Mina: il viaggio nel suo studio per il nuovo album «Maeba»

Abbiamo ricevuto un invito speciale a Lugano, in Svizzera, dove lei abita, vive e lavora. Siamo andati per ascoltare le 12 registrazioni inedite dell'artista

23 Marzo 2018 alle 11:26

«Domani abbiamo la possibilità di vedere lo studio dove lavora Mina, ti va di andare?» L'uscita del nuovo album «Maeba», nei negozi e in streaming dal 23 marzo si è trasformato in un invito speciale a Lugano, in Svizzera, dove lei abita, vive e lavora. La mia risposta a quella domanda è nelle righe di questo racconto.

Era il 1978 quando fece la sua ultima apparizione pubblica e da allora sono passati 40 anni. Ogni sua «emanazione», forse uno scatto, forse un video, un ologramma. Ogni cosa dove la sua immagine iconica (parola abusatissima e con lei più che appropriata) arriva a noi, ogni volta ci stupisce e emoziona.

Ci è riuscita anche attraverso la visione di lei ricostruita al computer e proiettata nel futuro per la campagna promozionale della Tim, dove le movenze, il suo sguardo, la linea del suo profilo appaiono sul palco di Sanremo. Quelle sembianze da androide le ritroviamo nella copertina di questo nuovo album, 12 inediti pubblicati in 3 versioni: cd, vinile nero (in 1500 pezzi) e in esclusiva Amazon in vinile (500 pezzi).



«Mina qui fa un lavoro costante di ricerca tra migliaia di canzoni che ogni anno riceve, oggi sta ascoltando lavori inviati due anni fa» racconta il figlio Massimiliano Pani che per la prima volta apre ai giornalisti il PDU Recording Studio, poco fuori dal centro di Lugano, a un'ora di auto da Milano. È un loft luminoso, pieno di cd, libri musicali, foto e dipinti dedicati a Mina. «Lei è il nostro capo, al massimo diamo consigli, ma cerchiamo semplicemente di dare vita a quello che lei ha in mente».

In questo album, Mina aveva in mente qualcosa di davvero ambizioso. «Si è trovata a scegliere canzoni inedite o desiderare cover molto diverse tra loro» continua Massimiliano Pani «per questo abbiamo dato vita a un album dove in ogni canzone presentasse un mondo diverso, tra testi difficilissimi da cantare, altri più classici, altri super tradizionali come "Last Christmas"». Mina canta tutto e può farlo quando e come crede: per questo nello stesso album un nuovo classico del Natale di George Michael e una cover di Elvis possono convivere serenamente. A legarle, c'è la sapienza dei musicisti jazz.

«Questo studio è pensato perché si possa registrare anche dalla stanza dei bottoni» ci racconta il figlio di Mina, molto a suo agio tra le strumentazioni che con atteggiamento "nerd" ci presenta con la luce negli occhi «Mina ha registrato brani qui, dove siamo noi, vicino ai musicisti presenti in presa diretta. Per lei suonano professionisti di varie generazioni, ci sono trentenni e "senatori". Mamma è ancora oggi una talent scout: grazie a lei, molti hanno avuto un grande futuro. Non è comune cambiare sempre squadra, lavorare meno come "clan" e sempre aperti a nuove possibilità».

«Maeba», che è il nome di una principessa polinesiana vittima di un amore proibito, è anche il nome della galassia lontana dalla quale Mina sarebbe arrivata sulla Terra. Proprio nell'idea di questo viaggio nell'Universo si costruisce «Maeba», un album di estrema «varietà».

Tra le firme c'è quella di Paolo Limiti in «Il mio amore disperato», portata a lei dopo la sua morte da Alberto Anelli. C'è un duetto con Paolo Conte, «La minestrina», brano che racconta l'amore "in età". Particolarissima è anche «Un soffio» scritta per lei da Boosta dei Subsonica. Solo come "ghost track" nel cd c'è la cover di «Another day of sun», brano di «La La Land» ricantato da Mina per lo spot Tim. «È curioso che un marchio che punta molto sui giovani, scelga Mina: il motivo è che viene considerata un'artista senza età. Con la sua voce, può parlare anche alle nuove generazioni».

Massimiliano Pani, dopo averci fatto ascoltare le canzoni dell'album ci accompagna nei meandri dello storico studio (inizialmente con sede a Milano) tra apparecchiature e microfoni realizzati dalla fine anni 60 fino a oggi. Alcuni di questi pezzi sono rarissimi e non sono pezzi da museo: molti vengono utilizzati ancora da Mina per registrare i suoi album e sono talmente rari che vengono ricercati da produttori e artisti di tutto il mondo per poter essere utilizzati.

«Mi scuso, avrò la faccia di chi guarda un museo!» dico allo staff del PDU Recording Studio, ma dentro questo luogo, anche se Mina non l'abbiamo vista anche se un po' ci abbiamo sperato, c'è tutta la sua energia. Durante l'ascolto si percepisce forte il suo desiderio di innovare, provocare, definire nuove strade. Come ha sempre fatto, con la sua immagine e la sua voce.

«Maeba» è un album tosto, destabilizzante e di grande qualità.

Seguici