Raf e Umberto Tozzi: una nuova canzone insieme (e poi un disco e un tour)

31 anni dopo «Gente di mare» i due artisti hanno deciso di tornare in sala d’incisione insieme. Il risultato è l’avvolgente singolo «Come una danza», contagioso inno di speranza che rappresenta il primo passo di un nuovo sodalizio

Da sinistra, Raf (vero nome Raffaele Riefoli) e Umberto Tozzi. Il loro nuovo singolo si intitola «Come una danza» e anticipa un tour nei palazzetti di varie città  Credit: © Luisa Carcavale
26 Ottobre 2018 alle 14:59

Alle spalle hanno un solo brano cantato insieme, «Gente di mare», inciso 31 anni fa e diventato un successo internazionale. Il feeling fra Raffaele Riefoli, più conosciuto come Raf, e Umberto Tozzi, però, non si è mai interrotto e nei giorni scorsi i due artisti hanno deciso di tornare in sala d’incisione insieme. Il risultato è l’avvolgente singolo «Come una danza», contagioso inno di speranza che rappresenta il primo passo di un nuovo sodalizio che porterà Raf e Tozzi in tour da aprile.


Com’è nata l’idea di un nuovo duetto?
Umberto Tozzi: «Raf è stato tra gli ospiti presenti lo scorso ottobre all’Arena di Verona in occasione del mio concerto-evento “40 Anni Che Ti Amo”. Con tutto il rispetto per i tanti artisti che mi hanno onorato della loro presenza, e che ancora ringrazio, quando Raf è salito sul palco abbiamo sentito un responso del pubblico veramente bello, una sensazione che si capisce solo quando sei sul palco. Questo ci ha fatto venire voglia di fare qualcosa insieme. Mi ha detto che aveva un pezzo nuovo e io l’ho trovato fantastico. Quindi eccoci qui».
Raf: «Il pezzo era in embrione e nel momento in cui abbiamo deciso di fare questa cosa l’ho finito pensando che l’avrebbe cantato Umberto. Perché quando lui canta una canzone è incredibile: cambia tutti gli equilibri e le dà un’impronta molto personale. Senza Umberto non sarebbe la stessa cosa. Avevamo voglia di tornare a divertirci come in passato, perché abbiamo fatto dischi diversi e abbiamo stili differenti, ma tra noi c’è una stima reciproca e quando ci mettiamo a fare una cosa insieme a ognuno di noi piace come l’altro ci si inserisce».

La vostra è un’amicizia di vecchia data...
Raf: «Già, a metà degli Anni 80 lavoravamo con il produttore Giancarlo Bigazzi in quella che sostanzialmente era una scuderia di produzione. In questo ambito sono nate diverse canzoni che ci hanno visto coinvolti. Nel caso di “Si può dare di più” (che vinse il Festival di Sanremo del 1987 cantata da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi, ndr) avrei dovuto cantarla anch’io, ma venivo da un percorso diverso, allora cantavo in inglese e non me la sentii. Inizialmente a eseguirla doveva essere un supergruppo alla Band Aid, ma il progetto non andò in porto e si optò per affidarla al trio che vinse Sanremo. Da lì in poi io e Umberto siamo andati avanti a collaborare in grande amicizia, intesa e simpatia sia umanamente sia professionalmente. Una lunga storia... d’amore (ride)».
Tozzi: «Subito dopo cantammo insieme all’Eurofestival del 1987  “Gente di mare”, che arrivò terza e fu la prima canzone di Raf in italiano. Il progetto non proseguì perché avevamo due percorsi artistici diversi. Quell’occasione la prendemmo come un evento unico e ognuno di noi continuò poi per la propria strada. Però siamo stati vicini di casa per dieci anni, i nostri figli si conoscono, siamo stati ai rispettivi matrimoni...».

Siete due popstar eppure entrambi avete origini rock: Raf era con Ghigo Renzulli, futuro chitarrista dei Litfiba, nel gruppo punk-rock dei Cafè Caracas; Tozzi era il chitarrista de La Strana Società.
Raf: «Nessuno dei due pensava di fare il cantante. Volevamo solo suonare. Erano anni in cui non c’erano i talent, le nostre palestre erano le band e suonare nei club. Io emulavo i  miei idoli dell’epoca: facevo il bassista e cantavo solo perché gli altri del mio gruppo non volevano farlo».
Tozzi: «Per me è la stessa cosa. La nostra scuola era la strada. Ho vissuto dai 16 ai 24 anni facendo il chitarrista, da giovane ero anche bravo, e suonavo per un sacco di gruppi e artisti. Io nasco con la musica dei Beatles e da lì in poi ho sviluppato tutto il mio gusto. Non pensavo di cantare e non volevo cantare, la mia voce non mi piaceva. La mia massima aspirazione era formare un gruppo e farne parte. Poi mi hanno convinto a fare il protagonista ed è andata così, ma è stato traumatico vedersi catapultare su un palcoscenico».

Tra tante hit, qual è il vostro lavoro che avrebbe meritato più fortuna? 
Tozzi: «Ho avuto degli insuccessi, come tutti, ma un titolo che mi fece rimanere male fu “Il grido”. Quel disco avrebbe meritato un ascolto più ampio che purtroppo non ci fu, ma rimane uno dei miei album che preferisco».
Raf: «Per me è “La prova”, un album rock che sconfinava dagli ambiti del pop rock. La casa discografica disse di appoggiarmi, ma in realtà non lo fece e il disco non andò come doveva. Molti fan ancora oggi mi dicono che è il loro preferito».

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