Il cantante ci presenta in anteprima il nuovo album "Il mio gioco preferito - Parte seconda", che dal 29 maggio troverete in edicola con Sorrisi

Il 10 maggio del 2019 Nek pubblicava l’album “Il mio gioco preferito - Parte prima”, un disco che raccontava l’amore in tutte le sue sfumature. Nella “Parte seconda”, che dal 29 maggio sarà in edicola con Sorrisi, Filippo Neviani ha stravolto tutti i piani: nei dieci brani di questo nuovo capitolo, l’attualità è protagonista.
Si parla di una società scontrosa, degli ostacoli superati “costi quel che costi”, di luoghi dove la vita è più fragile ma non si smette mai di andare avanti. Anche “Perdonare”, il singolo che anticipa l’album, è parte di un discorso da sempre caro all’artista: l’invito è a mettersi una mano sulla coscienza in un mondo sempre più allo sbando.
Nek, la sua è sempre più “musica con un messaggio”.
«Ne sono felice perché è un istinto naturale. Nella mia musica non ci sono forzature “a tavolino”, soprattutto quando parlo di cose serie ma nemmeno nella leggerezza».
In “Perdonare” dice: «In mezzo alla tempesta noi siamo ancora qui, tenendoci più forte per non perderci».
«L’ho scritta più di sei mesi fa, parlando di due persone che si mettono alle spalle gli attriti inutili. Solo così superano grandi difficoltà, accettando il cambiamento».
È stato profetico...
«Chi scrive canzoni sa che passerà del tempo prima di farle ascoltare, così a volte ci si ritrova a parlare come se fossimo nel futuro».
Nel videoclip del brano ci sono i suoi fan e la sua famiglia.
«Quando ho chiesto una mano a chi mi ascolta sono arrivati più di mille video in poche ore. Anche mia moglie Patrizia e le bambine, Martina e Beatrice, si sono fatte coinvolgere come mai prima d’ora».
In che senso?
«La “quarantena” ci ha riavvicinati molto. Noi cantanti di lungo corso sembriamo intoccabili, ma la verità è che stiamo vivendo un momento senza prospettive, specie per chi lavora al nostro fianco nei concerti. È stato il loro modo per starmi vicino».
Con Martina e Beatrice ha registrato anche un brano contenuto nel disco.
«Sì, “E da qui”, un pezzo del 2010 che raccoglie un sacco di messaggi che oggi sento ancora più importanti. È bello sentire la loro voce in un mio brano ma è stato ancora più bello aver vissuto quel momento con loro davanti a un microfono».
La copertina doveva essere quella che vediamo oggi?
«No. Nella prima parte c’era un cubo di Rubik confuso, ancora tutto da fare. L’idea era quella di mostrarne uno finito, con tutti i pezzi al loro posto».
Come mai ha cambiato idea?
«Se prima il quadro delle nostre vite era confuso, ora per colpa del virus mancano proprio i colori, i pezzi per completarlo. Mi piace perché è un quadro imperfetto, un po’ come la vita di tutti noi. Faccio album da quasi 30 anni, ma non capitava da tanto di emozionarmi così vedendo una mia copertina».
C’è una persona che nomina in entrambi gli album: suo padre.
«Quando lavoro con i musicisti e gli autori non mancano mai gli aneddoti su papà Cesare, che mi ha accompagnato nei momenti decisivi della vita. Da qualche anno non c’è più e lo ricordo spesso nelle mie canzoni».
Sui social ho visto uno scatto recente con sua mamma Vittoria.
«Io e lei abbiamo pochissime foto insieme. Quella pubblicata su Instagram è un tesoro raro. Lei è molto timida».
Invece guardando le sue dirette su Instagram da casa, ho visto sullo sfondo tante fotografie.
«È una buona abitudine di mia moglie. Ogni tanto torna a casa con una cornice nuova. Quando le chiedo perché l’ha presa, mi risponde che sa già quale foto metterci e dove posizionarla».
Come vede il futuro dopo l’emergenza?
«Chi fa musica e arte in generale è abituato a ripartire da zero ogni giorno. La mia carriera ha seguito una rotta che è andata in alto nello spazio ma ha avuto anche discese turbolente. Finché non sarà possibile fare concerti, cercheremo ali nuove».
Tra musica e amore, lei che cos’ha scelto nella vita?
«Ho scelto l’amore per ogni cosa. Chi sposa solo la musica non sempre lo fa per amore, ma per le opportunità che può offrire. Fare canzoni per amore della musica, ecco, quello è il mio mestiere».