Renato Zero, il nuovo album «Alt». L’intervista

«Sono felice di aver partecipato a colorare alcune copertine di Tv Sorrisi e Canzoni». Il cantautore racconta il suo ultimo lavoro

8 Aprile 2016 alle 14:52

«Mi arrendo! No, non è vero; dovrete sopportarmi ancora.» Così inizia la conferenza stampa di Renato Zero per la presentazione del nuovo album ALT (disponibile da venerdì 8 aprile) e dei due concerti attesissimi all'Arena di Verona, previsti per l'1 e il 2 giugno 2016. Il cantante si presenta alla stampa più in forma che mai, dichiarando apertamente di avere ancora molto da dire attraverso la sua musica. «Sono felice di tornare a Verona perché mi deve tre malleoli, quindi vado a recriminare il conto [ride]. Il Veneto è tra quelle regioni che hanno creduto di più in me, sono felice di tornare e penso che l'Arena sia il luogo migliore per far conoscere il disco al pubblico. La TV ormai sembra tornata in bianco e nero.»

Nell'intervista video, abbiamo chiesto al cantautore di raccontarci il suo rapporto con Sorrisi, di cui è stato protagonista in copertina per molti numeri («Sono felice di aver partecipato a colorare la vostra rivista», commenta), di dirci come si può continuare a trovare ispirazione per il proprio lavoro dopo una carriera così lunga e ricca di successi e di che ruolo è investita la donna nei cambiamenti della nostra epoca.

A chi è dedicato il disco?

«Vuole rivolgersi a quelli che non vogliono stare in panchina, assenti, rassegnati al tempo.» E aggiunge: «Non chiamatela più leggera questa musica, per cortesia. Salvatela dai pericoli di internet e da tutti questi atolli che stanno disperdendo le nostre forze. Fare un disco non è come ascoltarlo; chi lo fa, ci passa anche un'intera estate, rinunciando al mare per stare al pianoforte.» Amareggiato per la divulgazione illegale prematura in rete del disco, Zero ammonisce duramente parte dei suoi fan: «Questi sorcini che hanno messo su internet «ALT», non hanno capito bene il mio lungo percorso. Voglio rivolgere a loro una preghiera: non venite più ai miei concerti e non acquistate più i miei dischi.»

Nell'album compaiono i nomi dei collaboratori storici di Zero (come Alessandro Centofanti e Dino D'Autorio), che il cantante vuole ringraziare perché sono le persone che gli hanno permesso di fare la sua musica.

Le canzoni

Il cielo degli angeli
«Ho scritto questo brano a fronte di un'epidemia di interruzioni di rapporti. Questa condizione di dover essere in guerra ad oltranza la trovo molto penalizzante. Ho pensato quindi di scrivere un brano parlando di angeli, perché gli angeli tentano di ristabilire un contatto amichevole, in quanto lo richiedono i termini della nostra esistenza: ci possiamo portare dentro questo livore per tutta la vita?»

A chi gli domanda cos'è successo con Loredana Berté e come mai nell'album compaia la dedica a Mimì, ma non alla sorella, risponde: «Non apro i contenziosi: io ringrazio Mimì per l'affetto che provo per lei. Si sedeva al pianoforte e io cantavo: poi fui strappato alla frequentazione di Mimì da Loredana. Ma io voglio bene a tutti, non mi sento di rinnegare nessuno.»

Vi dissolverete mai
Quanto è peggiorata l'intolleranza delle persone?
«Una volta quelli che ti gridavano dietro gli insulti, c'avevano dai 40 anni in su. Adesso gli intolleranti che lanciano queste invettive, queste belle fioriture, sono sempre più giovani.»

Il futuro e il presente

«Noi cantiamo quello che viviamo, il tempo in cui viviamo. Gli altri dischi parlavano una lingua futura; questo disco invece parla di oggi, racconta il sentirsi al mondo in queste ore. Ha una metrica insolita.»

Su un'eventuale progetto in futuro con Maria De Filippi, non si esprime. «La mia testa adesso è a Verona. Tremo un pochino all'idea, come a Sanremo, perché ho perso l'abitudine di incontrare tanta gente insieme e di esibirmi su un palcoscenico.»

E sulla condizione della musica di oggi, rispetto ai gloriosi anni 70, commenta: «L'ultimo ad avere la parola è il pubblico, è il pubblico che stabilisce la quotazione, il valore, l'autorità di un'opera musicale. Se il pubblico è educato, perché è abituato ad avere a che fare con Jimi Hendrix, con i Led Zeppelin, i Rolling Stones, i Beatles, David Bowie, ovviamente le cose risultano diverse. Questo vale anche per i cantanti: la consapevolezza che un tempo ci fossero artisti come Lucio Dalla, Battisti, De André, costringeva di conseguenza tutti gli altri a produrre musica che fosse competitiva. Adesso lo standard si è abbassato. Non do la colpa agli artisti: i mezzi che avevamo noi erano diversi.

Possiamo quindi considerarlo il Bowie italiano? Renato risponde: «No, considerate lui il Renato Zero inglese [ride]. Ciao belli, se non si scherza un po', che fine facciamo?»


https://youtu.be/R8ZhC0ojYCI&nohtml5=False
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