assieme. Vi spiegeremo poi perché. Ecco quindi a seguire tutte le dichiarazioni di Luciano durante la conferenza stampa. 


Le dichiarazioni di Ligabue

"Nella sua sfiga, questo è stato un anno molto particolare. Avevamo in mente di festeggiare i 30 di carriera nel 20202, poi non abbiamo potuto fare i concerti e esibirci sul palco... ciò che per me conta più di ogni altro cosa. In questi trent'anni ho pubblicato tantissimo, forse anche troppo... e dovendomi fermare ho sentito per la prima volta il desiderio di raccontare la mia storia in un libro e poi in una raccolta di singoli come questa. La coincidenza che i singoli sono 77 è stato un pretesto tra i tanti per ripubblicarli in una nuova masterizzazione”.

“Perché si chiama 7 e 77+7? Non è un mistero che questo è il mio numero preferito. Dopo l'uscita di "Buon compleanno Elvis mi arrivava della posta e guarda caso due numerologhe mi avevano scritto che il 7 era il mio numero. Il mio nome e il mio cognome sono composti da sette lettere, le mie iniziali guardate al contrario formano due sette, il mio primo concerto è stato nel 1987 e nel 1997 ho fatto il mio primo stadio. "Certe notti”, forse il mio brano più popolare è la traccia numero sette del disco... Negli anni ho sempre cercato di usare il sette come pretesto e anche per non inimicarmi le stelle”.

"La ragazza dei tuoi sogni" è una demo che ho portato avanti per un bel po' di tempo, non riuscivo a trovare una chiave che la contestualizzasse. "Mi ci pulisco il cuore" invece faceva parte di un brano già scritto di cui ho poi portato avanti solo il titolo, visto che già da solo è sufficientemente potente e sfacciato. In "Si dice che” raccolgo una sequenza di frasi fatte, quelle che si dicono tante per dire. Avevo una linea di basso dello scomparso Luciano Ghezzi che è stata utilizzata proprio per quel brano: ci ha convinto più di altre versioni di quella linea che avevamo, è un omaggio che fa sentire ancora viva la sua voce, tra l'altro in un pezzo pieno di energia e ironia.

"Un minuto fa" ha una storia molto lunga che ci riporta a "Buon compleanno Elvis" in cui citavo una certa Kay sulla quale era nato un altro brano che poi non è mai più uscito. La storia di Kay che poi è stata raccontato meglio in "Miss mondo", ma la musica di quel brano mai pubblicato è stata ripresa in questa occasione. "Essere umano" ha il suono più attualizato di tutti, c'è chiara la metafora del perdere le cose come immagine del perdere se stessi, che poi diventa per tutti anche un'occasione per ritrovarsi". 

"Volente o nolente” invece è di fatto il primo duetto con Elisa. Un brano registrato e scritto per lei... che poi è rimasto nel cassetto. L'ho ritrovata e ho ripreso la sua voce, mi piaceva perché esprime uno scambio di desideri di due persone, alcuni di questi ingenui e candidi. Trovavo che questo brano fosse parecchio adatto al periodo odierno. E sì, il lavoro su questo brano è antecedente a tutti i nostri altri duetti.

"Il libro è stato scritto a un ritmo molto elevato, più o meno realizzato un capitolo al giorno, mente lo staff recuperava fotografie, date. In tutti questi anni si erano accumulati tantissimi fatti e proprio nella prima quarantena ho sentito la necessità di trovare con quelle parole un salvagente emotivo che mi permettesse di attraversare tutti i momenti della mia carriera, quelli belli e quelli critici. È stato liberatorio far uscire tutte quelle emozioni”.

"Come sto? Sono in una fase di frustazione e di incazzatura. C'è della rabbia per aver saltato questa festa live credo meritata ma in me c'è aanche il pensiero che quando si farà di nuovo il live sarà un grande sfogo, un'enorme gioia. Ci sarà un tale senso di liberazione che potrebbe diventare insostenibile da reggere emotivamente anche per me”. (Il 19 giugno 2021 Luciano Ligabue tornerà live con “30 anni in un (nuovo) giorno”, l’evento in data unica, già “sold out” con 100.000 biglietti venduti in prevendita)

"L'intesità del lavoro artistico si paga. A volte hai la sensazione di perdere te stesso, di smarrire la tua identità. Ho avuto questo genere di pensieri così forte da farmi pensare di smettere di far musica ad un certo punto. Il motivo? Non ero preparato al successo che stava arrivando, così quando è arrivato mi sono accorto che le persone non parlavano più con me, ma con l'idea che avevano di me, per questo io non avevo poi più comunicazione con nessuno, creando come succede in molti che fanno il nostro lavoro, un profondo senso di solitudine. Poi una voce mi diceva che continuare sarebbe stato l'unico modo per tornare a salire sul palco e dopo vent'anni sono qui”

"Ho cominciato questo mestiere salendo per la prima volta su un piccolo palco di fronte a 100 persone: erano tutti amici miei o della band che suonava con me. C'era un mixer che non si poteva ritenere tale, le condizioni per suonare erano ridicole, ma quello che ho provato in quel momento mi ha portato a voler replicare quell'emozione in tutti gli anni a venire della mia carriera, facendo i dischi per poter fare concerti. Oggi faccio fatica a immaginare un futuro dove si canta in streaming senza il pubblico. La mia emozione deve rimbalzare e tornare indietro filtrata dalle emozioni delle persone. Altrimenti esibisrsi diventa il corrispettivo di quello che succede in sala prove. Non escludo che io possa farlo in futuro un concerto in streaming, ma spero davvero che non diventi l'unica alternativa per poter fare dei live.

“Fin da giovanissimo ho capito che non avrei voluto fare il lavoro che mi ero ritrovato a fare, ovvero il metalmeccanico. Usavo una macchina che doveva fare stampi ogni 22 secondi. Le sei di sera per me non arrivavano mai, mentre per il mio collega di fronte lì già da 20 anni non era un peso.. fischiettava. Così ho capito che non siamo tutti uguali e che ognuno ha un approccio diverso alle cose”.

"Finalmente ho fatto contento Claudio Maioli, il manager, perché da tempo voleva che facessi un album breve. Spero valga la pena perché c'è così tanta distrazione in questo momento che un album breve dà la possibilità di concentrarsi di più su ogni singolo brano. Io da ragazzino compravo i vinili al mercato per pagarli un pochettino di meno e li ascoltavo almeno 10 volte prima di decidere di accantonarli o meno. Oggi c'è la possibiità di ascoltare in un solo momento tutta la musica del mondo, è un sogno che si avvera ma si diventa poi ascoltatori molto distratti che a furia di spaziare, faccio poifatica a orientarmi”.


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