Ron: «Caro Lucio, ti dedico un album fantastico»

Il cantante racconta a Sorrisi il profondo rapporto che li univa. E il nuovo cd che ha realizzato in suo onore e che esce il 2 marzo, il giorno successivo al sesto anniversario della morte di Dalla, che avrebbe compiuto 75 anni il 4 marzo

Lucio Dalla e Ron alle Isole Tremiti nel 1971. L’artista bolognese fu tra i primi a credere nelle qualità di Ron, che inizialmente usava il suo vero nome Rosalino  Credit: © Mondadori Portfolio
1 Marzo 2018 alle 14:46

Ron ha più di un motivo per essere soddisfatto. Con il brano inedito di Lucio Dalla «Almeno pensami», presentato al Festival di Sanremo, si è classificato quarto e si è aggiudicato il Premio della critica. Un bel modo per omaggiare il suo mentore e grande amico di una vita, ma anche il primo tassello di un progetto più ampio: dal 2 marzo (il giorno successivo al sesto anniversario della morte di Dalla, che avrebbe compiuto 75 anni il 4 marzo) la canzone sarà inserita nell’album «Lucio!», che farà rivivere la poetica dell’artista bolognese attraverso altri 11 brani di Dalla e Ron, molti dei quali riarrangiati e reinterpretati per l’occasione.

L’ha sorpresa l’accoglienza riservata alla canzone? Non era un brano facile.
«In effetti non è un pezzo scritto per Sanremo e si sente. Non ha delle aperture eclatanti, ma è una bellissima canzone di Lucio. È stato Claudio Baglioni a decidere che sarebbe stata buona per il Festival».

Lei era già al corrente dell’esistenza del brano?
«Per nulla. Lucio lo aveva scritto nel 2011 per l’album a cui stava lavorando. Era uno che continuava sempre a macinare cose, quando scriveva non buttava via niente, anzi, andava nel suo studiolo e registrava dei demo, anche con un’idea di arrangiamento. Gli eredi hanno pensato che sarebbe stato bello che Claudio Baglioni si “impossessasse” di questo brano e Claudio poi ha pensato a me. Questa cosa mi ha fatto molto piacere. Dopo averlo sentito ho capito che era un brano importante. L’originale era più ritmato, io gli ho dato una dimensione più intima».

Come ha scelto i pezzi dell’album?
«Sono andato così, a sensazione, di cuore, di pancia, di ricordi. Perché ho assistito spesso anche al momento della realizzazione di certe canzoni come “Cara” o “Quale allegria”. C’ero anch’io, suonavo, facevo gli arrangiamenti insieme con Lucio, partecipavo anche alla scrittura. Ho scelto le canzoni che mi hanno “mosso” di più. Purtroppo ne ho dimenticata una, mannaggia: “Rondini”. Me ne sono reso conto solo dopo aver ultimato il disco, ma riparerò in qualche altro modo».

Nel disco ci sono anche due suoi duetti con Lucio. L’ennesima diavoleria digitale?
«No, esistevano già. “Chissà se lo sai” e “Piazza Grande” erano inseriti in un mio album uscito nel 2000 intitolato “70/00”. Sono due versioni che la gente non conosce perché quel disco non ha avuto molta fortuna, meritavano una seconda opportunità».

Come avvenne il vostro primo incontro?
«Ebbe luogo negli uffici romani della Rca. Mi avevano notato a uno dei tanti concorsi canori a cui partecipavo e mi chiamarono a Roma perché “un cantautore”, che poi era Lucio, voleva darmi una sua canzone. L’impatto non fu facile».

Come mai?
«Io andai con mio papà perché ero minorenne, ma Dalla, che ai tempi non era neppure tanto conosciuto, non arrivava mai. Passarono due ore, mio padre voleva andarsene. Poi finalmente arrivò Lucio, tutto ingessato, in una sedia a rotelle. Aveva avuto un serio incidente d’auto, ma aveva voluto esserci lo stesso».

La storia racconta che la canzone che voleva offrirle fosse «Occhi di ragazza».
«Sì, ma purtroppo il pezzo non passò le selezioni per Sanremo e lui la diede a Morandi. Ricordo ancora la telefonata: “Gianni, ho scritto un pezzo proprio su misura per te!». Sapeva essere un bel bugiardo Lucio, quando voleva».

La sua carriera poteva partire col botto...
«È vero, ma non me la presi. Avevo 16 anni e mezzo, andai comunque a Sanremo e cominciai a fare il cantante di mestiere».

Il successo però faticò ad arrivare. A un certo punto si era dato al cinema.
«Capitò. Io però volevo cantare. Anche se per cinque anni non pubblicai dischi suonavo con tanti artisti, da Antonello Venditti a Lucio, naturalmente».

Fino a che «nacque» Ron.
«Fu ancora una volta merito di Lucio: “Ormai sei grande” mi disse. “Smetti di farti chiamare Rosalino e comincia a scriverti da solo le canzoni”».

Com’era Dalla nella vita di tutti i giorni?
«Irrequieto. Si annoiava facilmente e di tutto. Magari nel bel mezzo di una cena fra amici si allontanava un attimo e... non tornava più! A volte mi piace pensare che se ne sia andato allo stesso modo».

E sul lavoro?
«Lì era instancabile. Sfiniva noi musicisti con i suoi ritmi. Lavorava tanto di notte. Non era facile stargli dietro. Poi magari ti sentiva strimpellare una nota, si avvicinava e cominciava a lavorarci assieme a te per ore. “Piazza grande” è nata così. Io avevo composto questa melodia in un finto inglese».

Eravate sempre d’accordo?
«Lucio era più ritmico, veniva dal jazz. Io sono più legato alla tradizione dei “songwriter” (cantautori, ndr) americani. Quando si trovava il giusto equilibrio venivano fuori grandi canzoni».

C’è una sua canzone che Dalla aveva sottovalutato?
«“Vorrei incontrarti fra cent’anni”. A Lucio non piaceva. E invece vinse il Festival di Sanremo».

Avendo cominciato a 16 anni le è mancata una giovinezza, per così dire, «normale»?
«Forse la parte del far festa, la spensieratezza. Vivevo in mondo di adulti, di artisti e di professionisti della musica. Ma sono un uomo fortunato: ho vissuto una vita bellissima, piena d’incontri entusiasmanti».

12 canzoni

Questi i brani contenuti in «Lucio!»:
• Almeno pensami
• 4/3/1943
• Tu non mi basti mai
• Piazza Grande (in duetto con Lucio Dalla)
• Henna
• Attenti al lupo
• Quale allegria
• Chissà se lo sai» (in duetto con Lucio Dalla)
• Futura
• Canzone
• Cara
• Come è profondo il mare

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