Malika Ayane: «Il nuovo album “Malifesto” è una raccolta di fotografie ed emozioni»

Dopo tre anni pubblica un nuovo album di inediti. Si tratta di dieci canzoni bellissime tra cui “Ti piaci così”, portata a Sanremo

Malika Ayane  Credit: © Cosimo Buccolieri
26 Marzo 2021 alle 13:00

Dopo tre anni, Malika Ayane pubblica un nuovo album di inediti: “Malifesto”. Si tratta di dieci canzoni bellissime tra cui “Ti piaci così”, portata a Sanremo, alle quali si aggiunge la cover “Insieme a te non ci sto più”.

Malika, partiamo dal titolo: “Malifesto”. Gioca sul tuo nome?
«L'album è una raccolta di fotografie, di emozioni, di frammenti di quello che si sente. Nel momento di scegliere il titolo abbiamo pensato all'importanza di manifestare quello che si prova e per farlo alla mia maniera, lo si mali-festa».

Ci hai fatto aspettare tre anni per questo tuo nuovo album. Come mai?
«Non mi piace fare le cose di fretta. Ci vuole tempo per soppesare tutto, perché una volta che un lavoro esce è come un figlio che va a vivere da solo, non mi piace staccarmi velocemente dalle cose che faccio. Tre anni fa è uscito “Domino” e quando arriva un album bisogna dargli il tempo di vivere il più a lungo possibile, quindi sono stata in tour, poi ho fatto “X-Factor” e infine è arrivata la maledetta pandemia, proprio quando mi stavo mettendo a fare ricerca per il nuovo album, a fine gennaio. Ma la clausura mi ha atterrita e annichilita. Essendo emotiva, lasciare aperto quel vaso avrebbe significato una sopraffazione della durezza del mondo, sarebbe entrato troppo dolore nelle canzoni. Così mi sono messa in pausa, inconsciamente. Durante l'estate, invece, ho ripreso il contatto con la natura e gli spazi, tanto che alla fine di ottobre, quando ci hanno chiusi nuovamente, ero pronta e reattiva: avevo fatto pace con gli aspetti nuovi del mio carattere che avevo conosciuto nel corso dell'anno scorso».

Tu e la tua musica siete cambiate in questi tre anni?
«Ho riscoperto l'essenzialità che avevo da giovane quando desideravo fortemente fare questo lavoro. Emotività è la parola chiave: mi sono ricordata che quando suonavo alle cene aziendali o nei bar, per catturare l'attenzione dei presenti serviva che riuscissi a penetrarli dal punto di vista emotivo, quindi è come se fossi andata a togliere tutto il resto tenendo al centro questa cosa, come quando facevo jazz. Ho riportato tutto alle origini e all'essenziale».

C'è anche la cover che hai portato a Sanremo, “Insieme a te non ci sto più”.
«L'ho scelta per compensare quello che non dava “Ti piaci così” (lacrimoso e malikoso). Ho pensato potesse essere coerente con il discoro di capire cosa si vuole fare di sé e quando, ma è anche cuna canzone molto emozionante e un omaggio a Paolo Conte che l'ha scritta e a Caterina Caselli che l'ha portata al successo. È stato un modo per farla conoscere anche ai più giovani».

Hai definito questo un album di cooperazione. Ci spieghi meglio?
«Ci sono brani come “Telefonami” o “Peccato originale” in cui siamo tanti a scrive il testo, ma ognuno si esprime con un linguaggio personale. In questo modo si facilita il passaggio dall'universale al singolare. Scoprire che siamo uguali fa sentire meno soli, abbatte la diversità e i pregiudizi».

Hai collaborato anche con Colapesce e Dimartino. Ti ha fatto effetto trovarli a Sanremo?
«Sono stata troppo contenta per loro, oltre ad avere già collaborato con entrambi, sono una fan di chi fa musica con gioia. Mi dava l'idea di essere al festival del cinema dove tutti collaboriamo a rappresentare la scena musicale di questo momento storico. È bellissimo essere tutti parte del puzzle».

In sette inediti su dieci, ci sono le parole di Pacifico
«Lo conosco da oltre 12 anni. Se non fosse per lui, non avrei mai cantato in italiano. Avevo delle cose da dire ma ero chiusa a riccio e lui si è preso del tempo per tirare fuori il mio modo di scrivere. Mi stimola a dire meglio le cose. Mi aiuta a resistere alle frustrazioni e alla rabbia. Per me ormai è come scrive da sola quando lo faccio con lui perché andiamo veloci e spediti, è un legame di anime importante. Durante la pandemia sentivo lui e la mia analista, rasenta la santità è molto prezioso per me. Una persona da preservare. Poi fa morire dal ridere. Dovremmo clonarlo».

La copertina è bellissima. Il tuo viso sfocato ha un significato particolare?
«Il fotografo Max Cardelli, nonostante arrivi sfatta o struccata, riesce sempre a trovare il modo di rendermi bella e tirare fuori la mia essenza. È un'immagine molto potente, intensa, in cui si riesce a leggere chi sono nonostante sia in movimento. Non ho un buon rapporto con le foto, non amo farmi fotografare e mi sento in imbarazzo a rivedermi, anche se sto imparando a farci un po' pace».

Fra tutte, qual è la canzone che ti racconta di più in questo momento?
«Sono tutte nate in modi e momenti diversi, come se fossi andata in apnea dentro la memoria. Raccontano tutte di me. Sono arrivata a un punto del mio lavoro in cui non posso cantare qualcosa che non mi corrisponde. È un percorso iniziato da quando ho cominciato a prendere la scrittura in mano, ora lo faccio con più serenità. Non ho più paura della nudità di queste emozioni, forse per questo vengono fuori canzoni più facili da comprendere».

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